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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Gigliola Carretti ░ Autografiche

Tutto è cominciato nello studio di Felice Casorati.Poi per anni sono stata più o meno cosciente di fare un lavoro
che non apparteneva al mio modo di essere. Un lavoro cioè che si riferiva a situazioni(e ideologie) che potevo anche condividere, ma che non sentivo sul piano delle emozioni.Ogni cosa era risolta come testo illustrativo, non vissuto come
esperienza interiore. A un certo punto ho preso una decisione che per un pittore non è tanto facile da prendere: ho smesso di dipingere.
Ho lavorato con i bambini (eravamo nel ’67), ho fatto dipingere i bambini. Un lavoro, questo, per me ancora oggi molto importante, un’esperienza straordinaria.
Attraverso i bambini piccoli ho scoperto come si trasforma un gesto in segno e come il gesto perduri nel segno tracciato e come ogni segno sia rivelatore dell’aspetto, anche il meno visibile, di ciascuno di noi. I mezzi che uso in questo atelier sono quelli della pittura, pennelli e colori, ma di altra pittura si tratta. Si stabilisce infatti una sorta di codice linguistico che si modifica nel tempo parallelamente allo sviluppo psicofisico dell’individuo. Io sono ripartita da lì.
I primi disegni erano registrazioni del movimento del braccio e della pressione del polso. Poi su lunghi fogli, con il carboncino, tracciavo dei percorsi che erano la registrazione di movimenti legati al corpo. Il ritmo del percorso era determinato dagli spostamenti del corpo che andavano sempre da sinistra a destra. Con il passo, infatti, scandivo un tempo e, sul foglio, sincronicamente, si stabiliva un percorso diagrammato, fatto di scansioni e intervalli. In seguito il lavoro è diventato meno “fisico” e sempre più mentale e la pittura del corpo si è trasformata in scrittura visuale.

Nelle “Pagine”, su righe orizzontali, da sinistra a destra e dall’alto verso il basso, i segni si distribuiscono secondo regole derivate da serie numeriche progressive. Le serie numeriche stabiliscono i percorsi ritmati, sostituiscono i “passi” dei lavori precedenti e sviluppano delle strutture modulari sulle quali i segni si raggruppano o si ritirano dando luogo a centri di diversa intensità.
Il lavoro non è legato quindi a vaghe forme di ordine decorativo, ma una determinata crescita organica, molto simile, per certi aspetti, a quella di una foglia che obbedisce a regole numeriche che variano da foglia in foglia.
E’ una scrittura non fatta di parole, ma di ritmo visivo, di vuoti, di centri più intensi, di zone più rarefatte.
Come per la musica le serie numeriche si sviluppano nel tempo e questo tempo, per me, non è fissato in uno spazio predeterminato, ma in uno spazio che si posiziona durante la stessa esecuzione.
Le ultime “Pagine” sono scritte con l’inchiostro oro.
La mutevolezza del pigmento fa sì che il lavoro si modifichi con il variare dell’illuminazione da cui dipende e cambi man mano che ci si sposta di fronte a esso.
Non esiste un punto di vista determinato, ma tanti punti di vista, tanti quante sono le varianti di rifrazione.
Queste “Pagine” possono rappresentare la memoria addizionale di una serie di visioni successive.
GIGLIOLA CARRETTI
20/3/1978
Dal catalogo della mostra: gigliola carretti, fabjbasagliagalleria, bologna via farini, dal 22 aprile 1978