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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La posa del caffé e la psicanalisi, 2


Ancora sulla posa del caffè e sulla psicanalisi

Un giorno trovai mio nonno Parrot che stava raccogliendo le nespole nell’aranceto di Mia Nonna dello Zen. Mi parlò diffusamente della bellezza della nespola, che egli ama perché “non è sempre lì a chiedere soldi in prestito”. Parlammo della psicanalisi e di Charcot  che Parrot considera un movimento tenuto vivo dall’industria dei divani ma anche dei materassi.
“Questi psicanalisti moderni! Chiedono un sacco di soldi.  Ai miei tempi, disse mio nonno, per quattro soldi ti avrebbe curato lo stesso Freud. Per otto soldi, ti avrebbe curato e raccolto anche un paniere di nespole. Per quindici soldi, avrebbe permesso a te di tenergli una lezione sulla fase anale direttamente sussurrata nel suo orecchio destro. Per non parlare di Lou Andreas-Salomé che, quasi per la stessa somma, ti faceva la “Battaglia dei Gesuiti” a due mani, quindi la famosa “10 a 1”, e con un abbonamento mensile ti avrebbe aiutato a maneggiare un giorno sì e l’altro pure il tuo oggetto a così come lo avrebbe rinvenuto, e codificato, lustri dopo Jacques Lacan!
Se uno di noi non fosse stato in grado di guarire un paziente nel giro- mettiamo- di una stagione, avrebbe non solo dovuto rimborsargli i soldi ma preparargli la dissertazione di dottorato se non quella di aggregazione  alla Facoltà di Medicina. Ricordo che si potevano sempre riconoscere i pazienti con cui Jung aveva fallito la cura perché lui gli faceva  le rivoluzioni solari sul cosmogramma di nascita per i successivi sette anni.”
Mio nonno Parrot mi disse di sedermi che, intanto, Mia Nonna dello Zen avrebbe preparato il caffè al modo di quella che avevano messo a farmi da madre, che faceva la posa del caffè e che chiamava “il caffè americano”, forse alludendo a Hemingway. Ci rilassammo seduti sul divano. Poi, di punto in bianco, disse questo: “Il caffè, se l’uomo fosse immortale, riusciresti ad immaginare a quanto ammonterebbe il consumo di caffè rifatto?”
“Beh, 3-4 volte al giorno in media, fa 1000-1200 all’anno…”
Lou Andreas-Salomé
“Lavazza, che ci starebbe a fare? Con tutto ‘sto caffè rifatto 3-4-10 volte al giorno fin tanto che quello che esce, poi, infine è un po’ di acqua scura, colore tipico della fase anale, l’intera storia della psicanalisi cosa potrebbe essere allora?”
“Non riesco ad immaginarlo.”
“E la libraia…lì sulla scala con quelle gambe greche quante Battaglie dei Gesuiti ti ha fatto fare?”
“Quante le pose del caffè in una vita intera…”
“E quante sarebbero? Così il fantasma è uretrale…non trovi?”
“Come l’oggetto a – che,nonno, tu non lo conosci ma io e Lacan sai quante volte l’abbiamo visto passare al meridiano?”
“Quante pose in una vita media per la libraia della città della Magna Grecia fino a quando poi il fantasma si trasferì altrove?” 4-5 pose rifatte al giorno, sono 1500 all’anno, per 60 anni di Battaglie dei Gesuiti, fa 90.000…è così che, come scriverà poi Jean Baudrillard, l’oggetto a ci vede, ci sogna, ci riflette, ci pensa e manda a cagare il super-io, che, vai a vedere, con tutta 'sta posa del caffè che si è dovuto trangugiare, sai che cacarella!”
Il Trattato di Fenichel di cui alla libraia
nella città della Magna Grecia:
mio nonno non lo ha letto