La patagonistica (dello sport) sentimentale nel Dorfmeister
Nel
Dorfmeister l’opposizione dei fattori
caratterologici è totale, si passa cioè dall’assetto Sanguigno(nEAP) a quello
della posa più Sentimentale(EnAS)
[i]:perciò
nE → E
A →
nA
P → S
1)
se fosse stata solo l’Emotività a mutare avremmo avuto nEAP ↔ EAP:
una
risoluzione sanguigno-collerica, per cui il significante somatico sarebbe stato
quello delle gambe in movimento, un’atletica delle gambe;
2)
se fosse stata solo l’Attività a mutare avremmo avuto nEAP ↔ nEnAP:
una
risoluzione sanguigno-amorfa, per cui il significante somatico sarebbe stato a
carico del movimento teso e incisivo, sia del culo che dell’allure in generale;
3)
se fosse stata solo la Risonanza a mutare avremmo avuto
nEAP ↔ nEAS:
una
risoluzione
sanguigno-flemmatica, per cui il significante somatico sarebbe
stato quello di un sedere in immane evidenza
[ii].
La
totale mutazione dei fattori accenta l’assolutezza del podice, questa solennità
tranquilla e rilassata, questo poderoso lasciarsi andare, questa colossale
patafisica dell’esserci che esalta la superba, suprema, impassibilità del
podice: passare dall’agonismo del polo sanguigno al sostare del polo
sentimentale fa vibrare l’orizzonte più che il meridiano, questa
patagonistica irriducibile è
l’anamorfosi della Terra sorpresa e svelata suo malgrado – è una posa che non
appartiene alla scena abituale, alla grammatica della gara o della trama, che
non avrebbe mai dovuto essere rappresentata – che,essendo selvaggiamente
estranea a se stessa, non si riflette, è lo stato del mondo in nostra assenza
che è fotografato, è la qualità frattale del
Dorfmeister.
L’interruzione
del mondo, che si impone discontinuo, spezzettato, ingrossato; l’istantaneità
artificiale della forma segreta dell’Altro, l’immobilità sentimentale
dell’agonismo, la patagonistica assoluta.
La
sentimentalità paraprimaria è questa virtù iposecondaria dell’agonismo e del
sesso, questa sorta di spasmo sportivo che rimane nell’immobilità del riposo,
in questa condizione inattiva in cui persistendo il fremito sportivo questo
fremito si carica degli eccessi dell’emotività afferenti al paradigma
sentimentale: c’è
lo
sport sentimentale in questa posa
che allude, agonisticamente, alla 33 du Clergé de France
[iii], la
posizione della “Misteriosa”, che è fatta di sentimento di sé e di
introversione, di sensibilità agli avvenimenti esteriori e di selvatica
chiusura.
Ma
c’è in questa posa dello spasmo sportivo tutta l’iperprimarietà agonistica che
non si riflette: l’espansione, la mobilità, la perseveranza, la rapidità, la
puntualità dell’esserci che convergono in questa organicità accentata,
patafisica dello spasmo sportivo, che, se ben vedete, è tutto in raccoglimento
nel paradigma sentimentale tanto profondo da far esplodere nella sua evidenza
assoluta il paradigma sanguigno del pondus, pratico,destro, presente, calmo,
attivo, tollerante, dalla benevolenza indifferente e dalla potenza immediata.
La
patagonistica assoluta può essere, pertanto, misurata: dato il suo indice
costituzionale attorno al massimo grado nella longilinea mesomorfa(ovvero 53),
anzi, pesando
68
chilogrammi per un’altezza di
173 centimetri ci
sarebbe un lieve esporsi al tratto endomorfo, più espansivo e meno impassibile,
che è forse già contenuto nel significante del pollice, misura che si ottiene
dividendo l’altezza per il peso (173:68=2.54), forza del pollice che dà carne
al corpo, qualità frattale del suo esserci in questo porsi di
1 pollice a chilo. Per
avere un indice costituzionale superiore a 53, pesando
68 chilogrammi per
un’altezza di
173
centimetri, ovvero 53.17 o 53.75, non può che avere gli
Hips 92 o
93
centimetri, forchetta di misure equivalente a un indice
del pondus pari a 13(=
Alto, il più
alto, essendo il valore decrescente da
20 a 12) se non a 12 o addirittura 11(primo
grado del valore
Altissimo):
173
–(92+68=)160 =
13
173
–(93+68=)161 =
12
173
–(94+68=)162 =
11[iv]
Il
pondus della patagonistica assoluta, roba da Kladruber: dalla frattalità del
pollice(2.54 per chilo) alla frattalità del pondus.
Il 29, il
podice da fuciliera di montagna
Ma
più che l’appellativo
Dorfmeister[v], così palese e
anche troppo banale, è nell’Heimlich, invece, del suo nome denumerato
nell’alfabeto dei Rosa Croce che si trova la risoluzione formale nel numero
fatidico
29[vi] che, in virtù del
sottentrare simbolico, è anche il grado, nel grafico di Ebertin, di
Marte(=299), ossia di chi esprime la
semantica del deretano.
29,
che, nelle correlazioni del rapporto tra tarocco e Rosa-Croce, è il 3 di
Bastoni, che ha corrispondenza con
Venere
in Ariete, cosa che puntualmente accade nel cosmogramma della
sciatrice, in cui Venere sul 1° grado dell’Ariete, in sestile con Marte, rende
potente e assoluto questo significante somatico essendo in opposizione con
Plutone, l’altro elemento che semantizza il podice.
D’altra
parte, anche il 29° modo du Clergé de France
[vii]
rende speculare l’evidenza del numero 29: essendo la posizione della “mano
odalisca”, in cui il fottitore infilza la ragazza che gli solletica la schiena
dalla nuca all’osso sacro lungo tutta la spina dorsale.
Nel
nostro caso, l’eccitazione deliziosa che coglie il visionatore è questa sua
presupposta “mano odalisca” che accarezza dalla nuca all’osso sacro lungo tutta
la spina dorsale la schiena di Michaela.
In
più questa pienezza del 29 è splendidamente allargata e sottesa dall’orbita di
Giove che, in trigono con lo stesso Plutone, ne dilata lo gnomone.
Quindi
diremo che il Dorfmeister, se fosse un numero, avrebbe come appellativo il
29 che, non va dimenticato, nel gergo
napoletano, appartiene al trittico 6-16-
29, in cui, essendo la verticalità del fallo,
allude all’eretismo della libido del visionatore e anche allo spasmo sportivo
di questo podice seduto.
In
virtù di questa evidente correlazione del numero fatidico di Michaela
Dorfmeister con il fatto che, come avviene nel mondo cristiano, non si può non
rilevare che l’onomastico di chi ha questo podice assoluto è indicato al
29(settembre), ragione in più per condensare la sua organicità anche
nell’appellativo
Michaela.
Che
ha qualcosa del veronese “Michelin”, il regolo, il fiorrancino, o dello
spagnolo “Miquelete”, il fusilero de montaña en Cataluña: il
Michaela ha la precisa disposizione
numerica anche nel Rapportatore Aquino dove assolutizza il grado 121, speculare
al mezzopunto Marte/Giove e ostensione spettacolo del podice e potenzialità
espressiva del “fusilero de montaña”, e la connessione semantica con il
“fiorrancino”, essendo un passeraceo comune sui monti che si distingue per la
parte suprema del corpo color rosso fuoco, il colore del segno zodiacale di
Michaela e ancor di più dell’opposizione Venere/Plutone.
Sarà
perciò il
29 o il
Michaela l’appellativo del podice da
fuciliera di montagna che ha una precisa concretezza risolutiva e ha il segno
distintivo del fiorrancino che lo rende unico.
Lo Spasmo Sportivo e la Regola del Pollice
Sappiamo
che l’operazione infinita delle pose, le 20.000 pose di Betty Page ad esempio
[viii],
che crea una sorta di
Figura che
diviene l’aspetto paradigmatico costitutivo di una determinata modella, o di un
oggetto d’amore, cambia spesso l’assetto sintagmatico degli Indicatori Globali
e della loro interrelazione.
Nell’operazione
infinita delle pose il visionatore s’imbatte in sorprese o in esposizioni
impensabili: nel caso di cui abbiamo riferito in
La sorpresa del vasto Heimlich[ix], la sorpresa
riguardava una modella Web; nel caso della trama che attiene la regolare
esposizione delle atlete in gara, l’esposizione impensabile di Michaela
Dorfmeister ha reso possibile e visibile la patafisica dell’immagine che
abbiamo denominato il
Dorfmeister, il
podice
Michaela, il
29.
Per
la modella Web di cui diciamo, la sorpresa del vasto Heimlich era sospesa tra
apatia e sentimento: il suo
senso ottuso
ottundeva così la
delectatio morosa
vagando o divagando da un angolo all’altro del vasto orizzonte, in cui l’
atopos del suo essere ottuso rispettava
la Regola del Piede, questo
piede lungo
nascosto –Unheimlich- che perturba il senso del visionatore che lo cerca nei
37” ostesi (il visibile gran
podice, l’Heimlich, l’agio che contiene nel suo intimo).
Per
la campionessa di sci, la sorpresa del vasto Heimlich è sospesa tra la
primarietà sanguigna(nEAP) e la secondarietà sentimentale(EnAS): il suo
senso ottuso , la presa della libido del
visionatore, è questo impatto che si realizza come istante e nell’istante, che,
più che presenza nascosta
o ordine non
conosciuto ancora, ha l’
assolutezza
anonima del suo paradigma sentimentale-paraprimario: cioè l’estesa
immediatezza dello spasmo sportivo, che, lo capite?, non afferisce alla Regola
del Piede ma alla Regola del Pollice.
Ecco
perché qui non va cercato il
meridiano
plutonico, che è così evidente nella strettezza verticale del podice
Alessia[x], qui il podice
Michaela avendo la Regola del Pollice si
significa come
spasmo sportivo,lo
spasmo del pollice, appunto.
Da Mekka a Mekhala, la fermatura della cinghia dell’anima
Il
fatto che l’appellativo base del
29
sia
Dorfmeister, cioè “Borgomastro”,
ovvero il capo-borgo, il sindaco, ci fa pensare, per via di
Michaela, e per quanto si è detto su
“Miquelete”, al gergale bolognese “Meko” e “Mekka”, che sta per “capo”,
“superiore”, tanto che, addirittura, Menarini, nel suo
I Gerghi Bolognesi[xi], ci ricorda
l’esempio:
al meko dla balla, “il
Sindaco o Podestà”. Che è quanto dire che anche con questo termine connesso a
Michaela, il “Borgomastro” così evidente nella prima forma e perciò sostituendo
il 29 o Michaela, possa ritornare a evidenziarsi nel nome.
Il
Michaela potrebbe avere allora questo diminutivo bolognese
Mekka,
Al Mekka dla balla,
ovvero:
das Dorfmeister,
il Dorfmeister!
D’altronde,
se “Micelin”, che è Michelino, a Trieste è il pene infantile, in Austria
Michaela ha tutta la possanza per poter evocare l’ampio deretano femminile.
Se,
per simbolismo fonetico, nel sanscrito, la parola più assonante con “Michaela”
è
Mekhalā, che è la “cintura”, la
“cinghia”, a cui, sempre per assonanza, accostiamo
mukula, che è “gemma”, “capo”, “anima”, allora non si può essere
stupefatti per come l’immagine di M.D. in tuta, dopo una gara di sci, seduta su
una sedia, ponga l’istantaneità artificiale della
cintura del corpo, vero “punto-gemma” o “cinghia-anima” che
assolutizza il suo esserci, questa frattalità irriducibile che non è che questa
frontalità della
cintura del corpo
nel quadro-finestra del visionatore:
mekhalā-mukula-michaela
?
La cintura del corpo di Michaela ?
La cinghia dell’anima di Michaela?
La gemma-cintura di Michaela?
Se
traslando dal tedesco al sanscrito, in questa ellissi evocativa, si possa fare
del Dorfmeister, il Borgomastro, il podice Dorfmeister, la cinghia dell’anima
se non la cintura-corpo, non si può escludere che questa virtù semantica
divenga realtà, cioè traslato usuale.
Se
al genere della
fermatura, in cui
Barthes mette ganci, fibbie, borchie, cerniere, stringhe, lacci, nodi e perle,
abbiniamo questa virtù semantica della
cintura
del corpo, che è anche
cinghia
dell’anima, per come, tra peso, morbidezza, rilievo e trasparenza, essendo
la tuta da sci nel grado nullo della visibilità totale, si fa capolavoro di
assolutezza anonima, questo capolavoro di puntualità, la
fermatura, appunto, il genere 23 di Barthes
[xii],
che ha lo stesso numero del pettorale di M.D. appena tolto prima di
raccogliersi in questo stare seduta, ha ancora la variante di movimento, un
tratto di agonismo da cui lei monta, cade, affonda, quello stesso schema
verbale che è virtù del paradigma di
sad,
che, come vedremo, è il “sedersi” e l’”assediare” ma è anche il “cadere” e
l’”affondare”.
La
patagonistica è così, allora, che si
ferma?
E’ quel tratto sanguigno che, fattosi altrove o segreto esponenziale in questo
sedersi dopo l’agone, rende inesorabile l’oggetto irrompendo nella libido del
poeta?
C’è
dunque questa “fermatura” nel quadro-finestra del poeta, questa “cintura del
corpo”, che, essendo “cinghia dell’anima”, si fa traslato usuale, ovvero capolavoro
di assolutezza anonima, della
fermatura?
Mekhalā-Mukula-Michaela
?
Da Āsa a Dhanus, il “gomito” del sedersi
L’arco
e il deretano di
āsa hanno in sé la
misura di lunghezza pari a 4 cubiti, cioè a
6 piedi(x 0.29) che, in
definitiva, è quasi l’altezza della sciatrice: la sedia (
āsana) con i
4
piedi esalta il sedere(
ās), l’esistere di chi siede,
ās
è “celebrare” il 4 che è la vetta della Nemesis nella correlazione onomantica
di Michaela Dorfmeister
[xiii] e,
se guardate bene, i
6 piedi
dei 4 cubiti sono presenti nell’immagine del
Sad, del “sedersi”, che è anche l’”assediare”, non dimenticando che
lo “spettatore” o il “visionatore”, è
Sadman,
colui che assiste.
Va
da sé che questo
āsa-āsana, questo
deretano seduto, o questo assediare il visionatore, nel suo quadro-finestra dei
45°, ha tutta la misura di 1 cubito, cioè
1 piede e mezzo, potremmo
perciò intendere il podice Michaela un
arco,
cioè un
āsa, di questa lunghezza e
che, essendo l’arco anche
dhanus,
ossia la misura dei 4 cubiti e il nome del segno del Sagittario, avrà dunque
questo podice l’assolutezza anonima del porsi seduto ad arco, virtù stupefatta
e heimlich della Luna, che è
dhanus,
come l’arco e la misura di lunghezza in 4 cubiti, che è, nel cosmogramma della
sciatrice austriaca, nel segno del Sagittario, ovvero il segno
Dhanus?
Volete
saperne un’altra?
Essendo
la Luna, nell’Ebertin a 90°, sul grado 79, avrebbe nell’orbita
dell’opposizione, nel quadro-finestra dei 45° del visionatore, il grado 35-36
dove Giove allarga, estende, fa esistere, la potenza di Marte a 29°,
celebrandone(ās) così sul sedile(āsa) la persistenza affettiva(ās) con questo
assediare(sad) il visionatore(sadman) per sempre, continuamente(sadā).
D’altronde
anche in tedesco lo “starsene seduta”(
sitzen)
rimane impresso come
ās, questo stato
di risonanza emotiva, sul sedile,
sitz,
che è anche il modo di stare del vestito, in questo caso della tuta da sci, che
le sta in modo giusto(sitzen) in questo suo stare seduta(sitzen).
Il
podice che freme, Asāsa āsās, desidera, chiede: l’arco del Sagittario,
l’altezza di Michaela: 4 cubiti per 1 chilo a pollice. Che, con questa
proporzione, darebbe un podice di 17 chili
[xiv],
che in tedesco fa
siebzehn, che evoca
in modo inquietante il
sitzen dello
stare seduta:
siebzehn vs
sitzen !
In
sanscrito il 17,
saptadasa, contiene,
un altro effetto heimlich, l’
āsa del
sedile e del deretano, il
sadas del
seggio, il
sad del sedersi e
dell’assediare. Con
Saptadasa-Asa,
con 17(chili) di culo!
La
centralità del cubito che deriva dal gomito, che abbiamo rinvenuto in questa
assolutezza anonima del podice di M.D. seduta dopo una gara
[xv],
potrebbe indurci a dare un nome comune alla sua proprietà personale, ossia di
chiamarlo
Ellbogen,”gomito”,
facendoci cadere nella trappola dell’
arco
teso da Michaela, che, appunto, in tedesco, è
Bogen, che, Heimlich che assedia continuamente, è anche
foglio, come in effetti è l’immagine
fotografica dello stare seduta di M.D. che, evidentemente, questa verità
stabilisce per il podice Michaela: il sedere dell’
arco ottuso, ovvero l’
arco
ottuso del sedersi e dell’assediare.
Ellbogen?
“Gomito”?
La funzione-segno
dello Ski-Kleid
La
funzione-segno, nel rapporto tra
evento e struttura, è, come dice Barthes, leggibile e non più soltanto
transitiva: il segno si separa dalla funzione,cioè la tuta da sci non è più
prettamente funzionale, non è in gara d’altronde, è ridotta a un segno, a
maggior ragione se la figura che la indossa fa collimare il suo punctum ottuso
del suo sedersi di allora
[xvi] con
l’arco ottuso della libido del Poeta oggi: stacca così il segno dalla funzione
e penetra la tuta da sci, con il suo sci-punctum.
Chiameremo
questo assediare(sad) la libido la “funzione-segno dell’Asa-sci”(l’arco-sci, il
deretano-sci,il sedile-sci) e sarà questa seggiola di legno la questione eterna
del Lust del
Sitzen(stare seduta)?
Come
nel
riding-habit[xvii], nello
Ski-Kleid[o meglio: nello Skikleid-Sitzen, il “modo di stare dell’abito da sci”], essendoci
quella che Barthes intende come variante di accostamento, la tuta è tirata e
aderente,stretta; essendoci la variante di peso, è sottilmente
spessa; essendoci la variante di morbidezza, è morbidamente
lenta.
La
funzione-segno della tuta da sci in tal modo non stacca più il segno
dalla funzione, è funzionale al suo essere abito per lo sci che,
se, frontalmente, verso il lato visibile, è qui seduta la sciatrice che si riposa e
riprende fiato; dietro, fuori gara, sta seduta, è presente al
Poeta, celebra il suo sedere per il visionatore di Morin[xviii].
[i] Per valutare appieno la
valenza delle opposizioni caratteriali, cfr. la Tavola delle Opposizioni dei
Fattori Caratterologici e Morfologici in: V.S.Gaudio,Oggetti d’amore, Scipioni bootleg,Viterbo 1998. Per la tassonomia
della caratterologia francese, vedi: René Le Senne, Trattato di Caratterologia, trad. it .Sei, Torino 1960. Va da sé
che qui ci si riferisce al Dorfmeister
nel suo porsi a sedere la cui
immagine, apparsa e rinvenuta casualmente nel cielo del Web nel febbraio 2006,
varrà poi ,man mano, nei paragrafi a seguire, come specificazione temporale
dell’immediato dopo gara del Super G vinto il 3 febbraio 2003 a Saint Moritz. E’
implicito perciò che i dati antropometrici della sciatrice austriaca siano
riferibili al suo assetto somatico di quel tempo, cioè il Dorfmeister di cui trattiamo è riferibile alla Michaela Dorfmeister
non ancora trentenne alta 173 centimetri e con 68 chilogrammi di
peso. Nei rilevamenti attuali, Olimpiadi di Torino 2006, per esempio, il suo
peso dato è di 72 chili: conseguentemente il suo Indice del Pondus e l’Indice
Costituzionale oggi sono sensibilmente differenti. Ma, particolare curioso,
anche oggi la Regola del Pollice, di cui diremo più avanti, sottende l’assetto
somatico di M.D. se mutuata dalle misure di lunghezza dei Romani, cioè dando il
pollice a 2.43(essendo la 12a parte dell’unità di misura lineare che
è il pes porrectus), anziché 2.54,
rapportato all’altezza darebbe anche in questo caso come risultato il peso,72
chili circa(173:2.4=72.08).
[ii] Per il Significante
Somatico di cui ai punti 1), 2) e 3) cfr. la Tavola del Significante Somatico,
in: V.S. Gaudio, op. cit.
[iii]Vedi : Les
quarante manières de Foutre,dédiées au Clergé de France[1790], Librairie Arthèm Fayard,Paris 1986.
[iv] Per il calcolo
dell’Indice Costituzionale e dell’Indice del Pondus, cfr. : V.S.Gaudio, Materiali e Indici Morfologici per una Somatologia
dell’Immagine, appendice in: V.S.Gaudio, Oggetti d’amore,ed. bootleg citata. Per il valore altissimo dell’Indice del
Pondus(decrescente da 11 a
x) vedi quanto viene espresso nell’ultima nota a proposito dei tre cicli di
M.D. che darebbero come misura i 37”
del suo podice, cioè 94
centimetri.
[v] Cfr. le modalità stabilite
da Migliorini per la tassonomia dei nomi propri, in :Dal nome proprio al nome comune,casa editrice Olscki,
Firenze-Roma-Ginevra 1927. Per il nome proprio del podice, cfr. V.S.Gaudio, Il Marcuzzi, “Zeta” n. 76, Campanotto
editore, Udine marzo 2006.Leggi qua Il Marcuzzi .
[vi] Usando l’Alfabeto
Numerologico qui riprodotto{A=1
B=2 C=2
D=4 E=5 F=8
G=3 H=8 I=1
J=1 K=1 L=3
M=4 N=5 O=7
P=8 Q=1 R=2
S=3 T=4 U=6
V=6 W=6 Y=1
X=6 Z=7},
ricaviamo i valori corrispondenti alle lettere del nome Michaela e del cognome Dorfmeister,
procedendo in questo modo: M= 4 x8=32
I=1x7= 7 C=2x6=12 H=8x5=40 A=1x4=4 E=5x3=15 L=3x2= 6 A=1x1= 1;D=4x2=8
O=7x1=7 R=2x9=18 F=8x8=64
M=4x7=28 E=5x6=30 I=1x5=5
S=3x4=12 T=4x3=12 E=5x2=10
R=2x1=2 . Regola importantissima
è quella che prevede che ogni cifra di ogni lettera del nome e del cognome, a
cominciare dall’ultima, vada moltiplicata per un numero progressivo da 1 a 9:così,l’ultima lettera del
nome(=A) va moltiplicata per 1; la penultima(=L) per 2; la terzultima(=E) per 3
e così di seguito. Lo stesso va fatto per il cognome: si comincia dall’ultima
che è la R che va moltiplicata per 1, la penultima per 2, la terzultima per 3,
la quartultima per 4, eccetera. Il numero di Michaela è: 116. Il numero di Dorfmeister è: 196. A
questi due numeri vanno aggiunti il numero del grado solare e il numero del
segno, ovvero 4 per il Sole e 1 per l’Ariete.
Sommando tutti questi numeri otterremo il cosiddetto
Numero fatidico di M. D.: 1+1+6+1+9+6+4+1 = 29.
Il tarocco corrispondente nel sistema dei Rosa-Croce
è il 3 di Bastoni, che, non ci crederete, sovrintende alla lettera G, quella
del Super G. Un altro elemento interessante è dato dalla cosiddetta Vetta che
si ottiene addizionando l’anno di nascita di M.D. al suo numero fatidico: 29 +
1973 = 2002. Vetta che,composta sulla stella di Salomone, ci dà il tarocco
della Nemesis:che,manco a dirlo, è il 4,
il 4 dei cubiti, il 4 della sedia, il 4 che è Plutone, la patafisica del podice!
[vii] Cfr. Les
quarante manières de Foutre, op. cit.
[viii] Cfr. V.S.Gaudio, Body Page. L’assolutezza anonima
del paradigma sentimentale, © 2003.
[ix] E’
in appendice a: V.S.Gaudio, Body Page, cit.
[x] Cfr.
V.S. Gaudio,Il Marcuzzi,loc.cit.
[xi]
Alberto Menarini,I Gerghi Bolognesi,Società
Tipografica Modenese 1941.
[xii]
Cfr. Roland Barthes, Sistema della moda[1967] ,trad.it. Einaudi, Torino 1970.
[xiv] Un
cubito dei 4 cubiti dell’altezza(cm.173) corrisponde a 43.25 cm., ovvero 1 piede e ½ circa. Un
cubito romano è esattamente 44.3
cm.
[xv] Si tratta del Super G del
3 febbraio 2003
a Saint Moritz. Si noti che allora quando D. si fece Arco-Luna, doppio
Dhanus(nel quadro-finestra del visionatore), essendoci stato il novilunio due
giorni prima nel cielo, non solo di Saint Moritz, Dhanus non era visibile.
[xvi] 3 febbraio 2003, Saint
Moritz, appena dopo la gara vinta di Super G.
[xvii] Cfr. V.S.Gaudio, Il triangolo della longhina, La Stimmung
con Denis Roche sull’eros-licou, © 2006.
[xviii] Per il visionatore di
Morin, questo invisibile ed eterno Poeta dell’occhio, stabilita la data e
l’esattezza di questa immagine del podice che si è posto a sedere, accadimento
del 3-2-2003
a Saint Moritz in una vittoriosa gara di Super G, qualcosa di lietamente
Heimlich continua ad assediare la sua libido: a partire dalla data, che col
sistema inglese che vede indicato prima il mese e avremmo perciò 2-3-2003, il 23, che è la cosiddetta figura del 5(la somma cabalistica di 2+3), ovvero il deretano, irrompe con
tutta la frontalità immediata, già due volte: 23, mese e giorno, e 23, l’anno,
essendo nulli gli zero, e, come se non bastasse, in questo giorno del sedersi
celebrato, lei non solo ha vinto il Super G ma lo vince con il pettorale numero
23! Il Poeta non si ferma qui: avendo conosciuto la data del porsi seduto del
podice di M.D. ne calcola i cicli del bioritmo(si può seguire il sistema di cui a: Vuesse Gaudio,I Bioritmi, “Bella” n.38,RCS Milano 24 settembre 1990): nel ciclo Fisico,
la D. è al 5° giorno(la figura del 5 ancora?); nel ciclo Emotivo, è nel punto
critico di mezzo; nel ciclo Intellettivo, che noi abbiamo ridefinito come ciclo
della Risonanza, è nel punto critico di mezzo, cioè al 17° giorno che, guarda
te, è il numero dei chili del cubito, cioè i 17 chili del deretano in
celebrazione. Con questo assetto del bioritmo F+ Ex Rx, in campo
sessuale il soggetto tende ad adottare, se mette in atto il coito, la posizione
della “Pecorina”, cioè quella che nei 40 modi del Clergé de France(cfr. nota 3)
è la numero 17, ovvero il numero che corrisponde al giorno critico del ciclo
della Risonanza della sciatrice, e, virtù dell’Heimlich da Web, non rinviene il
Poeta, dopo alcuni mesi dall’apparizione-visione dell’immagine dello star
seduta di M.D., un’altra immagine in cui la sciatrice
avendo appena vinto il Super G , si inginocchia e bacia
la neve, immortalando, nello stesso giorno, e prima del sedersi, il suo podice
con la messa in scena di una patafisica “Pecorina”?! Un Heimlich quasi doppio
perché la modella Web,di cui a La
sorpresa del vasto Heimlich, avendo un podice da 37” ci fa rinvenire 37 nei tre cicli di M.D.,5+15+17, che,non lo si
esclude, potrebbe essere la misura giusta del podice Dorfmeister. E’ il caso di aggiungere che, correlando i cicli del bioritmo
con i fattori della Caratterologia francese, si può rilevare che all’assetto
bioritmico F+ Ex Ix corrisponde l’assetto A(Attività)+ E(Emotività)x
R(Risonanza)x , perciò un’opposizione Sanguigno( nEAP )Flemmatica( nEAS
) che, come significante somatico, nei suoi effetti morfologici, fa sempre
maestoso il deretano, è l’opposizione caratteriale che celebra la grandiosità
del podice.
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4 estratti di questo testo sono apparsi, senza alcuna indicazione di
appartenenza allo stesso
paradigma, in pingapa: