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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

• Il canone finanziario delle corna di Filippa




«Avevo più corna io di un alce svedese»

Filippa Lagerback


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Mia Nonna dello Zen:

1. L’ideale della bellezza romantica e il canone finanziario di Thorstein Veblen

Filippa sembra non essersi resa conto che il fatto che avesse più corna di un alce svedese fosse imputabile all’ideale della bellezza femminile che comprende – secondo Thorstein Veblen[Cato, Wisconsin, 30 luglio 1857-3 agosto 1929] – “le caratteristiche che si suppone derivino oppure s’accompagnino con una vita di agiatezza imposta continuamente”[i].
Il risultante ideale cavalleresco o romantico della bellezza tiene conto principalmente del viso e indugia sulla sua delicatezza e sulla delicatezza delle mani e dei piedi, sulla figura snella e specialmente sulla vita sottile.
Il medesimo ideale – aggiunge Veblen[ii] – “vige tuttora in mezzo a una parte notevole della popolazione delle comunità industriali moderne”[iii].
Insomma, è presto detto:
“la classe agiata superiore ha accumulato tanta ricchezza da porre le sue donne al di sopra di ogni attribuzione di lavoro volgarmente produttivo”[iv] e, aggiungo io, volgarmente super retribuito.
Per questo, Filippa viene tradita: come il partner s’avvede che non è più nell’ideale, non è più sotto tutela perpetua e non è più scrupolosamente esente da ogni lavoro utile, o, in epoca postmoderna, non ha più una retribuzione da precaria, lui va a cercare una bellezza romantica, , un tipo delicato e diafano, pericolosamente gracile, con mani e piedi piccoli, la vita sottile, senza alcuna super retribuzione, tutt’al più qualche percezione da prestazione momentanea e a tempo determinato, se non ridotto.
Thorstein Veblen, La teoria della classe agiata,
ed.it.Einaudi 1971

2.Troppa Flepa…mi rifaccio con Catarina…

Tutti sanno che il furb.ven.friul. filipa si connette all’arcev. Filippa, prima sillaba nominis vulgaris adhibita, al gerg.piem. filiberta ‘id.’ < filippa + berta , tarom filibustela ‘id.’, arcev. Francesca ‘id.’ <fresca.
Il linguista Bruno Migliorini nel suo Dal nome proprio al nome comune, Olschki editore 1927, nel nome di tipo B, quello da evocazione, per le parti del corpo muliebra enumerava: bernarda, berta , catarina, giorgia, giovannina, peppinella, marfisa, filippa, lippa, filiberta, simona, etc.
A fronte di questa frontalità di significante e di significato del nome proprio che si fa nome comune, il partner, vedendo tutta questa espressiva ed espressa, come dicono gli emiliani, flepa, stanco, oppresso ed impotente, si rivolge a Catarina, o a Bernarda, Francesca, o a Berta, a Giorgia, a Giovanna, a Filiberta, a Marfisa, financo a Giordana!
Bruno Migliorini, Dal nome proprio al nome comune,
ed.anastatica del 1968



[i] Thorstein Veblen, I canoni finanziari del gusto, in: Idem, La teoria della classe agiata[©1899], trad.it. Einaudi Torino 1971: pag.114.
[ii] Che di alci svedesi qualcosa ne sapeva anche lui, visto che i nonni paterno e materno erano in origine piccoli proprietari terrieri in Norvegia.
[iii] Th.Veblen, op.cit.:pag.115.
[iv] Ivi.