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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Modest Mouse • The Good Times Are Killing Me



IL CREPUSCOLO BUONO PER ANDARSENE
 
by Blue Amorosi

Coi nostri cuori come due soli fuori orbita, avessimo
soltanto passeggiato come prima, i campi di luglio
dentro il paradigma di Hemingway fino a che la luce del
crepuscolo ricopriva con un velo sottile arancio
la tua oscurità e la seta sotto gli eucalipti
nostro luogo di incontri nel bosco dove avrebbe potuto
esserci anche una quercia o più in là anche pioppi
così sarebbe stato meglio cadere in una palude
non certo vicino a Manila, o essere ferito dalla grandezza
di un sogno, distrutto da un lavoro senza scopo,
o condotto alla follia dalle insidie di Lilith,
avendo sofferto la fame senza che il governo
pensasse a nutrirmi, né a farmi gridare “avanti!”
al comando di un esercito contro un avversario
anche invisibile ma pur sempre con cannoni e bombe,
oh, sì, ho mangiato pane insipido, quello che una miserabile
alchimia mi aveva fatto ricavare dagli ideali,
divin giovane che si slanciò in avanti che fu respinto
e cadde, malato, piangente, con la fede falciata via,
senza sapere quale volto mi sorrideva
fossi passato per il corteggiamento
questa melodia al possesso anziché stare dietro
all’amore, al rapito incanto della carne,
così pure le nostre anime questo hanno fatto
immergendosi dove il tempo si cancellava e lo spazio,
e noi stessi, dentro un segreto, in una stanza, in un prato,
in un’ora conosciuta da tutti si improvvisa l’amore,
il cantico della carne, il crepuscolo buono per andarsene