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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

Rachael e il mio oggetto "a"

rachael



(Source: benrains.com)


La patafisica di Rachael
by blue amorosi 
Se una cosa vuole essere fotografata significa che non vuole consegnare il suo senso, che non vuole riflettersi. Vuole solo essere captata direttamente, violata sul posto, illuminata nel suo dettaglio[i]: Rachael è qualcosa che vuole diventare immagine perché non vuole durare, vuole essere fotografata per  poter sparire meglio. Se è questo qualcosa , lo è perché gode della sua propria assenza. E lo è perché, con la trama stessa dei dettagli, delle linee, della luce e di quello che si è iscritto sul suo corpo, viene  interrotto il soggetto e, correlativamente, il mondo. Tramite limmagine il mondo impone la sua discontinuità, il suo frazionamento, la sua istantaneità artificiale[ii]: tramite Rachael lintensità dellimmagine nega il reale due volte e la vertigine del dettaglio, leccentricità magica del dettaglio doppia lassenza del mondo, riesuma la sua alterità nascosta, Rachael si fa cosa tra le cose, perché come una città che si fa attraversare in silenzio[iii] è il mondo del visionatore che come foto il suo corpo attraversa in silenzio.
Rachael, come limmagine in sé, è ciò che è, sfugge a tutte le nostre considerazioni morali, è priva di super-io e come corpo o qualcosa è loggetto che ci vede, è loggetto che ci sogna, è il mondo che ci riflette, è il mondo che ci pensa. E lei che fa tutto. Il fotografo non lo ammetterà mai e sosterrà che tutta loriginalità risiede nella sua ispirazione, nella sua interpretazione fotografica del mondo, che, è indubbio, c’è stata, ma, appunto, è il mondo in quanto oggetto, che, sì, non è identificabile, e non somiglia a niente, ma giacché ci vede e ci sogna, qui è Rachael che ci vede, ci sogna, ci riflette, ci pensa. Basta che passi al meridiano con loggetto a  del  visionatore: Il miracolo è che le apparenze si rigirano verso di noi e contro di noi, sovrane, tramite la stessa tecnica di cui ci serviamo per espellerle[iv]: Rachael arriva daltronde proprio adesso che la vede, o la vuole, o la riflette, o la pensa,  il mio oggetto a, e arriva dal cuore della sua banalità, fa irruzione dal suo dove, si moltiplica da sola con gaudio, ed è così, allo stesso modo, che ritornerà.



[i] Jean Baudrillard, Perché l’illusione non si oppone alla realtà[1998-2003], in: Idem, Patafisica e arte del vedere, Giunti 2006.
[ii] Ibidem.
[iii] Ivi.
[iv] Ivi.