Carey Mulligan & Ryan Gosling
Quella strettezza indicibile di Carey in Car
Il film, come ebbe a
dire Adorno, trabocca della menzogna della stereotipia, e questa è l’essenza
dell’arte popolare: le fiabe hanno il principe salvatore e il diavolo, come il
film l’eroe e il cattivo, e anche la crudeltà barbarica per cui il mondo è diviso
in buoni e cattivi, è un elemento che il film ha in comune con le fiabe più
belle, in cui la matrigna danza fino alla morte nelle roventi scarpette di
ferro. In più, quelli che fanno i film
non sono per nulla degli intriganti, ma lo spirito oggettivo della
manipolazione si impone attraverso la forza intrinseca dell’apparato
industriale, senza che ci sia bisogno di una censura vera e propria. Detto questo, e aggiunto che l’immediatezza
con cui il cinema realizza integralmente la trasformazione dei soggetti in
funzioni sociali, al punto che le vittime, immemori di ogni conflitto – questo scrive
Theodor W. Adorno nei “Minima moralia” – godono la propria disumanizzazione
come umanità, come felicità e calore. Il contesto totale dell’industria
culturale, che non lascia nulla al di fuori di sé, fa tutt’uno con l’accecamento
sociale totale. Carey Mulligan, tu la vedi negli ultimi fotogrammi, o nella seconda parte, del
film “Drive”, in cui è Irene, ed è nel paradigma della sua Herkunft, fa la
corsa o va in carrozza, con l’eroe nel film e con il poeta, che fa il
visionatore del film , anzi non la vede proprio in carrozza, l’abbiamo detto,
ha visto la parte finale del film, ma poi passa
al meridiano del poeta, dentro il suo oggetto a, e vede quella stessa
strettezza indicibile che il monaco Severino, in Sade, ascrive a Justine, lo so
è uno stereotipo anche questo, ma la tipologia costituzionale di Carey Mulligan
o di Irene ha questo di intrigante o, se vogliamo, di Heimlich, che, per quanto
il soggetto sia un dolicotipo di 5 piedi e 7 pollici e quindi una longilinea
paramesomorfa, ma non lo è, non ha l’indice costituzionale pari o superiore a
50, non solo in “Drive”, è dentro lo
schema verbale di “to drive”, e quindi di “portare”, “spingere” e, va da sé,
anche “conficcare”, insomma lei fa “funzionare”, “aziona” lo stereotipo di
quella strettezza indicibile che il monaco Severino ascrive a Justine, anche
perché , dentro “to drive”, c’è “incalzare”, “stare addosso”, “piantare”.
Quando si va in giro, non solo in “Drive”,
si sta seduti come in “la Misteriosa”, che è la 33^ maniera del Foutre du Clergé
de France(1790), in cui l’eroe sta seduto, sta guidando, e Irene alza le gonne
e si siede a sua volta, volgendogli le spalle, perché vorrà guardare la strada
panoramica, drive, o il viale d’accesso, e questo è così simile a quando,
tornando da teatro o da una passeggiata, o dal ballo, in carrozza, quante
giovanette, anche non maritate, sono state fottute in questo modo, anche in
presenza della cara mamma o della cattiva di turno…Nella Herkunft del
nome, con cui l’attrice Carey fa
carriera, “career”, c’è tutta questa “cura”, care, con cui lei accarezza l’oggetto
a sia all’eroe che al visionatore, e c’è anche la “protezione” la “responsabilità”
con cui il driver la ama tanto che per fare attenzione, dentro, dentro la 33^
in giro per il mondo, e proteggerla, preoccuparsene, con lo schema verbale di “to
care” la desidera, la vuole, le vuole bene, ne ha piacere, e. miracolo dell’industria
culturale, aveva visto giusto Adorno già nel 1946, il “care about”, nonostante
ci sia un milione di dollari, non è che il “care about” di “voler bene a”
Irene, che, nella prima parte del film che non ho visto, sarà stata in giro in
carrozza con il driver, dentro lo stereotipo della 33^ che fissa il fotogramma
finale e infinito del visionatore con il suo oggetto a che fa drive o va in “car” con “Irene” che, visto come passa al meridiano del poeta,
spensieratamente, airily, è in “air” o
nello schema verbale di “to air”, arieggia, trasmette, mette in onda , per il
visionatore, la sua “strettezza indicibile” come se fosse quella di Justine, un bel ponte aereo, air
lift, non c’è che dire. Anche perché "drive", vai a vedere, è la "pulsione" di Carey, la sua unità, il suo impulso, la sua energia.