la riga dello sguardo
Bridget
T. alla Henley Regatta in tribuna vuole essere fotografata
perché
non potendo conseguire il suo senso
non
vuole riflettersi:
è
lì che vuole essere colta direttamente, violentata lì per lì, illuminata nel
dettaglio, nella sua qualità frattale di Tigre del Thames.
Si
sente che vuole essere fotografata, vuole divenire immagine per il poeta, non
per durare, almeno quando è lì all’Henley Regatta il 7 luglio 1984, al
contrario entra nell’obiettivo del fotografo per meglio sparire:
gode
della propria assenza, quel suo sguardo di fanciulla e di tigre, del Thames e
dell’Henley Regatta, della riga e del meridiano, è da lei esorcizzato, da lì
lei si è ritirata,
come
soggetto si è interrotta
nella
trama stessa dei dettagli che la fanno oggetto,
in
quelle linee, in quegli angoli,
i
punti e i triangoli della sua faccia,
quella
luce, la disseminazione delle “freekles” su una linea, una riga, una rigata del
capriccio, ancora tra l’occhio del Thames e l’occhio della Tiger e il naso
felino,meridiano della tenerezza stroke sulla bocca scalmiera,
tutto
in uno stroppo, un anello che assicura l’eretismo perpetuo della libido allo
scalmo, il supporto di pelle, che è il suo piccolo
viso dell’erezione,
lo
scalmo(che è il supporto di ferro che regge il remo) è il suo piccolo viso, in cui i vestiboli tutti,
dagli occhi al naso alla bocca, fanno uscire dal rettangolo lo stroppo che
aggancia il fallo;
in
questa sospensione dell’esserci si spezzetta il senso della Henley Regatta e si
ingrossa
il
senso di Bridget T.,
la
sua istantaneità artificiale
in
questa immagine pura del suo esserci,
“quella
fotografica è la più pura delle immagini”
perché
nella foto il tempo non è simulato né il movimento, l’intensità proporzionale
alla sua discontinuità e alla sua astrazione massimale, denega il reale
perché
come soggetto Bridget T. non ha peso, né rilievo, né profumo, né continuità, né
senso,
disincarnandosi
ha il fascino che è il suo punctum-Tigre,
medium della pura oggettualità, che, al momento culminante nella libido del
visionatore, sarà così trasparente da formalizzare una seduzione sottilissima,
che
indurrà il poeta ad aggiungere di nuovo tutte le dimensioni costituzionali del
suo esserci disincantato, a una a una, il rilievo, il movimento, l’emozione, il
pathos, il Thames, l’Henley Regatta, il senso, il desiderio
per
renderla più reale, cioè più simulata.
La paglietta,nella vertigine del dettaglio
perpetuo, per come fa ombra sullo sguardo-Thames della tigre fanciulla, è the last straw, l’”ultima,l’estrema
paglia”, ovvero è il colmo ;
come
dicono le londinesi, anche le giovani maidens che studiano a Cambridge,”That’s
the last straw!”[“questo è il colmo”]:
il
colmo della riga dello sguardo,
che
corre sull’orizzontalità liquida della race, e quindi della gara, e della gora,
un
semplice straw hat che, nella vertigine del dettaglio, è la paglia che colma la
misura, la paglia della libido che, laddove si corre sull’acqua, non può che essere
goccia
ma
che qui, per il visionatore, fa traboccare il vaso.
La
paglietta del Thames, the straw of Thames, è il colmo, the last straw, la
goccia che fa traboccare la libido.
Un
vero colpo da tigre del Tamigi,
col
Washington-Stroke di Bridget T., che, appunto,
con
la paglietta che fa T-square[la squadra a T]con il naso,
fa
“to a T” alla perfezione al tempo in cui lei è turned on[accesa sessualmente], al tempo in cui è twat o è tail
per
il tool nel time del poeta.
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