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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La posa del caffè e la psicanalisi, 3

Quando conobbi Sandra Alexis, che faceva la contorsionista per il Circo Orfei agli inizi degli anni Ottanta, ebbi la certezza che la posa del caffè, da quel momento e da via Micca in Torino, avrebbe avuto un qualcosa in più,; come avrebbe detto dopo Jean Baudrillard , il patagonismo e l’attrattore strano avrebbero costituito il paradigma patafisico dell’oggetto a .Mio nonno, in tutto questo, non c’entrava niente, anche perché, da quel che ne sapevo, non era mai stato a Torino, né pare che andasse fuori di testa per il circo. La pulsione che caratterizza chi fa della contorsione lo specchio della propria identità di percezione è, non vi sono dubbi, quella che Leopold Szondi chiama pulsione hy, che, al livello filogenetico, è dentro la tempesta di movimenti e ha come pulsione parziale il desiderio di mostrarsi; quando cresce, ed è adulta,  essa diventa “pulsione di sorpresa” e ha bisogno di un poeta che elabori costantemente un mondo immaginario. Tra una posa e l’altra, e la posa infinita del caffè, si vive tra pseudologia fantastica e arte drammatica, lei fa l’isterica quando non le bastano più i fenomeni di conversione, il poeta, che non sa civettare, non fa che lamentarsi e vive costantemente in ansia. Poi un giorno scopre che lei balbetta, ha sempre l’emicrania ed è un po’ cleptomane, insomma è dentro la pulsione metonimica di hy, quella che Szondi chiamava pulsione e, il suo erotismo uretrale, per quanto sia dentro il paradigma dell’acqua, non bagna la libido del poeta né soddisfa la sua oralità, insomma lei fa acqua, lui non la usa nemmeno per farsi fare la posa del caffè.

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