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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

Bridget T. , 5 • Il punctum T





Il senso ottuso nella foto di Bridget T. alla Henley Regatta è teso da una certa inquieta innocenza e da una sospensione del fare, che fanno passare l’emozione, inafferrabile e ostinata, in primo piano tanto che, in questa espressione di una evidenza così folgorante, il désir, che si rappresenta alla Le Brun “par les sourcils pressés et avancés sur les yeux qui seront plus ouverts qu’à l’ordinaire, la prunelle se trouvera située au milieu de l’oeil et pleine de feu, les narines plus serrées du cotés des yeux, la bouche est plus ouverte que dans la precedente action, les coins retirés en arriere, la langue peut paraître sur le bord des levres”[1], sia lo specchio del punto della Tigre, per come appaia il passaggio dal linguaggio alla significanza per essere l’atto fondatore del fotografico.
Che, come direbbe Barthes, è diverso dalla fotografia:come il filmico non può essere colto nel film “in situazione”,”in movimento”,”al naturale”, ma solamente in quell’artefatto maggiore che è il fotogramma[2], cioè il fotografico si offre come il dentro della fotografia, come il “centro di gravità” di Ejzenstein, che è all’interno del frammento, negli elementi inclusi nel fotogramma.
Il centro di gravità, o il fotografico, non fa staccare dall’immagine chi guarda: qualcosa che è smussato, ed è di troppo, liscio e inafferrabile, mi prende, come lo stesso désir che il personaggio contiene, inquieto e incerto, sospeso, indifferente alla storia e al senso ovvio, la Regatta, un significante di deplezione che è lì, è il fotografico di Bridget T. che attiva il senso ottuso e che, qui, mantiene il poeta-visionatore in uno stato di eretismo perpetuo: se potesse capire o rendere ovvio questo senso, il suo desiderio giungerebbe “fino a quello spasmo del significato, che, di solito, fa ricadere il soggetto voluttuosamente nella pace delle dominazioni”[3].
La sospensione dell’esserci in scena di Bridget T. marca il desiderio, il suo, con questo significante di deplezione che costituisce, riempie, il suo punctum T, che è vuoto, fa acqua, come il Thames, e che in questa deplezione fluviale è come i verbi polivalenti di tipo “fare” che, per l’ottativo del tempo, si realizza unicamente come farsi fare.
Cosicché il significante di deplezione, o, se vogliamo, il punctum?, non si vuota, non arriva cioè a vuotarsi proprio perché, alla fase di diminuzione, segue, sempre e comunque, una fase di ingrossamento, come è giusto che sia in questo caso, se alla deplezione del fare, che è vuoto come vogare, bisogna contrapporre il significante di ingrossamento, che è pieno come i verbi monosemici o univoci, come, ad esempio, farsi fare o farsi vogare, o, meglio, farsi fare la palata.
Il primo piano del personaggio, per farsi seduzione del senso, non può porsi nell’ovvietà della raffigurazione, non può che essere fotografato, perché è questo che vuole, in una strutturazione che sembra che fugga dall’interno di modo che configuri un primo piano i cui falsi limiti moltiplichino il gioco permutativo del significante e che, nel contempo, con questa combinazione, obblighi il poeta a una lettura verticale, che sovverta l’ovvietà, l’ordine, della storia o della scena fotografata: un primo piano inedito, colto tra gli oltre 120 mila corpi della Regatta del sabato, che pone in evidenza il senso ottuso imponendosi come contro-storia, o contro-regata, che è quella del désir.
Il godimento che Bridget T. si sta dando, se ha da essere immobilizzato nel suo essere contro-regata, ovvero corsa del désir, nei tre tempi della palata, potrà avere la bouche aussi plus ouverte que dans la precedente action di Le Brun, che, essendo l’amour simple, ha une bouche un peu entr’ouverte et les coins un peu plus élevés, avec le levres humides, parce que cette humidité peut être cause du vapeur qui s’élève du coeur[4]; così, nella mappa delle regioni del senso ottuso, abbiamo cette bouche aussi plus ouverte che avendo la contiguità della metonimia fa vedere come Bridget si stia sempre più aprendo alle immersioni della vogata.
Il fotografico fronteggia l’obiettivo, e in questa resa esotica del biotipo londinese cui lo stesso Hitchcock riconosce una frontalità erotica vertiginosa, contiene la stupefazione, l’oscenità provocante del suo essere Thames, in tale misura che in un semplice primo piano il bagliore dell’istinto, quello “che manca alla razza mondana, scaltra, alla moda, introspettiva, al cospetto di se stessa e dunque senza segreto”[5], è  di una evidenza così folgorante che la sospensione affettiva del visionatore gli tiene la libido tesa tra il 1° grado(quello del fallo leggermente gonfio, l’eccitazione mondana) e il 4° grado, in cui il poeta ha in mano una pagaia così turgida e potente che sente di doverlo immergere nell’attacco dell’immersione verticale per poi passarlo in acqua e infine levarlo verso il punto T, quell’angolo ottuso della sfacciata abbagliante voglia con cui la tigre ti morde con gli occhi e ti guarda accarezzandoti con la bocca.







[1] Charles Le Brun, Méthode pour apprendre à dessiner les passions, Amsterdam 1702, ristampa anastatica: Georg Olms Verlag,Hildesheim 1982: cfr. (16) e (36).
[2] Roland Barthes, L’ovvio e l’ottuso, trad.it. Einaudi, Torino 1986:pag.59.
[3] Roland Barthes, ibidem.
[4] Cfr.Charles Le Brun, op.cit.:L’amour simple(14),(15).
[5] Jean Baudrillard, L’esotismo radicale, in: J.B., La trasparenza del male, trad.it.cit.: pag. 165.