La posa del caffè e la posa di Pallade nell’aranceto di mia
nonna dello Zen
|
Pallade prima che faccia la posa |
Vanno
ancora le ragazze e i ragazzi a bere la coca
cola, dopo la scuola, anche a settembre o nell’aranceto di mia nonna a fare
petting e lì non ci sono nocciole da raccogliere non come nel pantano dove c’era
un alberetto e già ad agosto si
cominciava a raccoglierle le nocciole da terra e quante volte quella faceva la
giumenta di compare Pietro senza che il poeta potesse smettere di leggere e le
ragazze e i ragazzi che ridevano quando il sole era basso e ad occidente da lì l’aria era frizzante e
ancora non c’era l’odore autunnale del fumo, tanto è vero che la quercia, a
volerla vedere, era nel boschetto a est che dovevi attraversare dopo aver
attraversato la ferrovia e lì non avevamo mai visto una ghianda, anche
raccogliendo le pigne quella donna mostrava l’arco ogivale, dopo aver scelto la
posizione giusta, dritta e fenomenale , la testa a ovest e il culo a est nell’occhio
del poeta, e fu così che entrò anche lei nel paradigma non della gazzosa ma
della posa del caffè, che è speculare alle acque tranquille, agli antichi
frutteti, all’aranceto di mia nonna, e alle lunghe eterne pisciate fatte sulla
sua erba che si fa nel taglio obliquo del sole che sta scendendo bagliore
didonico o ainico per come brilla e non è una stella nel cielo più blu, chi fu
quel poeta che disse che nel giardino i corpi si trasformano in erba che non
nutre il gregge e in sempreverdi che non generano frutti, lungo i sentieri in
ombra, dietro quel che fu il pollaio possiamo sentire sospiri vani e ancora più
vani sogni e vedere come un fantasma è spruzzato verso l’albero delle mele,
dio, come l’ha amato, curato e potato con le sue mani mia nonna dello Zen per molti, molti anni, seppur non fosse un
arancio, seppur alcuni giorni la posa del caffè non sarebbe bastata per farla
arrivare all’angelus del tramonto e così entrare nel suo ciclo chimico, nel
terreno e nella polpa dell’albero e ,dio, quante volte avrà goduto quella donna
urinando nello spazio prediletto tra l’albero dei diospiri, il limone, il melo
e il pollaio, e quanti epitaffi delle mele e della linfa del diospiro avrà
scritto su quell’erba già bagnata! La posa del caffè che ritrovi, poi, alla
sera e la mula che nello stesso spazio uretrale di mia nonna dello Zen deponeva
tutto quanto, nel ciclo chimico circadiano, è la sostanza solida,
un po’ come
il tramonto, e ci si mette a ovest, con
il podice a ovest a farla, pensando che avresti voluto che le mele fossero
state non solo più grosse ma rosse, e non c’è nessun segnale da nord, né l’occhio
di una guardia, intanto che lontano s’era sentito il canto di un gallo e la
campana dell’angelus al soffio del vento, che, per quanto nell’aranceto non
avrebbe mai potuto sorprenderti, capivi che era levante, o forse quel mezzo
vento tra tramontana e levante che, per portare il suono della campana, così
dev’essere, e all’improvviso ti dici che in cielo non ci sono matrimoni né
calendari né, questo mi venne da pensare, sarà mai possibile che il figlio di quel
carrettiere possa essere mandato a studiare all’università di Napoli medicina o
l’ipotenusa della bisaccia che è la misura agraria palermitana, tanto per
tenerci dentro, lapsus dell’inconscio collettivo, il banditismo di Salvatore
Giuliano e i crimini di guerra del principe nero di Cerchiara, e allora sono
tornato a casa con la posa della mula e una voglia indicibile di posa del caffè,
la geometria radicale di chi , in quel preciso momento sa come disporsi perché lei
divenga Pallade nell’occhio del poeta che non potrà mai guardare in tutta la pienezza dell’ostensione perché
altrimenti il bagliore didonico lo accecherà come Tiresia, ovvero avendo l’ ostensione fulminato
il suo desiderio in quel momento non potrà, poi, il poeta, deliziarsi l’animo del podice della mula lungo
la posa del caffè che infinita lo attende il mattino dopo. E gli altri mattini
quando e fin quando quell’oggetto a, che è Pallade che fa la posa, continuerà a passare
al meridiano del visionatore della posa del caffè e della posa di Pallade.
|
Druuna, più di ogni altra, sarebbe
la Pallade che fa la posa solida:
Palladruula
è l'archetipo
del podice della mula e di Pallade che fa la posa della mula? |