Ancora
sulla posa del caffè e sulla psicanalisi
Un giorno trovai mio
nonno Parrot che stava raccogliendo le nespole nell’aranceto di Mia Nonna dello
Zen. Mi parlò diffusamente della bellezza della nespola, che egli ama perché “non
è sempre lì a chiedere soldi in prestito”. Parlammo della psicanalisi e di
Charcot che Parrot considera un
movimento tenuto vivo dall’industria dei divani ma anche dei materassi.
“Questi psicanalisti
moderni! Chiedono un sacco di soldi. Ai
miei tempi, disse mio nonno, per quattro soldi ti avrebbe curato lo stesso
Freud. Per otto soldi, ti avrebbe curato e raccolto anche un paniere di
nespole. Per quindici soldi, avrebbe permesso a te di tenergli una lezione
sulla fase anale direttamente sussurrata nel suo orecchio destro. Per non
parlare di Lou Andreas-Salomé che, quasi per la stessa somma, ti faceva la “Battaglia
dei Gesuiti” a due mani, quindi la famosa “10 a 1”, e con un abbonamento
mensile ti avrebbe aiutato a maneggiare un giorno sì e l’altro pure il tuo
oggetto a così come lo avrebbe rinvenuto, e codificato, lustri
dopo Jacques Lacan!
Se uno di noi non fosse
stato in grado di guarire un paziente nel giro- mettiamo- di una stagione,
avrebbe non solo dovuto rimborsargli i soldi ma preparargli la dissertazione di
dottorato se non quella di aggregazione alla Facoltà di Medicina. Ricordo che si
potevano sempre riconoscere i pazienti con cui Jung aveva fallito la cura
perché lui gli faceva le rivoluzioni
solari sul cosmogramma di nascita per i successivi sette anni.”
Mio nonno Parrot mi
disse di sedermi che, intanto, Mia Nonna dello Zen avrebbe preparato il caffè al
modo di quella che avevano messo a farmi da madre, che faceva la posa del caffè
e che chiamava “il caffè americano”, forse alludendo a Hemingway. Ci rilassammo
seduti sul divano. Poi, di punto in bianco, disse questo: “Il caffè, se l’uomo
fosse immortale, riusciresti ad immaginare a quanto ammonterebbe il consumo di caffè
rifatto?”
“Beh, 3-4 volte al
giorno in media, fa 1000-1200 all’anno…”
|
Lou Andreas-Salomé |
“Lavazza, che ci
starebbe a fare? Con tutto ‘sto caffè rifatto 3-4-10 volte al giorno fin tanto
che quello che esce, poi, infine è un po’ di acqua scura, colore tipico della
fase anale, l’intera storia della psicanalisi cosa potrebbe essere allora?”
“Non riesco ad
immaginarlo.”
“E la libraia…lì sulla
scala con quelle gambe greche quante Battaglie dei Gesuiti ti ha fatto fare?”
“Quante le pose del caffè
in una vita intera…”
“E quante sarebbero?
Così il fantasma è uretrale…non trovi?”
“Come l’oggetto a –
che,nonno, tu non lo conosci ma io e Lacan sai quante volte l’abbiamo visto
passare al meridiano?”
“Quante pose in una vita
media per la libraia della città della Magna Grecia fino a quando poi il
fantasma si trasferì altrove?” 4-5 pose rifatte al giorno, sono 1500 all’anno,
per 60 anni di Battaglie dei Gesuiti, fa 90.000…è così che, come scriverà poi
Jean Baudrillard, l’oggetto a ci vede, ci sogna, ci
riflette, ci pensa e manda a cagare il super-io, che, vai a vedere, con tutta 'sta posa del caffè che si è dovuto trangugiare, sai che cacarella!”
|
Il Trattato di Fenichel di cui alla libraia
nella città della Magna Grecia:
mio nonno non lo ha letto |