IL MOMENTO AMPIO DI SUSANNA KALLUR
di V.S.Gaudio
Susanna Kallur è una normolinea mesomorfa: il suo indice
costituzionale è attorno a 54 (se 92 cm di hips è: 92 x 100: 170=54.11; se 91 cm
è : 91×100:170=53.52); morfologicamente appartiene alla razza orientale di
Deniker, che, una volta, era diffusa nella Russia Bianca, nelle regioni
Baltiche, con qualcosa di meticciato con la razza nordico-occidentale che è
sotto-dolicocefala e con i capelli castani.
Una Deniker, dunque, nordico-occidentale con un indice del pondus “alto”: se
con hips 92 è 17; se 91 è 18: il valore è decrescente, si innalza da 20 a 12).
L’indice costituzionale del tipo normolineo mesomorfo va da 53 a 56, se fosse
stata un po’ più alta, sarebbe stata compresa tra le longilinee mesomorfe, per
le quali l’indice costituzionale varia da 50 a 53.
Per la corsa ad ostacoli veloce, la Mobilità come la Forza Muscolare deve
essere abbastanza “alta”, a differenza della Massa e della Resistenza Muscolare
che sono “medie”.
Il corpo totale, voi lo sapete, è fuori del linguaggio, alla scrittura arrivano
solo pezzetti di corpi : della Kallur, per farla vedere, il suo corpo lo
dobbiamo guardare, ad esempio, quando è seduta sulla pista, dopo la famosa
caduta a Pechino, ed è allora che troviamo che il corpo patagonistico di
Susanna Kallur è come un ologramma dolce alla vista e al tatto, privo di
resistenza e quindi pronto ad essere striato in tutti i sensi dal desiderio, da
questo eccesso(sferico) delle sue gambe, il patagonismo della pelle, questa
consistenza in sé, un turgore così a lungo tenuto in sé o teso nello sforzo
atletico, fa irruzione e si moltiplica con gioia, si fa cogliere direttamente e
colma la sua astrazione massima e la sua pura oggettività con tutta la carne di
cui è fatta.
Nell’ ologramma immobilizzato troviamo la capacità di accelerare dall’ immobilità
completa al massimo della velocità e di mantenere quella velocità per il tempo
richiesto, che è qualità ineludibile di chi corre sapendo che, a quel punto, dovrà
sollevare il corpo come se sorvolasse sul parallelo, fin tanto che si arrivi al
passaggio al meridiano finale.
Se nell’ etimologia tedesca, il nome Kallur contiene l’”ur” di “uro”, che è,
insieme, l’uro, l’antenato del bisonte, e il termine per indicare “coda”; e
“kahl”, che è “nudo”, “sfrondato”, non ci sono dubbi su ciò che questo corpo
atletico è destinato a immobilizzare e a scrivere per il poeta .Nel sanscrito,
“kala” è il “momento fissato”, l’”occasione”, il “blu scuro”(il blu che è nella
“divisa” delle atlete svedesi?); “uru” è l’aggettivo “ampio”, “spazioso”,
“eccessivo”, o l’avverbio corrispondente o “lontano”, tanto che è questa atleta
l’atleta del “momento ampio”, dell’”eccessivo momento”, il “lontano blu scuro”,
la carne destinata a farsi tocco patagonistico in un momento eccessivo, che
inscena Rudiobos, accarezzata dal dio del Vento del Nord, lei fa il Piccolo
Cavallo e lui Borea sorvola con lei e in lei i paralleli del mondo [se si pensa
che “khala” è “terra” come “uru”, che ha un’accezione come sostantivo femminile
di “terra”, si può capire come l’atleta che sorvola i paralleli possa essere
consacrata al fantasma del visionatore quando è per terra, tanto che
“khalu”,”infatti”,”ora” indica “invero” l’atleta nell’immagine che assolutizza
e rende ampio il suo corpo patagonistico].
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A Beijing: prima o dopo la caduta? |
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Dopo la caduta a Beijing 2008 |