Il punctum T e l'organicità anonima
Se
il visionatore guarda bene il “farsi vedere” di Bridget T., osserva che in
verità sta per “farsi sentire”, tanto che il visionatore vedrà il suo “farsi
sentire”; nel paradigma sentimentale c’è sempre come un doppio che corre lungo
la linea dell’ombra, ed è questa affettività profonda che viene ostesa, esibita
con assoluta naturalezza: è l’organicità anonima, che, essendo “un gioco di forze
oggettive, non un gioco di passioni soggettive”, come dice Ruffini, non
è mai triste, né strano, non ha segni di chiusura o di lentezza.
L’amabilità, la
sobria cortesia, una dolcezza concentrata, una toccante tenerezza: il paradigma
sentimentale proietta una sorta di emotività
specializzata, un sentimento di sé che si riflette come un taglio, un
graffio, affettivo durevole.
L’espressione, l’ostensione
è introversa; nell’economia e nel dispositivo della scena, che è pubblica, la posa
è contenuta e sobria, leggermente inclinata, un tracciato molto concentrato da sentimentale largo che curva questo
sentimento di sé, introverte la sensazione per far sì che il visionatore se ne
senta graffiato.
L’assolutezza anonima, come attrazione, ha dunque una
base emotiva, nasce dalla combinazione dei fattori Emotività/non-Attività e, costituendosi come “vulnerabilità”, cioè
come l’eccitabilità del nervoso ma
con in più qualcosa che sembra perturbare e sorprendere costantemente il
“sentimento di sé”, sviluppa, all’interno del paradigma, una retorica somatica
dell’affettività.
Come abbiamo rilevato per Body Page, la bellezza, quando ha il doppio, o un senso ottuso, ha dei valori sentimentali evidenti: dall’aspetto impulsivo a quello violento, dall’eccitabile
al selvatico, dal solitario al chiuso,dall’artificioso al meditativo, dall’indeciso all’arbitrario, dal malinconico allo scontento.
Una
affettività nascosta che, vista in faccia e per come
ti guarda, ti artiglia la libido, la graffia. Tanto che diviene intensità affettiva, che, per i parametri
della caratterologia, trattandosi del paradigma sentimentale, ha sempre un significante
dovuto al doppio nervoso:
il
senso ottuso, così, è questo significante che voga tra emotività primaria e sensualità secondaria, cosicché ha qualcosa del “palpito violento ma che
carezza”, dell’”ardore morboso ma che liscia”, dell’”emozione incontenibile ma
che è tenera”, della “passione tempestosa ma romantica”, della “sensazione
volgare ma delicata”.
Doppio
che ha una scostumata compostezza, una eccitazione profonda, una pensierosa
voluttà, una accorta provocazione, una voglia contenuta.
Questo
vuoto dell’ heimlich entra nel
quadro-finestra della piramide visiva del visionatore, in questo angolo di 45°
che articola spazio psicofisiologico, spazio vissuto e spazio matematico: la sua
ragione somatica, e perciò psicofisiologica, vissuta e matematica, è tutta nella
faccia di Bridget T. e correla tutta una retorica che il poeta-visionatore
reinveste in forma simbolica come objectum
con altre figure retoriche.
La
seduzione del senso ottuso ha sempre una doppia misura: un
angolo ottuso, d’altronde, è sempre più grande di uno retto; la seduzione del
senso ottuso ha una sorta di doppio fallo: uno, implosivo e
puro, dritto; l’altro, esplosivo, graffiante non perpendicolare e visibile.
Per
questo funziona a sineddoche la seduzione del senso, mentre la seduzione del
senso ottuso funziona a metonimia, perché il punctum del personaggio,che è il punctum
T., ha sempre un doppio fallo o, meglio, uno ce l’ha o l’ha usato e l’altro lo
vuole accanto a quello usato oppure lo userà, in faccia nel rettangolo T. se il
naso è verticale e perpendicolare dritto, l’occhio è orizzontale ma di taglio. Così
se la seduzione del senso quando si esprime, essendo colta come punctum,
è, perciò, nella retorica della sineddoche ed è il naso da Tigre; il desiderio
del personaggio, cioè di Bridget T., che, per questo punctum, tanto desta il senso
ottuso, è, perciò, nella retorica della metonimia, che si pone sull’asse della T ed
è l’occhio della Tigre o la riga delle sopracciglia o lo spargersi delle freekles, che, per quanto visto come
macchia, hanno sempre un rapporto quasi anamorfico con freak, che, come schema verbale, ti fa “andare fuori di testa” ma come
sostantivo nello slang ha il paradigma di una libido a potenzialità elevata di serrate, che, essendo la nostra eroina una
tigre, non ci si potrà meravigliare nel leggere in questa metonimia la sua
potenzialità “ninfomane”.
Come
in Sade c’è in questo un po’ della pratica della violenza metonimica, che, appunto, doppia il paradigma giustapponendo
“per uno stesso sintagma frammenti eterogenei, appartenenti a sfere di
linguaggio ordinariamente separate dal tabù socio-morale”: il
sodomizzare la propria istitutrice (esempio
di questo procedimento sadiano) è speculare alle freekles disseminate come senso del freak (metonimia fisiognomica di
Bridget T.).
Figura
retorica
|
Sineddoche
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Metonimia
|
Seduzione
|
Seduzione
del senso
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Seduzione
del
senso
ottuso
|
Significante
fisiognomico
|
Naso della
Tigre
|
Occhio
della Tigre
Riga
sopracciglia
Freekles
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