Vittorio Corcos, Jole Biaggini
Moschini, 1904
A Padova, nella sontuosa cornice dell'imponente Palazzo Zabarella si
può visitare fino al 14 dicembre la mostra: Corcos. I sogni della Belle
Epoque. Il percorso dell'antologica, con oltre cento opere, è incentrato
sulla figura di Vittorio Corcos, affascinante protagonista della pittura
italiana tra Ottocento e Novecento. Livornese, formatosi con Domenico Morelli a
Napoli, ha frequentato vari luoghi, vari amici, e grandi personalità sia
dell'alta borghesia che dell'aristocrazia. La mostra lo segue in Toscana, a
Parigi, dove incontra Boldini e De Nittis diventando un protagonista della
pittura moderna. I paesaggi en plein air, i molti ritratti di fanciulle, di
grandi dame, di autorevoli personaggi lo rendono giustamente famoso.
La mostra ha scelto come icona promozionale dell'evento, il celebre
Sogni,
volto di ragazza allora considerato
addirittura sfrontato, mentre oggi sarebbe preferibile eventualmente
sottolineare il vuoto dell'assenza, degli occhi (cui il Nostro teneva in modo
particolare) che fissano l'infinito e il vacuo dell'inesistente. Ma i volti,
gli occhi incantevoli sono molti, le opere di bellezza straordinaria sono
dozzine. Non tutto è allo stesso livello; in alcune si può notare una matronale
pesantezza quasi da istantanea non felice e talvolta affiora un'urgenza di
concedersi troppo ai desiderata dei committenti, una attualità mondana che
tiene conto del concreto.
Vittorio Corcos
In
lettura sul mare, 1910
circa
Olio
su tela, cm. 130x228
Alcuni grandi formati meritano una sosta, anche perché sono bene
illuminati e soprattutto perché fanno molto riflettere. Tutti citano
giustamente
Le istitutrici ai Campi Elisi, certo un capolavoro, e ce ne
sono altri, come ad es.:
La lettura sul mare, del 1910, affascinante,
simbolico, centrale, gozzaniano, scandito da quel volto enigmatico, intrigante,
dai due giovani vestitissimi (Corcos, che in gioventù ha vinto anche un premio
per il miglior nudo scolastico, sembra temere, fuggire la nudità. Uno dei
curatori commentando un'opera, usa l'aggettivo
scollata, e infatti un
paio di modelle hanno una leggera scollatura, ma nulla più; abbastanza insolito
considerando che spesso la
location è direttamente sulla spiaggia). Il
rifuggire la nudità permette all'autore di concentrarsi su complicati abiti e
accessori di gran lusso, di sfoggiare il suo mestiere anche troppo, con felice,
esuberante manierismo di se stesso (ma anche, forse, alludendo a celebri
colleghi, come ad es. Boldini, ispiratore instancabile di instancabili
generazioni).
Vittorio Corcos
Le
istitutrici ai Campi Elisi, 1892
Olio
su tela, cm. 171x140
Collezione
privata, Palazzo Foresti, Carpi
L'abito come moderna protesica alternativa alla bellezza del corpo.
E c'è un'altra grande singolare tela che rappresenta una signora in
piedi, assieme ai suoi cinque figli. Purtroppo l'immagine non è presente nel
dischetto fornito. Un vero peccato, perché ci sarebbe da dire molto, anche su
quei volti: ognuno guarda in una direzione diversa, vive per i fatti suoi. È
probabile che ciascuno posasse da solo, così la ragazzona ancora adolescente a
sinistra esiste in un suo mondo, i (probabili) fratelli più giovani in un
altro.
Ho letto alcuni commenti sul Corriere: più che della pittura di Corcos
parlano della Belle époque, delle sue ingiustizie sociali, della sua
cattiveria. Questa è anche l'epoca in cui Gozzano parte per l'India con l'amico
Garrone, Hesse invece sta tornando dall'Asia. É la crepuscolare generazione
dell'etisia, che colpisce anche i ricchi, per quanto i personaggi di Corcos
siano pressoché esenti dal negativo, il positivo se lo possono comperare, non
sembrano preoccuparsi troppo del prossimo, semmai soffrono di malattie più sofisticate,
quelle che prima si chiamavano melancolia (ora anche isteria).
Vittorio
Corcos
La
visita al convento, 1887
Olio
su tela, cm. 140x60
E che dire della Visita in convento? Un soggetto che ha
interessato molti pittori di molti paesi. Quella ragazza non è certo felice;
sarà parente di Geltrude?
È un vero peccato che alle mostre non esistano divani, panche, non si
possa sedere, sostare a piacere, dialogare con l'opera. Probabilmente si tratta
di problemi di sicurezza. Proprio volendo, si può anche tornare, acquistare il
catalogo, approfondire la conoscenza del pittore e dell'epoca, che ormai sta
per essere spazzata via dalla guerra di Libia e dalla Grande Guerra. Ma Corcos
continuerà il suo successo: nel 1922 esegue il ritratto della Regina
Margherita, nel 1931 il principe Umberto gli commissiona il luminoso ritratto
della consorte Maria José.
Vittorio Corcos
Maria José, S.A.R. principessa di Piemonte, 1931
Olio
su tela, cm.123,8x104,7
Questa elegante antologica si raccomanda non solo per ripercorrere la
straordinaria vicenda del pittore livornese attraverso un considerevole nucleo
di capolavori, ma anche per affiancarvi numerose opere inedite di tutto
rispetto.