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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

L'adorazione del Vino Capitale ▌

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Di tutte le meraviglie della natura , la classifica delle cantine di Wine Spectator è la più notevole, eccezion fatta, forse, per la legge dell’equo canone, che, fatta sulla carta e in teoria, ad essa nessuno dei proprietari locatori delegava la propria coscienza di piccolo o grande capitalista, o forse di intestatore fittizio del bene immobiliare ( c'è un paese intero in cui è avvenuto che la cosa locata afferisse alla Herkunft del conduttore, doppiamente ladrocinato!) . Le cantine, considerato il vino, da tavola, da pasto, da pesce, da arrosto, bianco, rosato, rosso , novello, nuovo, d’annata, fatta la pigiatura e il diraspamento, la correzione dei mosti, la gessatura e la defecazione, la sgrondatura, la follatura e il rimontaggio, avvenuta la fermentazione, la solfitazione, l’aerazione del mosto, insomma fatto tutto quel che va fatto, in ragione della denominazione di origine controllata, a meno che non sia anche garantita, o che non sia del tutto un vino di qualità prodotto in regioni determinate, allora le cantine sono la ragione e l’anima stessa del nuovo capitalismo; non è più il denaro il movente delle azioni del capitalista, in verità vi dico è più glorioso essere un cantiniere zeppo d’oro e di banconote che un uomo semplicemente capitalista, che, senza vini e cantina, è come l’asino che porta legumi al mercato per quanto sia astemio. Il capitalista postmoderno non se la gode bevendo, mangiando e fottendo a carta sonante e a case donate alla cortigiana di turno (un po' come sembra che facesse il nonno nobile di mia moglie e anche il mio sembra addirittura che abbia donato stanze, "stanzicelle", immobili e terreni come narra la Leggenda delle 'Ntrocchje Ammašcanti e per questo alcuni si son cambiato il nome e la provenienza e altri venivano soprannominati "Gesùcristo" e il generatore era o mio nonno o forse il nonno di mia moglie, che, anche lui, però, non faceva vini), il capitalista non avanza più scortato dalla menzogna, dall’invidia, dall’avarizia, dal cavillo e non porta più la divisione nella famiglia e la guerra nella città, ovunque si trovi e qualsiasi sia il paravento con cui si è arricchito, produce, fa produrre, vino; il Capitale non è più il Dio implacabile, che si compiace tra le discordie e le sofferenze, il Capitale è Bacco travestito da giornalista professionista per essere stato un servo e un salariato del Capitale aziendale o istituzionalizzato dello Stato, che quindi adesso che fa soldi col vino è pubblicista perché ha proventi da altra attività, leggetevelo l'art.40 della famosa Legge del 1963 che vige;  o è travestito da cantante ancorché non si sia dato alla politica, o è uno che ha fatto la lotta al Capitale se non addirittura un ex Comunista che ha la cantina e produce vino, come un calciatore o un nobile dei regni che furono e delle Chiese, che oggi stante quella Costituzione, non avrebbero ragione di esistere, e fanno tutti vino, tanto che un’altra delle meraviglie della cultura è la preghiera del capitalista eletto che s’è fatto la cantina e adora il vino, lo si vede dalla faccia: Vino, merce miracolosa, che porti in te tutte le altre merci: Vino, merce primigenia, in cui si converte ogni merce; Vino, misura di ogni cosa; Tu, la più perfetta, la più ideale materializzazione del Dio Capitale, Tu, il più nobile, il più magnifico elemento della natura e della cultura; Tu che adesso se lo bevono a soldi pure quelli che non sapevano e non sanno nemmeno se il vino è parente stretto della gazzosa, tu che produci le coscienze, tu che generi le canzonette e i miliardi da elargire, che generi arti e lusso, libri e case editrici, anche a pagamento, poeti che come te sorridono al capitalista, seduttore irresistibile, messaggero di pace e fomentatore di discordie, dispensatore di svaghi, ausiliario della virtù e della corruzione, demone che incanta più del Viagra, forza e gioia della vita, illustre, amabile, vieni a noi, specchio dei godimenti e nemico ormai dichiarato del gaudio, che doni all’ozioso che sta in televisione e va in Parlamento, dirige fondazioni e istituti di cultura e banche dell'informazione e della carta banconota, tu che riempi le cantine e fai la gloria, la bellezza e l’onore del capitalista che ti fa produrre , cerca di entrare nella lista di Wine Spectator, speranza suprema, inizio e fine di ogni azione, quando il cantante s’è arricchito, il  servo dell’azienda dei giornali , retore del sentimento assoluto del capitale, ha smesso di arzigogolare e non si regge più in piedi e allora si mette a fare il vino, Albana, Arneis, Bianco dei Colli Berici e dei Colli Euganei, dei Colli Friulani, Capri, Castelli Romani, Cinqueterre, e Cortese, Gavi e Greco di Tufo, Lugana e Orvieto, Pinot, Prosecco, Riesling, Soave e Tocai, Traminer, Trebbiano, Verdicchio, Verduzzo e Vermentino, Vernaccia, financo Chablis, e Valpolicella, per come  si possa dire allo specchio: se lo beveva lui allora io che lo produco che cosa sono, quale penna assoluta, quale inviato di guerra, che volpone di cronista son io che capitalizzo tal vino, e anche il Teroldego, il Taurasi, Sassella, Santa Maddalena, Santo Stefano, Sangiovese, Nebbiolo, Grumello e l’Inferno, Montalbano e Tursi, Montepulciano, Marzemino e Merlot, Lambrusco, Lessona, Ghemme, Fara, Gattinara, Grignolino, Freisa, Etna Rosso, il Corvo, bianco e rosso che è semplicemente un Igt, Dolcetto, Cirò, Chianti, Carema, Cabernet, Brunello di Montalcino, Barolo, Bardolino, Barbera, Barbaresco e Aglianico del Vulture e anche del Sannio e della Culavria infine, perché no!

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