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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

La fille de mon peuple,1



                       ©Elaborazione grafica da disegni di Gibrat & Dubigeon

tutto ciò che le mani toccano
con un’audacia senza la brina e il baccano
del glossario tra peli e cielo
dove ora per una volta sola al mondo
tutto ciò che aveva di pesca
un po’ soffice e di panna di Normandia
accanto agli occhi con le onde dell’acqua
un po’ all’estremità non solo sulla linea
di questo galleggiamento così basso e morbido
dove il pesco considerato come
una pêche à quinze sous quantunque la giovane
il cui plus grand bonheur est d’avoir
un élastique à la culotte
o questo genere numero 10 nel corpus barthesiano
della moda che va incontro l’uno all’altro
senza che la qualità del legno ponga
il problema delle “primitive”
in cui è possibile scomporre l’unità usuale
in elementi più piccoli e questo significante
minimo che è la Gigue ricopra due unità
di senso come la primitiva temporale
in cui è giusto  che possa esserci un vestito
per questo momento e che spingendo più in là
questa frontiera merovingia tra l’orlo
delle labbra e quello della gota
questa felice ispezione le permetta di indicarci
che le calze nell’edizione italiana abbiano
all’indice dei termini di moda il numero 11
della cappa che, pertanto, avrà il numero 12
del cappello che avrà a sua volta il numero 13
del cappuccio che avendo il numero 14
della cintura questa farà clip al 15
numero che essendo quello della pêche à quinze sous
ci farà afferrare la Gigolette dalla cintura-corsetto
per ispezionare con bonheur la sua frontiera
merovingia[1]





[1] Al prossimo passaggio non profferirà calze il genere numero 10 di Barthes ma si metterà una cintura che, essendo 14, è sotto il 15 e, sapendo che al 30, c’è la gonna con due clip(=15)[cfr. l’inventario dei generi, il capitolo ottavo, di Roland Barthes,Sistema della Moda[1967],trad.it. Einaudi, Torino 1970], la potrà sempre far scivolare giù o sollevare cosicché potrà finalmente cambiare posizione, fare la “misteriosa”, la 33 nei 40 modi di fottere du Clergé de France, senza che se ne percepisca peso,morbidezza, rilievo ma solo flessione e fissatura, ma in verità(come il lettore attento scoprirà alla nota 6   di cui alla 15)non vorrebbe che essere oggetto e soggetto della dolce impalata, la 11, in cui in ginocchio a cosce aperte, abbassato il genere 42 che ha le varianti XVIII, XIX e XX della chiusura, della fissatura e della flessione dei jeans, con le anche del poeta sotto, in modo che sta seduta sul culo, nello spazio tra le gambe del visionatore, si infila il cazzo da sola, vi danza sopra, si agita, ruota senza uscire dal perno, affonda e riaffonda in cadenza, come faceva Bridget T. alla Henley Regatta sino alla voluttà vertiginosa dei 46 colpi al minuto, e a chiudere la vogata facendo la palata del Mullar, nell’orto posteriore delle pesche.

da:
 
La fille de mon peuple
pêche à quinze sous
e le mutande de Lol V.Stein



                            
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