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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Dai Samurai a Mazinga ░ Luciano Troisio

Armatura Samurai periodo Edo XVIII secolo
Samurai, robot e bamboline v
A Treviso, dall' 11 ottobre, alla Casa dei Carraresi: Mostra dedicata al Giappone. Sono andato in treno nella città tota amorosa, volevo essere presente alla conferenza-stampa del 10 riservata ai giornalisti. Poca gente, tono minore, voci fioche, comunicazione scadente; qui al solito è netta la contrastiva percezione: una grande cultura non troppo esemplificata, e rimpicciolita in deliziose stanzette provinciali, magari integrata da colta autocefala saggistica. Inoltre, contrariamente a quanto promesso da quei gran signori, non è seguita la visita guidata per cui mi ero mosso dalla mia preclarissima sede (che offre ogni giorno varie alte opportunità culturali molto seguite). Davanti all'ingresso un camioncino scaricava ghiaia (forse per lo striminzito giardino Zen, da storiella Zen), all'interno fervevano alacremente i lavori a poche ore dal vernissage. Niente male come inizio.
 Costume teatro Nō
           periodo Edo XIX sec.
Devo precisare che l'antica signorile Casa dei Carraresi è un sito davvero straordinario, ma troppo piccolo, insufficiente ad ospitare prestigiose esposizioni, come è stato rilevato molto spesso, nonostante gli allestimenti siano sempre ottimamente curati. Ci comunicano che questa sarà l'ultima della serie (di sei esposizioni) dedicata all'Oriente. Probabilmente non la migliore.
Gli organizzatori si ostinano a costiparvi splendidi oggetti delle grandi culture asiatiche: ben quattro lodevoli mostre a scansione biennale relative alla Cina. Oggetti di altissimo livello -chapeau- e quasi sempre autentici (nonostante sia noto che i Cinesi -e gli Asiatici in genere-  in perfetta buonafede non esagerano, come i suscettibili europei, la distinzione tra un reperto antico e una discreta copia recente). Ora Treviso ha da qualche anno perfino un'università. (Durante le varie vernici mi è sembrato di notare che l'Università Ca' Foscari, prestigioso Ateneo veneziano, primo in Italia per lo studio delle lingue orientali, abbia cercato di starsene alla larga, ma posso sbagliarmi).
Toyotomi Hideyoshi Bambola legno ... metà XIX secolo univ Studi Padova

Ne è poi seguita una quinta che mi sono rifiutato di visitare perché relativa al Tibet, allestita naturalmente col gentile benestare del comunismo reale di Pechino, [responsabile della rapina, del bombardamento e della sistematica distruzione di oltre 6.000 templi e monasteri spesso antichissimi, per non parlare, tenendo conto di valutazioni prudenti anche se a volte non verificabili, delle centinaia di migliaia di tibetani periti nelle stragi, dei circa 180.000 profughi sparsi per il mondo, dei milioni di cinesi Han trapiantati in Tibet, per cui attualmente i sei milioni di tibetani risultano essere una minoranza assediata nel loro paese da una odiata maggioranza cinese]. In sostanza ha significato (amore per la cultura ma anche) aver tenuto il sacco a chi ha ferocemente annientato dal 1950 in poi, il 90 per cento di tutti i beni culturali del Tibet. Logicamente la mostra fu ritmata da manifestazioni di protesta. Uno scarno comunicato trovato nella cartellina per la stampa, ne sottolinea ancora lo straordinario successo. (insomma: tutto è chiaro).
Ho atteso all'ingresso che finisse l'aperitivo: nessuno tra i giornalisti ha sollecitato la visita promessa suscitando infiniti equivoci. Poi uno degli organizzatori mi ha invitato con cortese freddezza a visitare la mostra da solo.

MAZINGER Z 
Giappone 1973 
plastica vinile

Fin dal titolo: “Dai Samurai a Mazinga” (come dire, in sottotitolo: dall'Oro alla latta) 
si può dedurre che la mostra dà molta importanza al periodo recente. Non è chiaro 
se gli oltre 500 reperti esposti comprendano anche i troppi giocattoli di plastica 
e robot della seconda metà del XX secolo, che senza dubbio garantiranno grande 
affluenza di pubblico giovanile e scolaresche delle primarie. 
Quando ero ospite dell'Università Imperiale, ho avuto l'opportunità di visitare più volte i principali musei di Tokyo (il Nazionale e specialmente quelli ricchissimi che espongono molte antiche sculture, dove risalta evidente la matrice culturale cinese) rimanendone affascinato. Conosco anche gli Orientali italiani, ricchi e trascurati (mi pare che il Chiossone di Genova qui non sia nominato; scrivo questa nota senza aver visionato il catalogo (che ai giornalisti non è stato nemmeno mostrato sotto vetro) probabilmente sarà molto preciso e particolareggiato).
Confesso di essere rimasto piuttosto deluso dall'esposizione, nonostante siano molti i reperti di prestigio (ci mancherebbe...), armature, maschere, grafica, eleganti oggettini vari, bambole antiche, tessuti, netsuke, sorpresine Kinder, ecc. Un poco di tutto. Nessuna novità per me, certamente di grande interesse per un acritico principiante.
Molto originale l'allestimento che miscela -e in un paio di sale quasi affastella- antico e moderno, illustre pornografia Shunga (vietata ai minori) e bamboline, silografie e miserello giardinetto Zen.

Hiroshige 

Beltà Femminile
Bambola legno metallo
metà XIXsec
Univ Studi Padova
Quando ho scoperto che alcune celebri opere grafiche non erano autentiche ma recenti ristampe, sono stato colto da malessere (forse un po' di ipoglicemia), ho capito che stavo perdendo il mio tempo e me ne sono andato dritto alla stazione senza più nemmeno cercare il catalogo nella deserta boutique.