Mentre uno sta vivendo
la propria giornata mortale , è di estrema importanza essere sempre in grado di affrontare il
passaggio al proprio meridiano dell’oggetto “a”, che, per quanto sia di
dimensioni piccole se non piccolissime, ha la potenza di un capitale
debitamente versato e fatto fruttare, quantunque possa non avere nemmeno un
pelo color oro. Dopotutto, la ricchezza non è tutto ma è pur sempre meglio
della povertà, se non altro, come scriveva Woody Allen, per ragioni
finanziarie. L’economia dell’oggetto “a” è tutta nella prossemica della
bellezza che sta nell’occhio di chi guarda; e se chi guarda è miope come il
poeta , e quando passa, l’oggetto “a”, è senza occhiali e non lo vede, farebbe
meglio a non chiedere a chi gli sta accanto se è vero, non è vero , cosa dice?,
quella ha un gran bel culo, non le pare? Potrebbe essere la moglie o la
sorella, se non la zia o la madre, anche la cugina, e quello s’incazza di
brutto e vi toglie il saluto, allora il poeta si rabbuia e poi si alza dalla
sedia e bestemmiando come un ossesso urla: “Ma poi che cazzo avrò mai detto che
non andava, non vedo un cazzo ma, Dio mio, un culo , quant’è vero che son
poeta, saprò pure identificarlo quando passa al mio meridiano!”
La vita è dura e
l’occhio, nella psicanalisi, va di pari passo con lo sguardo e la pulsione
uretrale, e non si capisce ancora com’è che appena metti i piedi non dico in
acqua ma vicino a un lavandino è allora che devi pisciare, come se fossi di
ritorno dall’Oktober Fest e, invece, non stai bevendo nemmeno gazzosa che è
almeno un anno. La gazzosa, per via dei calderai che loro sì che la sanno fare,
e non si è mai capito il nesso con la pulsione uretrale, quantunque la coca
cola, in questo senso, sia stata abbastanza esplicita, c’è un ingrediente
segreto, una sorta di lettera criptica, tipo l’iniziale di Mia Nonna dello Zen,
ma che una volta che hai dato la concessione a una consorteria di
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│1954.
Loro bevevano Coca Cola
e
il piccolo poeta era a posa del caffè
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Reggio
Calabria che fai? Arrivi da Atlanta ogni giorno e versi nell’intruglio la
lettera criptica di Mia Nonna, e te ne vai, e il giorno dopo ritorni che si
tratta di metterla in un altro lotto e in un’altra caldaia? Poi, un giorno uno,
che ha l’occhio lungo, vede tutto e…Gaudio Immenso, adesso sì che mi
arricchisco, sentite un po’ , conosco la lettera criptica dell’intruglio,
volete che stia zitto? Ma voi a chi volete darla a bere ormai? La gazzosa non ha un ingrediente segreto, c’è
solo che la devono fare quelli del gergo ammašcânte, altrimenti è come il bicarbonato effervescente bevuto il
giorno dopo o a Pasqua o come l’orina che mio padre, putativo, pisciava a marzo
ogni mattina e la ingurgitava prima della colazione a base di posa del caffè.
Io , per questa storia
della cruna dell’ago, o dell’occhio dell’ago, che è un po’ come la strettezza
indicibile che il monaco Severino trova a non mi ricordo più come cazzo si
chiamava, insomma è una di quelle troie del sibaritismo del marchese De Sade e sto monaco le
trova a quella gnocca del XVIII secolo
un buco incredibilmente stretto e allora che fa? Si mette a correre e grida
Oh!Gaudio infinito? Si allontana dalla donna
di un buon metro e le ordina O bella gnocca mi puoi piegare di più il dorso? Inforca gli occhiali
e come focalizza ci resta secco?
Si mette a cantare la
canzone di Sia “Eye of the Needle”? Decide seduta stante che per domenica no,
niente messa, non è possibile che il sentiero del gaudio sia così stretto e che
rinserrato là dentro il viandante che cosa potrà mai dire il povero pellegrino,
pregherà, di sicuro, questo è certo, anche con il vestito della domenica, i
calzoni calati, e tenendo sempre presente il fatto che è più facile infilarlo a
est perché il sole sta spuntando e
l’apertura è visibile, ma là dietro, a ovest, per l’amor di Dio, come è possibile
che possa il viandante, dopo una giornata di lavoro e di preghiere,
avventurarsi alla ricerca della felicità?
Una sarta, che di aghi
ad occhio se ne intende, voi pensate che possa averlo anch’ella così stretto?
E’ possibile che chi è buono nel profondo del cuore probabilmente non sapendola
lunga come il malvagio ami percorrere tutto ciò che è nel paradigma del corto e
dello stretto?
La cosa che più mi ha
deluso nei comics che ho letto da quando avevo l’età di un fanciullo è quella
di non poter mai dire, a guardare l’eroina, anche in fumetto corto, quanto sia
stretto il passo o, meglio, ci si chiederà sempre Ma Cybersix, che non è di
carne ed ossa ma è pur sempre quello che si definisce un tipo costituzionale
longilineo mesomorfo, e quindi con un bell’indice costituzionale superiore a 53
e l’indice del pondus, l’avete vista, no?, che se non è almeno 16 me lo taglio;
e questo ci si chiede:no, non ci si chiede niente, la guardi e, come il monaco
Severino, le trovi subito la strettezza indicibile dell’occhio dell’ago, e ,
non c’è niente di male, l’amore nasce così, così parte la canzone di Sia, anche
se lei è bionda e Cybersix è bruna, e finalmente capisci perché, tra pulsione
uretrale che tira di qua e pulsione fallica che innalza di là, Jacques Lacan,
ha messo, tra angoscia e desiderio, lo sguardo e lui, l’ineffabile (-φ), che, appunto, è (-φ) perché è destinato a
percorrere quella strettezza indicibile. E non lo può dire, né darlo a vedere. Per questo non si può
cantare, se sei il visionatore quantunque tu possa essere anche il poeta; per
questo, è questa la voce che rinserra il (-φ) quando l’oggetto “a” passa al meridiano, la
voce così è da un corpo alla Cybersix che fuoriesce, un biotipo longilineo
mesomorfo, e la posa del caffè dilata ancor di più il tempo della dilettazione
morosa se lo shumullar si fa a pelo biondo.