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Marisa G. Aino│l’Arena di Verona
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La posa del caffè e la psicanalisi ≈
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Marisa Aino intervista V.S. Gaudio
sulla velocità e sul nome cambiato al poeta ragazzo
Il velocista col nome degli zingari Ê
MARISA AINO Se fossi diventato il velocista che eri adolescente, ce l’avevi
già il nome adatto?
VS Nel senso che avrei avuto
la velocità di VS│ “Vuesse”│? Non ero ancora arrivato
a VS per quanto fossi sulla buona strada, cioè sulla corsia giusta, forse sarei
stato velocista come Enzo Alan Gaudio.
MA Che non è veloce come VS, ma forse lo è , Enzo, per come ti si
chiamava “Ënzù”, con
la Ë quasi muta: una cosa
come “’nzù” e, insomma, arrivavi prima, venivi subito!
VS Lo dici come se
fosse l’eiaculazione precoce…
MA Beh, che vuol
dire? I velocisti sono veloci in tutto, forse vengono tutti prima, quelli più
veloci, intendo, non credi?
VS Io, all’epoca,
quando facevo le gare, da ragazzino, non c’era lo start sparato, almeno qui,
allenandoti anche, non vedevo già bene da lontano e quello che dava il via, che
era “patajoscia”, te lo ricordi? Patajoscia, quello che ci faceva educazione
fisica perché era fratello del preside, e non sapeva nemmeno cosa fosse non dico il quadricipite ma il blocco di
partenza, era quello che prendevamo tutti in giro e quello che, poi, ti doveva
portare ai campionati studenteschi a Cosenza, allo stadio San Vito, che nessuno
di noi aveva mai visto nemmeno in cartolina, figurati lui che veniva da uno dei
paesini arberësh più arretrati, rispetto alla costa e rispetto all’umanesimo
sociale! Allora, quello abbassava il braccio, non aveva nemmeno un fischietto,
quel dannato arberësh, io vedevo dopo, insomma partivo dopo che erano partiti
tutti gli altri e li andavo a prendere a metà corsa e li distanziavo,
figuriamoci se fossi partito con lo start sparato!
MA ‘Nzù, te l’ho
detto, e arrivavi!
VS Invece, tu,
manco ti chiamavano che eri già bell’e venuta!
MA Dai,Enzuccio,
non essere così reattivo.
VS Non ti sei mai
chiesta che magari sei tu che attivi la reazione?
MA Nel senso che
faccio venire subito?
VS Nel senso che io
ero e sono veloce come puoi tu stessa testimoniare e nel senso che a vederti
anche tu eri veloce a far venire.
MA Ero.Nel senso
che adesso non faccio venire subito come prima?
VS Nel senso che…fanciulla
mia amata, la vita è breve, e se continui a rompermi il cazzo, magari il cazzo
si rompe, è veloce, l’hai detto, e quindi si rompe subito, anzi, a pensarci,
deve essere rotto da un bel pezzo, no?
MA Questo lo dici
tu. E, come si dice? A detta del poeta, un verso è pur sempre un verso, anche
quando ammoscia. Tornando alla velocità della corsa, quando ti sei reso conto
che eri effettivamente il più veloce di tutti?
VS Quando ti ho
visto, velocemente ho capito che ti avrei preso.
MA Velocemente, nei
preliminari, o velocemente, al traguardo?
VS Sarei stato
davvero un velocista, lo sai. Un ragazzo, non puoi interrompere la sensorialità
a un ragazzo, tutti quegli arberësh questo fecero, quello, intendo Patajoscia,
sai cosa fece ai campionati studenteschi a Cosenza?
MA Ti cambiò il
nome.
VS Esatto. Andai a
fare le corse, gara e staffetta, con un altro nome: mi fece vedere il documento:
c’era la mia fotografia, il nome di quella razza di zingari che già avevano
cambiato il nome al mio nome, alla faccia dell’articolo 22 della Costituzione,
questo fece: mi dette il cognome di chi aveva cambiato il nostro cognome! E ho
fatto le gare con quel nome: ai blocchi di partenza, lo speaker dava i nomi, io
ero con quel cognome che Patajoscia mi aveva dato…Così decisi di non vincere:
ovvero, mi qualificai per la finale, e alla finale, indovina cosa fece
Patajoscia? Prese il mio numero e lo dette a un altro mio mezzo parente, più
grande di tre-quattro anni che non si era qualificato per la finale, e fece la
finale con il cognome che mi aveva dato Patajoscia , il mio numero, lui che era
cugino di quello di cui mi avevano fatto portare il nome e il cognome, e arrivò
ultimo.
MA Nella staffetta?
VS Nella staffetta,
feci la finale, sempre con il cognome non mio, ma cosa tirò dal sacco quel
maledetto stupratore etnico? Invece di farmi correre per ultimo, essendo il più
veloce, mi fece correre terzo, dopo il primo che era una schiappa e il secondo
ancora peggio, pensa che quando partii col testimone ero a 20 metri, su 60,
dal primo, lo raggiunsi e lo superai
abbondantemente consegnando il testimone a quello che era destinato a prendere
le mie sembianze contraffatte anche nella gara singola, e lui che fece? Arrivò,
bontà sua, terzo, staccatissimo, un altro metro e nemmeno il bronzo avremmo
preso!
MA Una disfatta per
la razza.
VS Certo. La gara
singola io l’avrei vinta, anche se c’erano in gara ragazzi che erano stati
ragazzi almeno due lustri prima. La staffetta, fossi stato il quarto, l’avrei
vinta anche un distacco di venticinque metri su 60. Io ero, nel profondo della
mia sensorialità, il più veloce di tutti, anche di una razza di zingari che
aveva in mano l’anagrafe e il catasto dell’habitat in cui avevano deciso di
farmi vivere la pubertà in segregazione.
MA Che ti ricordi
più di quella giornata al San Vito?
VS La pista di
atletica , che vedevo per la prima volta. E una ragazza che aveva un paio di
pere che, sol per questo ricordo, la mia pulsione k non fu intaccata dalla
concussione proditoria del malefico arberësh, uno dei più ignobili esseri
viventi che mai abbiano calcato la terra.Che ti debba dire da dove veniva, non
lo ricordo più, né che faccia avesse, non ricordo nemmeno il colore della maglietta,
forse celeste, o granata, boh?, ma le pere, quelle…tanto che, poi, nel tempo,
mi chiedevo sempre: chissà cosa faceva, il lancio del peso, non certo il salto
in alto, né la corsa[i],
[i] Di certo, non era,
purtroppo, un’ascendente di Alenka
Bikar, che a “pere”(kruška,
è la pera in croato)è piatta da ectomorfa depressa, ma a “meloni”(dinja, sarebbe il melone e l’anguria
farebbe “lubénica”, che, a un ‘atleta
slovena che ha a che fare con Lubijana, sta davvero a pennello!) l’atletica è
davvero la soluzione patagonica dei misteri gaudiosi. Semplicemente, come
capita anche in Slovenia, la diffrazione
morfologica tra sopra e sotto di 5 pollici(30” il petto; 35” il podice di
Alenka Bikar) fa oscillare l’indice del pondus dal debole 31 all’alto 17;
costituzionalmente, l’atleta slovena faceva come indice 54.93 sotto, ma
mesomorfa patafisica o patalubénica,
e 46.91 sopra, da ectomorfa priva di kruške.
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│Alenka Bikar, la patalubénica│
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le pere le ricordo precise, ma non chiedermi che pere
fossero, lo sai che con i vegetali e gli ortaggi, gli alberi, le piante, i
fiori, non riesco, me lo puoi sempre indicare: quella è la pianta del cetriolo
o della cicoria, io niente, non la distinguo, non definisco un segno che faccia
da significante, sarà stato per la vista, o forse per l’inquietudine che ha
sempre corroso la mia libido e la mia mappa cognitiva.
MA Le pere, invece,
te l’acquietano l’inquietudine...
VS Le pere. Anche i
meloni. Lì, ti faccio l’antropometria dell’immagine, velocemente, non mi batte nessuno.
Pensa che, a pere, me ne ricordo altre di pere, una che al Pollino, una volta
che lì mi portarono per quei finti pellegrinaggi per la Madonna che festeggiano a settembre, sono escursioni
mafiose quelle, si è sempre visto e sentito e saputo, vallo a dire a quelli
che inscenano lo scoop della vara che i portatori inclinano davanti alla abitazione o al negozio
dello ‘ndranghetista designato, dicono che qualcosa lo fanno sull’Aspromonte e
invece sul Pollino fanno arrosti alla brace. Intanto, quelle pere: nella
cappella, entro e una che stava lì a seguire la funzione mi guarda e …non
dimenticherò mai la linea dei suoi seni, e del suo pondus, Madonna mia che
pere, e, spostandomi un po’ a sinistra, Santo Gaudio che meloni!
MA Da che cosa
dipende questo, questo oggetto “a” che ti si impiglia..al…meridiano, così dici
tu, no?
VS Io prima pensavo
che fosse per via della fase orale. Invece, poi Szondi mi ha aperto gli occhi:
è la pulsione “k”, quella della coscienza delle percezioni, è il narcisismo
primario, in poche parole. La pulsione che in sublimazione sai dove porta? All’estetica,
alla filosofia, alla matematica, alla metafisica, alla logica, ma anche al
feticismo, alla nevrosi ossessiva e all’isteria di conversione.
MS Che è tutto nel
punctum Mercurio/Plutone che è la ragione del tuo fascino e del tuo esserci
poetico.
VS E’ il punctum
dell’imbroglio anagrafico che mi riguarda: è la traccia e la prova della
violazione dell’articolo 22 della Costituzione e degli articoli iniziali del
Codice Civile riguardanti il nome.
MA La velocità,
però, è più dal lato di Urano, no?
VS L’altro punctum:
Marte/Urano, che fa un tutt’uno con la pulsione “e” di Szondi, quella dell’erotismo
uretrale.
MA Vedi che avevo
ragione, si tratta di farla subito…
VS La pulsione
uretrale, ti ricordi Mennea? E’ tra etica ed esplosione, aviazione e
pirotecnica…
MA Panetteria e pompieristica.
VS Certo. Le
pagnotte sostituiscono le pere e la
pompa serve per innaffiare i meloni. Te ne dico un’altra: è la pulsione che,
socializzata, fa i preti e i monaci e anche gli igienisti: alla base del mio
imbroglio genetico costituzionale c’è il prete e l’igienista, la religione, la
santa romana chiesa e l’igienista sessuale, quello della manomissione genetica
e anagrafica. Però è la stessa pulsione di Attila, questa della velocità, dell’esplosione,
del fuoco e del pisciare: ho letto da qualche parte che c’è un segno
particolare, questo della pulsione uretrale, che ci accomuna, Attila e il
poeta.
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│La patalubénica in pista con la proiezione dell'Ebertin│ |