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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

♠ Il curriculum delle cose rifiutate


Non ho mai rincorso nulla: accanto al curriculum delle cose fatte potrei metterne uno di quelle rifiutate, altrettanto determinanti


Mia Nonna dello Zen

Un po’ come i dilemmi del lavoratore: 1. Per quanto uno faccia, non farà mai abbastanza. 2. Quel che non si fa è sempre più importante di quel che si fa. In verità, chi sa fare, fa, se glielo fanno fare. Chi non sa fare, insegna, se lo fanno insegnare. E così di seguito: chi fa un film, chi fa teatro, chi fa musica, chi scrive un libro, chi scrive, si fa per dire,  un commento invertendo il nome di mio nipote il poeta, chi non sa che scrivere e parla al telefono, chi sta zitto, chi legge ed è fesso, chi fa l’asino, chi abbaia, chi rincorre gli aquiloni, chi se ne torna in Albania a piedi, passando da Trieste, chi a Trieste si ferma a bere un caffè, chi piscia nel canale a Cervia, chi non lo fa, chi ricorda com’era ragazzo a Cervia e si diceva che un giorno non sarebbe andato a Venezia, perché, questo si diceva, l’importante è non andarci a Venezia, e, anche, questo mi confidò una volta mio nipote il poeta, non voglio tornarci a Torino, non ci vado, Nonna, questo è determinante, che ci andrei a fare, l’esemplare unico sabaudo che vidi negli anni Settanta, adesso, Nonna che gli anni son passati, mi dici che pondus mesomorfo avrebbe? E il mio oggetto “a”, a rivederlo così consumato, gli verrebbe un colpo, non ci vado, questo è determinante, e nemmeno a Venezia, non mi piace quella città, mi opprime l’umidità. Questo è determinante.