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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

La posa del caffè e la psicanalisi │17 ♦ La ruota della fortuna



La posa del caffè e la psicanalisi 17 Ä La ruota della fortuna e il ministro della riforma del bonheur

Il problema fondamentale della politica, in un mondo in cui la maturità di una persona non si misura dall’età ma dal modo in cui reagisce quando ti vuole portare dal notaio per farsi sottoscrivere che hanno fatto un’appropriazione indebita e tu gli dovresti firmare che sei d’accordo, va bene così, e invece tu dici che la ‘ndrangheta è così che comprime e opprime, e quelli continuano a dire che d’accordo che sono figlio di zoccola nato durante la guerra ma questo non vuol dire che appunto per questo io non debba essere un fratello della ‘ndrangheta pur venendo, a parole, dal territorio della Brianza, e se quello che si chiama come la via che c’è qui ha sposato una di Monza, io che non sono il monaco ma vengo pure io da lì in questo luogo che ha la via con quel nome di quello che è stato reso pubblicamente fratello della mafia, allora ci vuole tanto a dichiararmi affiliato della ‘ndrangheta? La politica, a questo punto in cui l’ombra del sistema è la realtà, e l’ombra del potere è la rappresentanza, come scrive Jean Baudrillard, la rappresentante del potere amministrativo dello Stato che cosa rappresenta se non si rappresenta più ma si è nella dissoluzione della rappresentanza?  Il sistema è la versione integrale del reale e il suo dissolvimento nel virtuale, è la ruota, che, come il sistema, stravolge le regole in tutti gli ambiti.
C’è la ruota della fortuna da far girare, e non è il tarocco numero 10, qui è tra il salame e la capra, che viene rappresentata e consegnata ai media[*] ,

[*] Vedi il video repubblica.it: il ministro boschi alle prese con la ruota dellafortuna, c’è il link, perché l’embed per riprodurlo qui non funziona bene.
tanto che, a dar seguito a quanto apprendiamo da Jean Baudrillard, se l’ombra del sistema è la realtà e l’ombra del potere è la rappresentanza, questo nostro oggetto d’amore che amministra non so che valori come ombra del capitale e fa uscire sulla ruota della fortuna un bel salame, a conti fatti , abbinato alla capra, mi sembra che realizzi integralmente il valore e la sua dissoluzione, tanto che, come il potere che esaurisce la forma della rappresentanza, chi rappresenta un ministero ormai non rappresenta nient’altro che se stesso.  Questa visibilità forzata, il fine di essere visti e guardati come nulla, alla fin fine con questo nostro oggetto, tra la ruota, la capra e il salame, ancora una volta, nella banalità assoluta del prodotto informativo, produce una sorta di doppia virtualità della realtà, che non è come quella del “Grande Fratello”, in cui tutto è osceno perché è inutilmente visibile, senza necessità, senza desiderio e senza effetto, insomma sì non c’è più il rischio che al ministro le si rubi la sua immagine e che le si forzi i suoi segreti, che, come noi nella galassia del “Loft-Story”[*],

[*] Versione francese del “Grande Fratello”.
non ne ha più, insomma non ha nulla da nascondere, gira la ruota, e fa uscire il salame, okay, come bonheur ha tirato fuori un simbolo del (-φ) lacaniano, voi dite che l’hanno fatto apposta?, e, siamo o non siamo nel mondo delle apparenze?, dal nulla compare una capra, che, se uno si distrae e pensa alla ruota come arcano dei tarocchi, fa presto a commutare la capra nel caprone dell’arcano 15 dei Tarocchi, e, tra salame e Satana, cosa passa allora se non l’S barrato di Lacan? E quindi è questo il segno, come dice Baudrillard, della nostra ultima moralità e al tempo stesso della nostra totale oscenità? O, come ci piace ancora cullare il nostro oggetto a, è invece questa meraviglia della natura, io personalmente penso che sia superiore all’albero d’estate che è la più notevole per Woody Allen, o all’alce con le ghette, che, incantevole com’è per il nostro bonheur, con la sua presenza gloriosa è la muta testimonianza che chi fa girare la ruota della fortuna  e ti  fa uscire il salame così grosso, come disse il poeta, “Solo Dio può creare un albero”, va ormai commutato in “Solo il ministro per la riforma della libido può far uscire sulla ruota della fortuna un salame e la capra”. Tanto che, così preso nell’incantamento, meccanicamente
ho tirato fuori il “Topolino” del 27 settembre 1981, quello con la copertina con la Ruota della Fortuna, il mio gioco cabalistico[i] per i ragazzini di allora, il ministro ancora non lo leggeva, non poteva leggerlo[ii], “Topolino”, e le ho fatto il gioco, le ho fatto girare la ruota della fortuna come se fosse qui, ho commutato il suo nome in numeri, la data in numero, l’ora, il mese, il giorno, il pianeta, ho fatto la somma e la divisione, e il risultato della profezia,  in merito alla sua dettagliata e precisa domanda(“Avrà il poeta incantato gratificazioni immediate per il suo oggetto a?”[iii]), è stato il 9, che non promette alcun bonheur per il poeta, niente salame e capra per lui, poverino: “restrizione, numero adatto per i progetti a lunga scadenza in cui c’è bisogno di riflessione e cura”[iv]. Che, tolto all’univocità sintagmatica, promette, invece, lunghe, interminabili riflessioni e cure per il suo oggetto a.
In sostanza, questa operazione fantasmatica permette al visionatore di differire la condanna all’incertezza perpetua sulle immagini, che, non appartenendo più all’ordine della rappresentazione e nemmeno dell’informazione in senso stretto, non hanno alcuna necessità di essere prodotte, riprodotte e diffuse, e nemmeno proibite, come in questo video del ministro e della ruota della fortuna da cui lei estrae il salame, ebbene la questione essenziale di sapere se la performance sia vera o falsa, questo va da sé, non viene mai posta tanto è irrilevante, ma, è questo che è consequenziale, la digitalizzazione dell’immagine è come se integrasse l’immagine della ruota e del ministro definitivamente alla situazione di quella performance, un festival dell’Unità, che, d’altra parte, essendo già fallito non si sa quante volte in questo ultimo secolo, e non essendoci nemmeno la ragione umana e finanziaria di stato per un organo di stampa di un partito definitivamente scomparso, è nel paradigma stesso della irrilevanza. Le immagini sono oggi divenute virtuali esattamente come la guerra, dice Baudrillard, la loro violenza specifica si somma alla violenza specifica della guerra e, a causa della loro onnipresenza, della regola ormai mondiale della visibilità assoluta, le immagini, le nostre attuali immagini, e anche questo video, hanno acquisito una essenza pornografica, adattandosi dunque spontaneamente all’aspetto pornografico della guerra. Nel caso di questa ruota, del ministro e della festa di un giornale e di un partito che non esiste più, all’aspetto rilevato da Baudrillard si aggiunge una sorta di aspetto promografico, che, non essendoci lo specchio e nemmeno la rappresentazione, produce lo schermo di una finzione istantanea, una promozione istantanea di un’immagine originariamente grafica che oggi, digitalizzata e diffusa immediatamente, nel cancellare ogni sorta di punctum, definisce la nullità assoluta della promozione grafica così virtualizzata. La politica, vai a vedere, è per questo che è scomparsa: ci sono due modi di scomparire: o si esige di non essere visti o si cade nell’esibizionismo delirante della propria nullità, un po’ come il crimine perfetto del Grande Fratello, la perpetrazione della banalità, e la gente resta affascinata, terrorizzata e affascinata dall’indifferenza del Niente-da-vedere, del Niente-da-dire, dall’indifferenza dello Stesso[*].  


[*] Alla conduttrice del Grande Fratello è accaduto qualcosa di simile, dalla patafisica di una fotografia di Ferri che ne immortala il podice su GQ, cfr. il nostro Il Marcuzzi, alla piatta e instancabile esposizione televisiva. Ancora il visionatore, nel senso di Edgar Morin, continua a vedere, per le impennate del suo oggetto “a”, l’astanza patagonica del ministro per la riforma del bonheur, ma è che questo permarrà fin tanto che quell’oggetto transiterà al meridiano del fantasma, prima della scomparsa definitiva nel cielo della promiscuità totale.


[i] Vuesse Gaudio, La Ruota della Fortuna, “Topolino” n.1348, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 27 settembre 1981.
[ii] Aveva appena 8 mesi e anche un fenomeno del genere, a quell’età, avrebbe mai potuto pensare di farsi il gioco cabalistico di Vuesse Gaudio?
[iii] Non ci meravigli per la sua saggia e articolata domanda nel girare la ruota per il poeta: un fenomeno così patafisico sai quanta psicanalisi lacaniana metabolizza tra il far girare la ruota e tirarle fuori il salame per il visionatore determinato!
[iv] Cfr. Tabella 3.L’oracolo, in : Vuesse Gaudio, La Ruota della Fortuna, loc.cit.