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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Ski-Kleid, 3: la fermatura della cinghia dell'anima


Dopo
ecco:

La fermatura della cinghia dell’anima

Se traslando dal tedesco al sanscrito, in questa ellissi evocativa, si possa fare del D., il Bor., il podice D.***, la cinghia dell’anima se non la cintura-corpo, non si può escludere che questa virtù semantica divenga realtà, cioè traslato usuale.
Se al genere della fermatura, in cui Barthes mette ganci, fibbie, borchie, cerniere, stringhe, lacci, nodi e perle, abbiniamo questa virtù semantica della cintura del corpo, che è anche cinghia dell’anima, per come, tra peso, morbidezza, rilievo e trasparenza, essendo la tuta da sci nel grado nullo della visibilità totale, si fa capolavoro di assolutezza anonima, questo capolavoro di puntualità, la fermatura, appunto, il genere 23 di Barthes , che ha lo stesso numero del pettorale di M.D. appena tolto prima di raccogliersi in questo stare seduta, ha ancora la variante di movimento, un tratto di agonismo da cui lei monta, cade, affonda, quello stesso schema verbale che è virtù del paradigma di “sad”, che, come vedremo, è il “sedersi” e l’”assediare” ma è anche il “cadere” e l’”affondare”.
La patagonistica è così, allora, che si ferma? E’ quel tratto sanguigno che, fattosi altrove o segreto esponenziale in questo sedersi dopo l’agone, rende inesorabile l’oggetto irrompendo nella libido del poeta?
C’è dunque questa “fermatura” nel quadro-finestra del poeta, questa “cintura del corpo”, che, essendo “cinghia dell’anima”, si fa traslato usuale, ovvero capolavoro di assolutezza anonima, della fermatura?
Mekhalā-Mukula-M.*** ?


Mekhalā-Mukula-M.*** ?