A
Treviso, Museo di Santa Caterina, si potrà visitare fino al I febbraio 2015,
una importante mostra dedicata al famoso pittore Giovanni Barbisan, nel
centenario della nascita. La Antiga edizioni ha pubblicato un catalogo di
notevole spessore, cui di buon grado inviamo gli appassionati. In questa breve
nota informativa non è il caso di inoltrarsi in critiche e commenti: la mostra
è ampia, dedica molto spazio alla pittura e alla calcografia, esponendo
un'ampia scelta, che forse poteva essere ancora più ricca. Le incisioni coprono
un arco di attività dal 1933 al 1985 e sono tutte riprodotte nelle pagine del
catalogo.
Giovanni
Barbisan è considerato uno dei massimi calcografi del XX secolo, da collocarsi
a ridosso della inarrivabile troika formata da Giorgio Morandi, Luigi Bartolini
e Giuseppe Viviani. Pochi altri nomi potremmo aggiungere ex aequo: Manzù,
Greco, Maccari, Piacesi, Tamburi, Zancanaro, ognuno col suo estro, le sue
caratteristiche diversità, le sue ironie idiolettiche.
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Vigneto |
Ho
visitato la mostra guidato da famosi pittori; li ho sentiti discutere su molti
aspetti della pittura, ma concordi nel lodare la grafica. Barbisan resta
insuperato, per non dire diabolico, quando affronta il mondo vegetale; ce lo
propone con una tecnica indecifrabile e sublime. Se qualcuno può gareggiare con
lui quando affronta la figura umana (penso alle Brunalbe e alle mondine di
Zancanaro, alle lavandaie di Bartolini, ai profondi introspettivi ritratti di
Piacesi), nessuno lo supera quando ritrae le vigne spoglie del suo giardino
abbandonato, che diventano insondabile emblema (nel catalogo si legge:
l'infinito nel giardino). È lì che questo misterioso artista ci trasmette il
profondo messaggio, probabilmente recante una parte di sconosciuto.
I
densi eleganti saggi di Luca Baldin, di Sileno Salvagnini, di Giovanni Bianchi,
del curatore Eugenio Manzato ci accompagnano nel percorso della sua vita,
dell'insegnamento all'Accademia di Belle Arti di Venezia, della partecipazione
alle Biennali. Ne illustrano la giovinezza tra suggestioni novecentiste e
atmosfere metafisiche, gli innamoramenti e le crisi, la sublime poesia della
natura, il suntuoso naturalismo, la passione per il ritratto.
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Il mio orto - 1966 |
Barbara
Viola esamina il Barbisan sacro e profano, catalogando un aspetto meno
conosciuto, perché il Nostro è stato anche “frescante”. Ecco dunque a fondo
esaminati affreschi in vari edifici e pale d'altare in molte chiese del
territorio, che si possono ammirare in curatissimi video.
Il
Veneto è una terra dal patrimonio culturale ricchissimo. Solo la Toscana e le
Fiandre possono sfidarlo. Lo scrivente, che passa la maggioranza dei giorni in
lontane metropoli, resta sempre stupefatto quando visita sia i vari
Castelfranchi e Cittadelle (tanto per citare Meneghello), sia le grandi città
venete: Venezia, Padova, Verona. Non occorre citare i geni che vi hanno
lavorato, ammirati in tutto il pianeta; Vicenza e Treviso sono più piccole e
probabilmente ancora più ricche. Ogni volta i gioielli provinciali si esprimono
nei vernissages, affollati di signori, grandi collezionisti, artisti numerosi
(che mettono in minoranza gli inespungibili traffichini in maschera).
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Papaveri - 1946 |
Il
catalogo costa solo 20 euro: un affare. Le illustrazioni fornite alla stampa
sono insufficienti e illustrano soltanto in minima parte la grandiosa opera di
questo indiscusso protagonista del XX secolo. ░
Luciano Troisio
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Primavera - 1975
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