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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

■ Il mondo non è banale? ■ Aniston al Vaticano ■


Jennifer Aniston in visita al Vaticano (con gonna corta)

1.
La didascalia banal-gossettara 
e il gioco dei bigliettini a domanda e risposta


La ricerca del tema fantastico, scriveva Gianni Rodari, può avvenire per mezzo di giochi  praticati anche dai dadaisti e dai surrealisti, e ricordava che uno di quei giochi consiste nel ritagliare i titoli dei giornali e mescolarli tra loro, per ricavarne notizie di avvenimenti assurdi, sensazionali o semplicemente divertenti:
“La Cupola di San Pietro
 ferita a pugnalate
 fugge in Svizzera con la cassa”

Oggi non c’è bisogno più di ritagliarli i titoli, né di copiarli  e di incollarli, li fanno direttamente i  gossettari, o come li chiamano gli albanesi i “gazzettari”, tanto che, vista che la carta è una cosa seria, e la libertà di dire la propria pure:
Jennifer Aniston a San Pietro
  a gambe scoperte
  allieta anche il maggiordomo al coperto
Gli eventi bislacchi ormai si autoproducono senza che si debba troppo premere sullo straniamento o sulla ricerca delle catene di quelli che Rodari chiamava “binomi fantastici”.
Un altro gioco, diceva, è quello  dei bigliettini a domanda e risposta.
Si parte da una serie di domande che già configurano avvenimenti in serie, cioè una narrazione. Per esempio:
1.Chi è?
2.Dove si trova?
3.Che cosa fa?
4.Che cosa dice?
5.Che cosa dice la gente?
6.Come va a finire?
Uno di noi risponde alla prima domanda, anche se non è una didascalia del Corsera:
Jennifer Aniston”. E piega il foglio, perché nessuno possa leggere la risposta.
Un altro risponde alla seconda domanda:
In Vaticano con la gonna corta”. E torna a piegare il foglio.
Il terzo del gruppo risponde alla terza domanda:
Fa vedere le gambe”.
Il quarto:
Vediamo un po’ quanti ne tiro su!”
Il quinto: “la gente, i preti si danno di gomito e uno dice all’orecchio dell’altro: “Questa  fa la bicicletta o la carriola?”
L’ultimo tira giù il sipario:
Finisce 5 a 1, come la Battaglia dei Gesuiti”.

2.
Che cosa succederebbe se…

Un altro gioco di cui parla Rodari è quello del “Che cosa succederebbe se…”: se Jennifer si piegasse e un prete vedesse com’è fatto il mondo, si chiederebbe: “Dio, pensavo che il mondo fosse di pietra, stone, invece, Signore, il mondo è …Aniston!”
E adesso che  l’universo è “un po’ di pietra”, che vuol dire? E gli angeli saranno pur’essi any stone? E gli arcangeli? E il Paradiso sarà poi vero che abbia un po’ di quella  misura di peso(stone=14 libbre= Kg 6,45)? E’ dunque questa, signor’Iddio, la famosa libbra di carnedi Jacques Lacan, eccolo dunque il mio oggetto a?! L’any stone , il 14 libbre