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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La posa del caffè e la psicanalisi ≈ 16 ♦ La pulsione di Attila



Marisa G. Ainol’Arena di Verona



La posa del caffè e la psicanalisi 16


Marisa Aino intervista V.S. Gaudio
sulla velocità e sul nome cambiato al poeta ragazzo






Il velocista col nome  degli zingari Ê

MARISA AINO Se fossi diventato il velocista che eri adolescente, ce l’avevi già il nome adatto?
VS Nel senso che avrei avuto la velocità di VS “Vuesse”? Non ero ancora arrivato a VS per quanto fossi sulla buona strada, cioè sulla corsia giusta, forse sarei stato velocista come Enzo Alan Gaudio.
MA Che non è veloce come VS, ma forse lo è , Enzo, per come ti si chiamava “Ënzù”, con la Ë quasi muta: una cosa come “’nzù” e, insomma, arrivavi prima, venivi subito!
VS Lo dici come se fosse l’eiaculazione precoce…
MA Beh, che vuol dire? I velocisti sono veloci in tutto, forse vengono tutti prima, quelli più veloci, intendo, non credi?
VS Io, all’epoca, quando facevo le gare, da ragazzino, non c’era lo start sparato, almeno qui, allenandoti anche, non vedevo già bene da lontano e quello che dava il via, che era “patajoscia”, te lo ricordi? Patajoscia, quello che ci faceva educazione fisica perché era fratello del preside, e non sapeva nemmeno cosa fosse  non dico il quadricipite ma il blocco di partenza, era quello che prendevamo tutti in giro e quello che, poi, ti doveva portare ai campionati studenteschi a Cosenza, allo stadio San Vito, che nessuno di noi aveva mai visto nemmeno in cartolina, figurati lui che veniva da uno dei paesini arberësh più arretrati, rispetto alla costa e rispetto all’umanesimo sociale! Allora, quello abbassava il braccio, non aveva nemmeno un fischietto, quel dannato arberësh, io vedevo dopo, insomma partivo dopo che erano partiti tutti gli altri e li andavo a prendere a metà corsa e li distanziavo, figuriamoci se fossi partito con lo start sparato!
MA ‘Nzù, te l’ho detto, e arrivavi!
VS Invece, tu, manco ti chiamavano che eri già bell’e venuta!
MA Dai,Enzuccio, non essere così reattivo.
VS Non ti sei mai chiesta che magari sei tu che attivi la reazione?
MA Nel senso che faccio venire subito?
VS Nel senso che io ero e sono veloce come puoi tu stessa testimoniare e nel senso che a vederti anche tu eri  veloce a far venire.
MA Ero.Nel senso che adesso non faccio venire subito come prima?
VS Nel senso che…fanciulla mia amata, la vita è breve, e se continui a rompermi il cazzo, magari il cazzo si rompe, è veloce, l’hai detto, e quindi si rompe subito, anzi, a pensarci, deve essere rotto da un bel pezzo, no?
MA Questo lo dici tu. E, come si dice? A detta del poeta, un verso è pur sempre un verso, anche quando ammoscia. Tornando alla velocità della corsa, quando ti sei reso conto che eri effettivamente il più veloce di tutti?
VS Quando ti ho visto, velocemente ho capito che ti avrei preso.
MA Velocemente, nei preliminari, o velocemente, al traguardo?
VS Sarei stato davvero un velocista, lo sai. Un ragazzo, non puoi interrompere la sensorialità a un ragazzo, tutti quegli arberësh questo fecero, quello, intendo Patajoscia, sai cosa fece ai campionati studenteschi a Cosenza?
MA Ti cambiò il nome.
VS Esatto. Andai a fare le corse, gara e staffetta, con un altro nome: mi fece vedere il documento: c’era la mia fotografia, il nome di quella razza di zingari che già avevano cambiato il nome al mio nome, alla faccia dell’articolo 22 della Costituzione, questo fece: mi dette il cognome di chi aveva cambiato il nostro cognome! E ho fatto le gare con quel nome: ai blocchi di partenza, lo speaker dava i nomi, io ero con quel cognome che Patajoscia mi aveva dato…Così decisi di non vincere: ovvero, mi qualificai per la finale, e alla finale, indovina cosa fece Patajoscia? Prese il mio numero e lo dette a un altro mio mezzo parente, più grande di tre-quattro anni che non si era qualificato per la finale, e fece la finale con il cognome che mi aveva dato Patajoscia , il mio numero, lui che era cugino di quello di cui mi avevano fatto portare il nome e il cognome, e arrivò ultimo.
MA Nella staffetta?
VS Nella staffetta, feci la finale, sempre con il cognome non mio, ma cosa tirò dal sacco quel maledetto stupratore etnico? Invece di farmi correre per ultimo, essendo il più veloce, mi fece correre terzo, dopo il primo che era una schiappa e il secondo ancora peggio, pensa che quando partii col testimone ero a 20 metri, su 60, dal primo, lo raggiunsi e  lo superai abbondantemente consegnando il testimone a quello che era destinato a prendere le mie sembianze contraffatte anche nella gara singola, e lui che fece? Arrivò, bontà sua, terzo, staccatissimo, un altro metro e nemmeno il bronzo avremmo preso!
MA Una disfatta per la razza.
VS Certo. La gara singola io l’avrei vinta, anche se c’erano in gara ragazzi che erano stati ragazzi almeno due lustri prima. La staffetta, fossi stato il quarto, l’avrei vinta anche un distacco di venticinque metri su 60. Io ero, nel profondo della mia sensorialità, il più veloce di tutti, anche di una razza di zingari che aveva in mano l’anagrafe e il catasto dell’habitat in cui avevano deciso di farmi vivere la pubertà in segregazione.
MA Che ti ricordi più di quella giornata al San Vito?
VS La pista di atletica , che vedevo per la prima volta. E una ragazza che aveva un paio di pere che, sol per questo ricordo, la mia pulsione k non fu intaccata dalla concussione proditoria del malefico arberësh, uno dei più ignobili esseri viventi che mai abbiano calcato la terra.Che ti debba dire da dove veniva, non lo ricordo più, né che faccia avesse, non ricordo nemmeno il colore della maglietta, forse celeste, o granata, boh?, ma le pere, quelle…tanto che, poi, nel tempo, mi chiedevo sempre: chissà cosa faceva, il lancio del peso, non certo il salto in alto, né la corsa[i],



[i] Di certo, non era, purtroppo, un’ascendente di Alenka Bikar, che a “pere”(kruška, è la pera in croato)è piatta da ectomorfa depressa, ma a “meloni”(dinja, sarebbe il melone e l’anguria farebbe “lubénica”, che, a un ‘atleta slovena che ha a che fare con Lubijana, sta davvero a pennello!) l’atletica è davvero la soluzione patagonica dei misteri gaudiosi. Semplicemente, come capita anche in Slovenia,  la diffrazione morfologica tra sopra e sotto di 5 pollici(30” il petto; 35” il podice di Alenka Bikar) fa oscillare l’indice del pondus dal debole 31 all’alto 17; costituzionalmente, l’atleta slovena faceva come indice 54.93 sotto, ma mesomorfa patafisica o patalubénica, e 46.91 sopra, da ectomorfa priva di kruške.

Alenka Bikar, la patalubénica
le pere le ricordo precise, ma non chiedermi che pere fossero, lo sai che con i vegetali e gli ortaggi, gli alberi, le piante, i fiori, non riesco, me lo puoi sempre indicare: quella è la pianta del cetriolo o della cicoria, io niente, non la distinguo, non definisco un segno che faccia da significante, sarà stato per la vista, o forse per l’inquietudine che ha sempre corroso la mia libido e la mia mappa cognitiva.
MA Le pere, invece, te l’acquietano l’inquietudine...
VS Le pere. Anche i meloni. Lì, ti faccio l’antropometria dell’immagine, velocemente, non mi batte nessuno. Pensa che, a pere, me ne ricordo altre di pere, una che al Pollino, una volta che lì mi portarono per quei finti pellegrinaggi per la Madonna che  festeggiano a settembre, sono escursioni mafiose quelle, si è sempre visto e sentito e saputo, vallo a dire a quelli che inscenano lo scoop della vara che i portatori  inclinano davanti alla abitazione o al negozio dello ‘ndranghetista designato, dicono che qualcosa lo fanno sull’Aspromonte e invece sul Pollino fanno arrosti alla brace. Intanto, quelle pere: nella cappella, entro e una che stava lì a seguire la funzione mi guarda e …non dimenticherò mai la linea dei suoi seni, e del suo pondus, Madonna mia che pere, e, spostandomi un po’ a sinistra, Santo Gaudio che meloni!
MA Da che cosa dipende questo, questo oggetto “a” che ti si impiglia..al…meridiano, così dici tu, no?
VS Io prima pensavo che fosse per via della fase orale. Invece, poi Szondi mi ha aperto gli occhi: è la pulsione “k”, quella della coscienza delle percezioni, è il narcisismo primario, in poche parole. La pulsione che in sublimazione sai dove porta? All’estetica, alla filosofia, alla matematica, alla metafisica, alla logica, ma anche al feticismo, alla nevrosi ossessiva e all’isteria di conversione.
MS Che è tutto nel punctum Mercurio/Plutone che è la ragione del tuo fascino e del tuo esserci poetico.
VS E’ il punctum dell’imbroglio anagrafico che mi riguarda: è la traccia e la prova della violazione dell’articolo 22 della Costituzione e degli articoli iniziali del Codice Civile riguardanti il nome.
MA La velocità, però, è più dal lato di Urano, no?
VS L’altro punctum: Marte/Urano, che fa un tutt’uno con la pulsione “e” di Szondi, quella dell’erotismo uretrale.
MA Vedi che avevo ragione, si tratta di farla subito…
VS La pulsione uretrale, ti ricordi Mennea? E’ tra etica ed esplosione, aviazione e pirotecnica…
MA Panetteria e pompieristica.
VS Certo. Le pagnotte  sostituiscono le pere e la pompa serve per innaffiare i meloni. Te ne dico un’altra: è la pulsione che, socializzata, fa i preti e i monaci e anche gli igienisti: alla base del mio imbroglio genetico costituzionale c’è il prete e l’igienista, la religione, la santa romana chiesa e l’igienista sessuale, quello della manomissione genetica e anagrafica. Però è la stessa pulsione di Attila, questa della velocità, dell’esplosione, del fuoco e del pisciare: ho letto da qualche parte che c’è un segno particolare, questo della pulsione uretrale, che ci accomuna, Attila e il poeta.

La patalubénica in pista con la proiezione dell'Ebertin