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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

S’ha da fare allora un gioco pastoso?



"Se ci sono froci in squadra, problemi loro" 
Antonio Cassano
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 Mia Nonna dello Zen:
Ma che “strologare” è questo?
Il “sollazzare dei preti” è l’ “arte de’ poeti”!
Però, è da dire, usando il termine “froci”, anziché, il termine più legato al suo territorio di provenienza, “ricchioni” o “recchioni”, l’enunciatore fa sì che denominando “froci” “chi beve alla tedesca” o, per sua natura “va contro natura” o “va in Calabria” anziché in Puglia, essendo i “froci” a far gioco di squadra tra Polonia e Ucraina, ed essendo  voce romanesca “i froci”, in origine, era l’appellativo dato ai soldati papali svizzero-tedeschi, dal naso spesso rosso in quanto forti bevitori nonché inclini all’omosessualità, avrà voluto intendere, il gioiellino della Bari Vecchia dove i froci romani sono semplicemente “recchiô”, che con ‘sti froci in squadra che bevono alla tedesca, giocando in Polonia , si dovrà “tentare nella pazienza” o "usare al modo italiano”, se non praticare il “gioco dei frati", o quello “del bue”, se non, che Dio ci protegga, il “gioco del diavolo”?
P.S. Mi fa pensare il Cassano che c’è chi dice anche “froscio” e c’è chi dice “finocchio”. A Firenze, e meno male che lui non ha giocato nella squadra di quella città, scriveva Tavolato su “Lacerba”(1913), prevale la variante “C’è le paste”. Per cui un pittore fiorentino schiaffeggiò un critico che aveva riscontrato nei suoi quadri “eccessiva pastosità”…
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Aldo Busi:
A Helsinki le strade sono invase da uomini e donne barcollanti che mi guardano in cagnesco per la dirittura della mia camminata. Uno mi grugnisce dietro qualcosa di ostile, sarà “frocio!” Qui gli omosessuali vengono attaccati costantemente.
[Aldo Busi, Sodomie in Corpo 11, Mondadori 1992:pag.187]