Il contrappunto orale
A dirla così, io, a
Audrey Hepburn, le avrei fatto fare Anne Desbaresdes di Moderato Cantabile della Duras: tutto in
lei fa gridare, sotto voce, al fallo implosivo, una sorta di fleur de magnolia,
cette fleur qui le frôle, non le contour extérieur des seins, ma un altro contorno,
enorme sì, troppo grande per lei, ma che lei
sapendo farsi fare sa puntualmente raccoglierlo quando è all’apice della fioritura,
come fa Anne nel quarto tempo della sonatine, quando , ad Anne, l’uomo glielo dice, nel capitolo sesto del
romanzo della Duras, le dice: “Ses pétales sont encore durs”, e lei risponde, con quella bocca, a
questa doppia nota con il contrappunto: “Je ne me souviens pas
d’avoir cueilli cette fluer. Ni de l’avoir portée”. Non vi ho guardato che à peine, dice il poeta, morbido posarsi
dello sguardo, ancora tutto dentro il suo farsi fare, quel suo morbido sguardo in
quel breve svolazzo del regard-à-peine, in cui vede entre ses seins nus sous
sa robe cette énorme fleur de
magnolia.
La bocca di Audrey, tenuta così, fa pensare alla
tecnica musicale del contrappunto in uso nei secoli XVII e XVIII per la quale
il valore di ciascuna nota, nella ripetizione di una fantasia o di un
desiderio, veniva ridotta alla metà e ripropone l’errativa ostinazione
musicale del “terzo senso “, non solo in ragione di quanto ricorda
Barthes in proposito[“Nel paradigma classico dei cinque sensi, il terzo è l’udito; è una coincidenza
felice, perché si tratta proprio di un ascolto”], ma anche in ragione
del fatto che il terzo senso, in una fotografia come in una storia,
ha sempre un qualcosa del contrappunto o dello stereofonico, e che, per questo,
sobilla un farsi suonare che,
lo abbiamo scritto altrove, essendo dal lato del significante di deplezione, attiene ai verbi vuoti.
Sarà per questo che più che farsi suonare sia
più propensa a far suonare:
il désir, che
svuota il personaggio femminile per l’ingrossamento cui protende, nell’ambito del
contrappunto può
fantasmare nota contro nota, due note contro una, quattro note contro una, il
sincopato, il florido, e quindi può farsi suonare col contrappunto doppio,
triplo, quadruplo. Che è
semplice da eseguire: nota conto nota, è un colpo del suonatore e la signora che
risponde; due note contro una, è due colpi del suonatore e la risposta della
signora(gemito, o fremito, o controspinta); quattro note contro una, quattro
botti alla signora e risposta éclatante della stessa. Così il farsi
suonare si contrappone al far suonare.D’altra parte, come abbiamo scritto per “Moderato
Cantabile”,per
la tassonomia del farsi suonare, nella tavola dell’esecuzione e
dei tempi, qui saremmo nell’ambito orale in cui il movimento è
allegro, l’intensità
tra mezzoforte e forte, e l’espressione,
davvero impensabile se si pensa alla connotazione popolare della Hepburn alla “Sabrina”, tra l’agitato e l’appassionato.
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