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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

Bridget T., 9 • Il paradigma sentimentale

 



Il punctum T e l'organicità anonima
Se il visionatore guarda bene il “farsi vedere” di Bridget T., osserva che in verità sta per “farsi sentire”, tanto che il visionatore vedrà il suo “farsi sentire”; nel paradigma sentimentale c’è sempre come un doppio che corre lungo la linea dell’ombra, ed è questa affettività profonda che viene ostesa, esibita con assoluta naturalezza: è l’organicità anonima, che, essendo “un gioco di forze oggettive, non un gioco di passioni soggettive”, come dice Ruffini[1], non è mai triste, né strano, non ha segni di chiusura o di lentezza.
L’amabilità, la sobria cortesia, una dolcezza concentrata, una toccante tenerezza: il paradigma sentimentale proietta una sorta di emotività specializzata, un sentimento di sé che si riflette come un taglio, un graffio, affettivo durevole.
L’espressione, l’ostensione è introversa; nell’economia e nel dispositivo della scena, che è pubblica, la posa è contenuta e sobria, leggermente inclinata, un tracciato molto concentrato da sentimentale largo che curva questo sentimento di sé, introverte la sensazione per far sì che il visionatore se ne senta graffiato.
L’assolutezza anonima, come attrazione, ha dunque una base emotiva, nasce dalla combinazione dei fattori Emotività/non-Attività e, costituendosi come “vulnerabilità”, cioè come l’eccitabilità del nervoso ma con in più qualcosa che sembra perturbare e sorprendere costantemente il “sentimento di sé”, sviluppa, all’interno del paradigma, una retorica somatica dell’affettività.
Come abbiamo rilevato per Body Page, la bellezza, quando ha il doppio, o un senso ottuso, ha dei valori sentimentali evidenti: dall’aspetto impulsivo a quello violentodall’eccitabile al selvatico, dal solitario al chiuso,dall’artificioso al meditativodall’indeciso all’arbitrario, dal malinconico allo scontento[2].
Una affettività  nascosta che, vista in faccia e per come ti guarda, ti artiglia la libido, la graffia. Tanto che diviene intensità affettiva, che, per i parametri della caratterologia, trattandosi del paradigma sentimentale, ha sempre un significante dovuto al doppio nervoso:
il senso ottuso, così, è questo significante che voga tra emotività primaria e sensualità secondaria, cosicché ha qualcosa del “palpito violento ma che carezza”, dell’”ardore morboso ma che liscia”, dell’”emozione incontenibile ma che è tenera”, della “passione tempestosa ma romantica”, della “sensazione volgare ma delicata”.
Doppio che ha una scostumata compostezza, una eccitazione profonda, una pensierosa voluttà, una accorta provocazione, una voglia contenuta.
Questo vuoto dell’ heimlich entra nel quadro-finestra della piramide visiva del visionatore, in questo angolo di 45° che articola spazio psicofisiologico, spazio vissuto e spazio matematico: la sua ragione somatica, e perciò psicofisiologica, vissuta e matematica, è tutta nella faccia di Bridget T. e correla tutta una retorica che il poeta-visionatore reinveste in forma simbolica come objectum con altre figure retoriche.
La seduzione del senso ottuso ha sempre una doppia misura: un angolo ottuso, d’altronde, è sempre più grande di uno retto; la seduzione del senso ottuso ha una sorta di doppio fallo: uno, implosivo e puro, dritto; l’altro, esplosivo, graffiante non perpendicolare e visibile.
Per questo funziona a sineddoche la seduzione del senso, mentre la seduzione del senso ottuso funziona a metonimia, perché il punctum del personaggio,che è il punctum T., ha sempre un doppio fallo o, meglio, uno ce l’ha o l’ha usato e l’altro lo vuole accanto a quello usato oppure lo userà, in faccia nel rettangolo T. se il naso è verticale e perpendicolare dritto, l’occhio è orizzontale ma di taglio. Così se la seduzione del senso quando si esprime, essendo colta come punctum, è, perciò, nella retorica della sineddoche ed è il naso da Tigre; il desiderio del personaggio, cioè di Bridget T., che, per questo punctum, tanto desta il senso ottuso, è, perciò, nella retorica della metonimia, che si pone sull’asse della T ed è l’occhio della Tigre o la riga delle sopracciglia o lo spargersi delle freekles, che, per quanto visto come macchia, hanno sempre un rapporto quasi anamorfico con freak, che, come schema verbale, ti fa “andare fuori di testa” ma come sostantivo nello slang ha il paradigma di una libido a potenzialità elevata di serrate, che, essendo la nostra eroina una tigre, non ci si potrà meravigliare nel leggere in questa metonimia la sua potenzialità “ninfomane”.
Come in Sade c’è in questo un po’ della pratica della violenza metonimica, che, appunto, doppia il paradigma giustapponendo “per uno stesso sintagma frammenti eterogenei, appartenenti a sfere di linguaggio ordinariamente separate dal tabù socio-morale”[3]: il sodomizzare la propria istitutrice (esempio di questo procedimento sadiano) è speculare alle freekles disseminate come senso del freak (metonimia fisiognomica di Bridget T.).
Figura retorica
Sineddoche
Metonimia
Seduzione
Seduzione del senso
Seduzione del
senso ottuso
Significante fisiognomico

Naso della Tigre

Occhio della Tigre
Riga sopracciglia
Freekles







[1] Cfr:Franco Ruffini, Teatro e Boxe, il Mulino, Bologna 1994: in particolare il capitolo sesto da pag.89.
[2] Cfr.V.S.Gaudio, Body Page© 2002.
[3] Roland Barthes, Sade I, in:R.B., Sade,Fourier,Loyola, trad.it.cit.pag.22.