Il senso ottuso nella foto di Bridget T.
alla Henley Regatta è teso da una certa inquieta innocenza e da una sospensione
del fare, che fanno passare l’emozione, inafferrabile e ostinata, in primo
piano tanto che, in questa espressione di una evidenza così folgorante, il désir, che si rappresenta alla Le Brun
“par les sourcils pressés et avancés sur les yeux qui seront plus ouverts qu’à
l’ordinaire, la prunelle se trouvera située au milieu de l’oeil et pleine de
feu, les narines plus serrées du cotés des yeux, la bouche est plus ouverte que
dans la precedente action, les coins retirés en arriere, la langue peut
paraître sur le bord des levres”,
sia lo specchio del punto della Tigre, per come appaia il passaggio dal
linguaggio alla significanza per essere l’atto fondatore del fotografico.
Che,
come direbbe Barthes, è diverso dalla fotografia:come il filmico non può essere
colto nel film “in situazione”,”in movimento”,”al naturale”, ma solamente in
quell’artefatto maggiore che è il fotogramma,
cioè il fotografico si offre come il dentro della fotografia, come il “centro
di gravità” di Ejzenstein, che è all’interno del frammento, negli elementi
inclusi nel fotogramma.
Il
centro di gravità, o il fotografico, non fa staccare dall’immagine chi guarda:
qualcosa che è smussato, ed è di troppo, liscio e inafferrabile, mi prende, come
lo stesso désir che il personaggio contiene, inquieto e incerto, sospeso,
indifferente alla storia e al senso ovvio, la Regatta, un significante di deplezione che è lì, è il fotografico di Bridget T. che attiva il senso ottuso e che, qui,
mantiene il poeta-visionatore in uno stato di eretismo perpetuo: se potesse
capire o rendere ovvio questo senso, il suo desiderio giungerebbe “fino a
quello spasmo del significato, che, di solito, fa ricadere il soggetto
voluttuosamente nella pace delle dominazioni”.
La
sospensione dell’esserci in scena di Bridget T. marca il desiderio, il suo, con
questo significante di deplezione che costituisce, riempie, il suo punctum T, che è vuoto, fa acqua, come
il Thames, e che in questa deplezione fluviale è come i verbi polivalenti di
tipo “fare” che, per l’ottativo del tempo, si realizza unicamente come farsi fare.
Cosicché
il significante di deplezione, o, se
vogliamo, il punctum?, non si vuota, non arriva cioè a vuotarsi proprio perché,
alla fase di diminuzione, segue, sempre e comunque, una fase di ingrossamento,
come è giusto che sia in questo caso, se alla deplezione del fare, che è vuoto
come vogare, bisogna contrapporre il significante di ingrossamento, che è pieno
come i verbi monosemici o univoci, come, ad esempio, farsi fare o farsi vogare,
o, meglio, farsi fare la palata.
Il
primo piano del personaggio, per farsi seduzione del senso, non può porsi
nell’ovvietà della raffigurazione, non può che essere fotografato, perché è
questo che vuole, in una strutturazione che sembra che fugga dall’interno di
modo che configuri un primo piano i cui falsi limiti moltiplichino il gioco
permutativo del significante e che, nel contempo, con questa combinazione,
obblighi il poeta a una lettura verticale, che sovverta l’ovvietà, l’ordine,
della storia o della scena fotografata: un primo piano inedito, colto tra gli
oltre 120 mila corpi della Regatta del sabato, che pone in evidenza il senso
ottuso imponendosi come contro-storia, o contro-regata, che è quella del désir.
Il
godimento che Bridget T. si sta dando, se ha da essere immobilizzato nel suo
essere contro-regata, ovvero corsa del désir, nei tre tempi della palata, potrà avere la bouche aussi plus ouverte que dans la
precedente action di Le Brun, che, essendo l’amour simple, ha une bouche un peu
entr’ouverte et les coins un peu plus élevés, avec le levres humides, parce que
cette humidité peut être cause du vapeur qui s’élève du coeur
; così,
nella mappa delle regioni del senso ottuso, abbiamo
cette bouche aussi plus ouverte che avendo
la contiguità della metonimia fa vedere come Bridget si stia sempre più aprendo
alle immersioni della vogata.
Il fotografico fronteggia l’obiettivo, e in
questa resa esotica del biotipo londinese cui lo stesso Hitchcock riconosce una
frontalità erotica vertiginosa, contiene la stupefazione, l’oscenità provocante
del suo essere Thames, in tale misura che in un semplice primo piano il bagliore dell’istinto, quello “che manca
alla razza mondana, scaltra, alla moda, introspettiva, al cospetto di se stessa
e dunque senza segreto”, è di una evidenza così folgorante che la
sospensione affettiva del visionatore gli tiene la libido tesa tra il 1°
grado(quello del fallo leggermente gonfio, l’eccitazione mondana) e il 4°
grado, in cui il poeta ha in mano una pagaia così turgida e potente che sente di
doverlo immergere nell’attacco dell’immersione verticale per poi passarlo in
acqua e infine levarlo verso il punto T, quell’angolo ottuso della sfacciata
abbagliante voglia con cui la tigre ti morde con gli occhi e ti guarda accarezzandoti
con la bocca.