7. Water Pikar
Il
water pikar, per il “pikar” della piqûre
e del piqueur francese , il
“pikar”come bardella dell’esserci è in Bridget T. il wathames-pike,
questo pervenire all’incanto del suo essere oggetto inesorabile che si specchia
nell’ajnos, in una profondità
altamente artificiale, somatizzata per il bagliore dell’istinto, che, altrove, è
il “bagliore didonico” questa pulsione irrefrenabile del
“farsi bagnare”.
Il
wathames-pike, con cui Bridget T.
effettua l’incantesimo di Ajneas, bagliore dell’istinto del farsi bagnare, che è
tutto nella macchia, nel bagliore acquatico, che, a ben guardare, è visibilissimo
nell’occhio sinistro, da cui la morbida curva del tempo ottunde l’angolo T, tra
occhio, naso, linea della gota e riga e "coin" della bocca.
Qui,
da Henley on Thames, il wathames-pike
di Bridget T., questo bagliore stupefatto, fa acqua e morde, artiglia inseparabile
in se stessa e inaccessibile all’analisi; specchio di se stessa e sempre meno se
stessa, sempre più artificiale in questa assolutezza anonima del paradigma
sentimentale che viene duplicato continuamente come supplemento di artificio
che la fa pervenire così all’incanto della Tigre, la Tigre del Thames: in
questa vertigine e in questa eclissi, questa macchia-bagliore del suo occhio
che si exinscrive come figura dell’Altro.
Qui,
da Henley on Thames, il désir ha voglia, curva questo bonheur che, per farvelo
vedere, è dalla parte dello sguardo, non dalla parte dell’occhio, è ordinato
nelle figure della rappresentazione, ed è vuoto come il significante di
deplezione, che Bridget fa scivolare, passare, trasmettere, di scena in scena, se
poi non è più lì in tribuna, o sull’argine del Thames, o alla finestra del
Little White Hart Hotel, sul fiume, o in treno da London
che fa vedere com’è avida, begierig,
di Lust, come ha voglia, Begierde, il suo désir, o di foto in
foto se c’è una sequenza temporale o più scene raccolte dal fotografo.
Perché
questa deplezione è specchio del punctum T, che altro non è che il Wathames-pike?
Ma
per essere sempre eliso, in questa specularità bagnata in cui si mimetizza fino
a che compaia il segno distintivo della macchia, che, avendo
una funzione “riconosciuta nella sua autonomia e identificata con quella dello
sguardo, possiamo cercarne la linea, il filo, la traccia in tutti i piani della
costituzione del mondo nel campo scopico”, si
va a collegare con quella del senso
ottuso, o, meglio, del punctum, del pike perché segnò la preesistenza al
visto di un dato-da-vedere come
difatti, a ben vedere, è nello sguardo della Tigre che c’è la macchia, un
bagliore del Thames, che prefissa la pulsione del farsi bagnare o altrimenti
avrebbe potuto essere un oggetto singolare che, trovandosi in scena per caso, si
costituisca come un qualcosa che ottunda o sfiori leggermente la linearità
della scena, la compattezza della storia, la congruenza semantica del campo
visivo.
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Hans Bellmer - Aline et Valcour |
Dispersione,
in ogni caso, come traccia del désir che,apparsa per caso nel mimetismo del
desiderio, ha qualcosa del fantasma fallico, che, dimensione parziale nel campo
dello sguardo, è, però, sempre, un fantasma anamorfico, che, come dice Lacan, non
vedremo mai definirsi in una foto, che altro non è che una trappola da sguardo:
difatti, la
macchia non è che lo sguardo in quanto tale, nella sua
funzione pulsatile, fluttuante, bagnata.
Il
désir, vedete bene dunque, ha con lo sguardo
un rapporto complementare con la macchia,
perché è “ciò che sfugge sempre alla presa di quella forma di visione che si
soddisfa da sé immaginandosi come coscienza”:
si
vede vedersi, che, non fatemelo
dire, non è dal lato del significante di deplezione, che è à côté come fare, ma da quello del significante di
ingrossamento, che è de son côté come farsi
fare.
Lo
sguardo, in questa foto che vedo dopo
20 anni, perché si vede vedersi il
godimento, è verso l’obiettivo che si sta
ascoltando la musica, perché la jouissance è come ogni figura femminile di
Hans Bellmer, in cui l’oggetto a, che
è lo sguardo, è il fallo che, lì
all’Henley Regatta, la sta riempiendo nella misura in cui il significante di
deplezione del suo désir la sta simultaneamente vuotando.
L’oggetto
a, lo sguardo, è come una delle grandi
dimensioni del segno, quella in cui può essere letto in sé come una totalità di
significanze, come una essenza, o, meglio, come una assenza, poiché il segno, e
perciò lo sguardo, l’oggetto a,
designa ciò che non è là.
L’oggetto
a, lo sguardo del fallo, è sempre indicato da questa macchia, che fa da freccia, che ritorna verso il soggetto perché è il
suo farsi vedere e che, nella foto,
per il contrappunto che sta suonando, si converte in farsi sentire, che, come dice Lacan, va sempre verso l’altro:
la
pulsione scopica commuta il “guardarsi nel suo membro sessuale”, che è sempre
estraneo perciò è stupefatto lo sguardo, con l’ascoltare nel proprio sesso il contrappunto
che quel membro, dell’estraneo, le sta suonando.
Lo
sguardo è il tragitto del desiderio che arriva a destinazione, quando
dall’iniziale farsi vedere, si arriva
a farsi bagnare dopo aver passato per
il farsi sentire: che è, in Bridget
T., fatto di macchioline, efelidi della felide del Thames, che tracciano, rigano,
il prato sotto l’occhio, impregnazione del suo désir incolmabile, rigatura o
tigratura di un tragitto che rendendo inesorabile lo sguardo, sempre più
tigrato, selvaggio di una crudeltà libidica assoluta, seduce per l’irredentismo
folgorante dell’oggetto ajnico che Bridget T. è.
L’artiglio di Tigre è un segno a forma di
piccola linea curva tracciata sul petto, che il poeta ha sulla parte sinistra
per un taglio che accidentalmente si fece fanciullo: questo graffio segna
l’incantesimo del Wathames-pike che
il poeta declinerà.
Nell’ultima
settimana luminosa dell’incantesimo, è l’ombelico la parte del corpo che,
secondo il Kama Shastra,va colpito dolcemente con la mano aperta per poi, il
giorno dopo, prendere, premere e battere le natiche e al 5° giorno strofinare con
il lingam lo yoni di Bridget fino a chiudere il ciclo premendo e dando colpetti
al ginocchio, al polpaccio, al piede, all’alluce fino al novilunio di luglio, in
cui, al primo giorno, e sarà giornata di regata a Henley, sarà la testa di
Bridget accarezzata con la punta delle dita e con la testa del fallo.
Che
il leone e la tigre svolgano nelle civiltà tropicali ed equatoriali quasi la stessa
funzione del lampo, com’è convinzione di Gilbert Durand, è fuor di dubbio, ma
come possa una londinese farsi cavalcatura di Durga,terribile,immensa e
sfolgorante come il disco di Visnù, è possibile solo dedurlo dal fatto che i
simboli teriomorfi appartengano al regime diurno dell’immaginario, quello che
ha come schema verbale separare e distinguere e come categoria del gioco
la spada, l’arma eroica annessa
all’occhio del padre.
La
Tigre, o la Leonessa, per l’etimologia di leo
connessa a slei, «sbranare« che si
ritrova nello slizam, “fendere”, del vecchio tedesco, è questo
animale terribile appartenente al cronos astrale:l’incanto del Wathames che avviene con Mercurio e
Venere all’inizio del Leone, ascendente del Poeta, segno del sole che è, allo
stesso tempo, leone e divorato dal Leone: ”questo animale divorante il
sole, questo sole divorante e tenebroso ci sembra essere parente stretto del
Cronos greco, simbolo dell’instabilità del tempo distruttore”.
Questa
oscura luce fa pensare al sole nero cinese Ho, che si connette al principio
Yin, all’elemento notturno, femminile, umido e paradossalmente lunare: qui, tra la
luce diurna della Tigre e l’oscura luce del Thames, il punctum T., colui che fa entrare e uscire, cioè il grande
mutamento, il tempo, il tenebroso, che va attraversato con i tre tempi della
palata: che, come disse la Ragazza Oscura(Fol.26/10 HNL,cfr.Fang-Pi-Shu) va azionata
nella seconda posizione che si chiama il “Passo della Tigre”, in cui Bridget T.
è a quattro mani, col sedere sollevato e la testa con la paglietta chinata; il
Poeta si inginocchia dietro di lei e la tiene per la vita; poi,introduce lo
Stelo di Giada nel Punto Centrale; è importante che egli, come
nell’Attacco,penetri verticalmente per 30 centimetri sino in fondo e che si
muova con una rapida successione dei movimenti, alternando 5 colpi superficiali
con 8 colpi profondi, doppiando per ottenere la cadenza dei 26 colpi: il giusto
ritmo si stabilirà da sé in tanto che la vagina di Bridget T. si contrarrà e si
distenderà alternativamente e quando avrà abbondanti secrezioni si aumenterà il
numero delle palate per il serrate
dei 46 colpi nella passata nell’acqua di T.
Dopo
ogni gruppo di movimenti inerenti ai due tempi, nel terzo tempo si effettuerà
la levata sbattendo ogni volta il remo nella gora per almeno 23 volte. Quindi, la
ripresa, essendo la levata in gora il nuovo attacco alla Tigre.
Per
il maestro Tung-hSüan questa è la posizione della “Tigre Bianca che salta”.