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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

E' tutto così coop...│Mia Nonna dello Zen


L’ermeneutica e la proairesi delle due banconote
Questa roba del prodotto Coop mi ha messo all’improvviso sulla buona strada, nel senso che finalmente ho capito cosa intendesse  che facessi Mia Nonna dello Zen, quando, anche in età ormai di consorte accasato, ogni qual volta prendevo il treno alla volta delle grandi città del nord la mia ava mi dava due banconote, come se fosse rimasta al valore delle stesse non negli anni sessanta ma nei primi anni cinquanta. Adesso, ho compreso la grande saggezza della Monaca del Giardino dell’Arancia: era la somma giusta per un pacchetto di profilattici e, se restava qualche spicciolo, avrei dovuto pensare alle bubble gum tipo quelle di cui faceva la pubblicità Daniela Goggi, che, diavola d’una Nonna, all’epoca mi tirava il (-φ) , che in verità avevo abbastanza elastico, a caramella a gomma, più della più famosa sorella. Insomma, la pia donna , era questo il senso nell’ermeneutica della proairesi, mi dava in mano le due banconote e implicitamente con quell’atto così poco gaudioso e copioso mi esortava: “Figliolo, la vita è breve, se ti capita che il (-φ) venga tirato su al meridiano dov’è adesso che andrai, e l’oggetto d’amore vuole afferrarsi al tuo (-φ) più profondamente e più a lungo di quel che faccia un’acrobata con il trapezio, abbi cura di commutare  parte del denaro in profilassi dello strumento della tua pulsione uretralfallica, e, intanto che stia ben avvolto l’involucro e teso , mastica una caramella a gomma, anche se non sei bravo a fare i palloncini e a farli scoppiare!”. Poi, venne il tempo dell’Aids e per quanto io fossi un Mullis ante litteram , il problema così per me non si poneva, ma, all’oggetto d’amore, va'  a dirglielo, allora, è questo che rammento: la nonna era già andata via e quelle sue due banconote ora andavano di volta in volta a farsi tesoro infinito per chi custodiva la mia prigionia nel nome del fallo del gaudio e dell’imperativo antropologico della Riproduzione, affinché non avvenisse mai più che, per una semplice svista e senza l’uso del preservativo, la riproduzione del gaudio potesse ancora avvenire nella civiltà di quella Repubblica che all’articolo 22 della sua Costituzione prescrive che “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome”. Nonostante questo, avevo scoperto che il mio oggetto “a”, che era anch’esso abbastanza a gomma americana, aveva un debole, non per le chewing-gum ma, per la cioccolata Majani e anche le cuneesi al rhum lo tiravano su, connettendolo teso ed esteso a tutta l’elasticità muscolare del (-φ),   fino alla cuspide del meridiano.