Giovanni Fontana ● Non a caso
Non a
caso. Da cumuli fumiganti.
Sistematiche invarianti del paesaggio. Dalle montagne di Guiyu e di Tongshan.
Un arsenale di condizioni imposte. Proposte in acque di putredine. Villaggi
trash. Diresti. Cina meridionale. Forse. E Scampìa. E polo antartico. E là nell’inferno
del disperato ghetto di Nairobi. O Caracas. E Buenos Aires. E i docks in
qualche porto disastrato. Ma anche giù per i Campi Flegrei. E distese. D’aree
industriali o campagne in fermentazione. Corrotte cuccagne. Purulenta
stratovisione di composte. Contrapposte. In impulsione. Repulsione. Inversione
di tratteggi ininterrotti. Di solchi profondi. Di ferite blenorragiche nei
fianchi della terra.
– Direi specchio emorragico del volto tragico
delle merci in cataste ordinate nei piazzali delle manifatturiere. Qui. Un
Occidente infernale nel passo disavanzato. Laccato però. E smagliante.
– Non a caso sincrono. Ci sono corpi
che non tornano. E qui i rifiuti. Resti ingombranti. Troppo. Ormai. Troppi. E
disperati. Placcati dall’ingiuria del mercato. Corpi di scarto. Oggetti. Con
difetto di tempo. Rigetti. Ghetti.
– Direi
volti sconvolti. In risvolti subumani. Reperti trascritti da residui stravolti.
Cui non è più possibile dare un nome. Distratti. Che sfuggono.
– Non a
caso i rumori di fondo sconvolgono il paesaggio dell’esplosione. Un bagaglio di
preferenze a fronte di scelte obbligate svilisce la comunicazione. L’immobilità
danneggia la produzione. È una
questione etica. E anche estetica. Forse.
– Direi
che qui si tratta di processi di digestione troppo lenta. Di costipazione. E di
costituzione debole in subdola apparenza. Perché il consumo ammorba. L’ulcera
della caduta è sotto l’inguine del tuo nudo disperato. E un ponfo. Ora.
Impalpabile. Chissà. Sia forse un cancro?
– Non a
caso mi palpo bozzi dappertutto. Un inno chirurgico di attese. Pretese
compiaciute di grumi di batteri in intrapresa. Per costruzione di chimismi
d’offesa. Morsi di versi ti logorano il fegato. Incompatibile. E una bestia di
presidente fa la guerra a Kyoto.
– Direi
per corruzione di tessuti. Muscolari. Epiteliali. Di vasi nodali. E nodi di
canali. Linfatici. E spermatici. Ormai intasati di concrezioni e placche. Come
le tue città del resto. Interdigitali. Ma a circuiti di traffico bloccato.
Destinato al collasso. Un cesso di città impossibili per forme e per strutture.
Per funzioni. Cablature. Imbrigliate ormai. Per ceppi a difetto.
Inestricabilmente.
– Non a
caso è impossibile correggere rapporti divaganti. In pagine assenti dai tavoli
ufficiali. Dai dossier plurali dei leader sindacali. Zenitali nelle
messinscene. Notabene. Qui si tratta di benzene. Propilene. Benzopirene. Talora
di altalene oscene e poco funzionali.
[da
: Giovanni Fontana, « Questioni di scarti » Ed.
Polìmata, 2012]