Insomma, il “tertium”, nello sport in cui c’è il “vs”, è come nella logica formale, in cui ogni affermazione può essere vera o falsa, non esiste una terza soluzione(“tertium non datur”).
Ma poi venne il ns blogger, e come quel tal Wokurka, di cui narra il citato Watzlawick di “Bene in peggio”, in una situazione in cui vi sono due soluzioni possibili – entrambe della categoria delle ipersoluzioni – ebbene questo tizio ne trova una terza: insomma, c’è da scegliere tra Schiavone, che,ormai, s’è fatta ricca, e la Nazione Intera Fremente per ogni Palla Vincente, la bandiera, l’onore al merito e a chi vince, fosse pure Schiavone(tanto domani sarà Cavalier Schiavone),si scomoda il Presidente, altroché quando lo interpelli per misteri sepolti, eccetera, eccetera, e lui sceglie le zecche e la malattia; c’è da inseguire la gloria e il podio tricolore, e lui rifiuta l’una e l’altro…
Dio,mi son detto, e io allora che non ho visto mai giocare la Schiavone, che vergogna!, ma ho visto, proprio ieri, il famoso video di semiologia sessuale…
Tra il corpo della Stosur e quello normolineo mesomorfo della Schiavone, che colpiscono la palla da meridiani diversi, sarei stato capacissimo di trovare un “tertium” anche nell’alternativa tra continuare a mangiare pane e nutella e riguardare il video della semiologia sessuale(che da solo vale una laurea h.c. in scienze delle comunicazioni,ma che dico?, in semiotica ,forza ex-Dams, vogliamo una Dottoressa Schiavone!), nel senso che, come Lao-Tzu, che non parla di “tertium” ma di “senso eterno”, come quel Wokurka,al manifesto della finale Schiavone vs Stosur, avrei incollato un foglietto con su scritto: Sharapova vs Dementieva,perché il “tertium”, che era stato escluso, e che nel tennis in ogni caso non c’è mai, esiste invece realmente.
A proposito, quando la Schiavone tracciò per noi, in modo così immediato e sintetico, la semiologia del suo desiderio sessuale, l’universo degli opposti, quello manicheo, si trovò in gravi ambasce perché Francesca Schiavone fu allora dello stampo di Wokurka, c’era un cartello: “giocare per vincere e anche se si perde giocare fino alla fine rinserrando il manico della racchetta e rispondendo colpo su colpo”, ma la sola idea di dover ubbidire a quel meschino cartello la fece insorgere, ancora una volta la situazione sembrava offrirle una sola possibilità di scelta fra due alternative che le parevano entrambe inaccettabili, e allora le venne quell’idea completamente diversa:”Sei pronto per il set finale? E’ al tuo drop che voglio rispondere!”. Era la terza soluzione. Il “tertium(non datur)”che,allora, l’ho visto, c’è il video sul web, esiste realmente!