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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

│Sanremo e la religione del Capitale ♫

non è un cantante che è andato a Sanremo; 
è Paul Lafargue!
Se mi capita di sentir parlare di Sanremo, intendo per il festival della canzonetta e della gente mandata in orbita che a pie’ di lista bisogna pagargliela la frittata che ci manda in differita  lei e le sue menate con la cantante che poi con Sanremo non avrebbe dovuto mai c’entrare visto che la bella figliola ci dilettava cantando in inglese, e allora è questo che stavo per dire, subito penso alla Legge di O’Reilly sulla cucina: La canzone è una figura retorica, con alcuni corollari del tipo: se hai fatto una canzone sull’amore, ti faranno i complimenti per il pesto; se hai aggiunto un ingrediente per dare un tocco di classe, al presentatore gli scappa di dire che quella roba lì te la potevi risparmiare e avresti fatto il capolavoro; comunque la canzone, qualunque cosa sia, qualcuno l’ha già cantata qualche anno prima; se ti domandi chi è uscito l’anno scorso da questa fiera dell’inutile, quel che ricordi è che certamente non eri tu; se ti domandi se devi comprare il pane lungo la strada che porta in albergo va a finire che ti fermi a mangiare una pizza. Io penso che si possa dire quel che si vuole, volendo dire qualcosa, si può aprire la bocca e lo stomaco si espande fino a contenere tutte le vaccate disponibili, che non è mia, è l’estensione di Iske alla legge di Parkinson. Comunque, questa roba qui che adesso tutti smanettano  e cinguettano è nella legge di Jones sulla programmazione televisiva: se ci sono due programmi interessanti, sono alla stessa ora; questo diceva Jones, qui invece: un altro programma, che sia solo un programma o un film o una partita, guai a farla alla stessa ora, anzi se era in programma il campionato subisce uno stop se non un anticipo, così non solo non pagano i calciatori del Parma ma non pagano tutti gli altri giocatori che hanno giocato d’anticipo e nessuno li ha visti. Sanremo, questo è certo, è un alibi: l’altra volta, in contemporanea hanno messo a soqquadro l’abitazione di un noto produttore di dischi, anzi hanno caricato tre tir, ma  prima di farlo si son guardati in salotto  il festival in diretta votando per i beniamini del noto produttore, poi si son cucinati un’anatra all’arancia e scolato tre bottiglie di Barolo, alla fine suonando il clacson dei tre tir a tutto spiano e inneggiando al vincitore, sono usciti dalla città e sono andati al mare. Nessuno ha visto niente, nessuno ha sentito niente, stavano tutti a fare lo share record del festival dei record, ammazza oh, il comunista diceva che questa è tv di qualità e io che non son comunista, povero fesso costituzionale assoluto, stavo a leggere Paul Lafargue, La religione del Capitale!

Tanto che mi è venuta un’idea per un breve racconto : c’è quella cortigiana che aveva uno share altissimo, quella Cora Pearl [i], che si sveglia, dopo aver fatto il bunga-bunga tutta la notte, prima che si avviasse il festival, mettiamo che ha fatto la cortigiana con tutti i cantanti, almeno quelli più ammanicati con la Siae, e con tutti i produttori degli stessi e quelli delle radio, che quando non smanettano e cinguettano anche loro e stanno tre secondi zitti adorano che quella cortigiana come ricostituente a ogni sequenza di quattro canzonette gli faccia una battaglia di 5 vs 1 velocissima, da record, insomma c’è ‘sta grande zoccola che si sveglia e trova un telegramma in cui le si dice, vestiti Cora e vieni a presentare il festival, anzi di più, sei direttrice di corte, poi ti facciamo come minimo ministro alla cultura o, se riesci a stare sul palco con un microfono in mano, ti diamo un disco d’oro e ti facciamo fare un libro sul bunga-bunga di corte. Lei arriva di corsa, presenta che è un fenomeno, quelle vallette che erano state assoldate si mettono a piangere per la vergogna e rose dalla gelosia, prendono una pistola e, in diretta, sparano, ma purtroppo la pistola è di quelle che esce la bandierina con la parola “Peccato, non hai centrato il Cuore di Cora. Riprova l’anno prossimo!” Poi, arrivano le mascherine di Carnevale e si mettono a cantare “Carnevale ogni scherzo vale”, e tutti che smanettano e cinguettano, è un successo travolgente, lo share s’impenna, è record assoluto, Veltroni dice: questa è la tv di qualità, i comunisti applaudono, altri portano i soldi della Telecom in Svizzera e il popolo pagherà adesso la bolletta non una volta al mese ma due volte al giorno, ma, colpo di scena, arriva il presidente del Bunga-Bunga, che non è una squadra di calcio, e si mette a cantare anche lui, la giuria di qualità applaude estasiata e dice: Ah, finalmente una strombettata presidenziale. Lui, contento, passa alla cassa, ma la cassa è stata portata a Malta, e il sabato è chiusa. Disperato, prende un barcone di migranti e con la sola forza delle sue potentissime braccia arriva da Calipso e le dichiara, che è San Valentino, il suo amore. Google, estasiata, gli fa il doodle: da un lato l’isola del Gozo, che è il Gaudio, e dall’altra l’isola del Gonzo, che è il popolo. Titoli di coda, indice dei nomi, tutti i vincitori di Sanremo, i capitalisti tutti che portano i soldi del popolo canzonettaro non più in Svizzera ma nell’isola dove li ha portati il presidente del consiglio dei Ministri della repubblica in cui si fa il festival della canzonetta e che se lo guardano anche dal cielo, tanto la tv ormai è satellitare, e,a proposito, non c’era quell’uccellino, come si chiamava?, il Nurk, che, altro che twitter, ti fa ogni santo giorno tutte le canzoni di Sanremo, anche quelle dei cantanti eliminati. Attenti, il Nurk, il copyright è di Woody Allen, che ha detto alla stampa, anzi ha twittato: o mi pagate i diritti o mi fate suonare il clarinetto a Sanremo, che l’uccellino è mio, che cazzo va blaterando quel poetino saraceno della Magna Grecia di Sibari!! Il poeta, piccato,s’incazza di brutto. Che cazzo va dicendo Woody Allen? D’accordo, il Nurk è suo, ma questo qui era un Nurk sibarita, perciò è canterino e gli piace suonare, non lo sa il clarinettista che il Nurk di Sibari è famoso per come suona la zampogna della porca più grassa che per essere tale, è risaputo, non può che essere la grossa porca di Sibari?
La terza classificata nel giorno del matrimonio

Sta di fatto che, poi, a risultati e combinazioni ottenute, questi qua tirarono fuori, dopo la stesura del pezzo, un piazzamento con un gruppo chiamato “Il volo” al primo posto, e quindi tutto fila tra twitter e quella signorina in orbita differita; al secondo posto addirittura un cantante a nome “Nek”, che, è clamoroso,no?, allittera il “Nurk” e forse anche la posa del caffè; al terzo, e qui la composizione è davvero patafisica, c’è Malika Ayane, che ha il nome che fa più liquido il nome della moglie del poeta e il cognome che è un po’ l’anagramma del cognome della moglie del poeta e della schiatta che ha l’Herkunft in Ainea, l’effettivo nome di “Enea”. I conti tornano. Senza la grazia del Capitale, la canzone farebbe perdere l’uomo nei sentieri della follia; il lavoro e la virtù lo precipitano nell’abisso della miseria; parafrasando una delle Preghiere Capitaliste di Paul Lafargue possiamo commutare l’adorazione dell’oro:


Canzonetta, merce miracolosa, che porti in te tutte le altre merci; Canzonetta di Sanremo, merce primigenia, in cui si converte ogni merce; Canzonetta, misura di ogni cosa; Tu, la più perfetta, la più ideale materializzazione del Dio Capitale; Tu, il più nobile, il più magnifico elemento della natura; Canzonetta, merce inalterabile, fiore fiammeggiante, raggio radioso, sole splendente; metallo sempre vergine che, cantato sul palco a Sanremo, torni a nasconderti, lontano dalla luce, alla radio, e nei sotterranei della Banca e che, dal fondo dei nascondigli dove ti accumuli, trasmetti al popolo vile la tua forza che essa moltiplica senza sosta; Canzonetta inerte, che muovi l’universo, davanti alla tua fulgida maestà i secoli viventi si inginocchiano e ti adorano umilmente; Canzonetta, padrona suprema, sempre invincibile, eterna vittoriosa, ascolta le nostre preghiere; Costruttrice di città e distruttrice di imperi; stella polare della morale; tu, che pesi le coscienze; Tu, che insegni allo scienziato a presentare la canzonetta e lo paghi pure; tu che produci fiori e frutti sconosciuti; che semini i vizi e le virtù; che generi le arti e il lusso; tu, che prolunghi gli anni inutili dell’ozioso e accorci i giorni del lavoratore, ascolta le nostre preghiere; tu, che canti al capitalista nella sua culla; tu, viaggiatore instancabile; interprete di ogni lingua, abile intermediario, seduttore irresistibile, misura degli uomini e delle cose, messaggero di pace e fomentatore di discordie; dispensatore di svaghi e ausiliario della virtù e della corruzione, Dio della persuasione che fai udire i sordi e sciogli la lingua ai muti; sciagura e gioia degli uomini; tu che streghi il mondo e corrompi la ragione umana; canzonetta, forza e gioia della vita, specchio dei godimenti; tu che riempi le cantine e i granai di chi non vanga e non pota le vigne, non ara e non miete, che nutri di carni e di pesci chi non porta al pascolo gli armenti né sfida le tempeste in mare, tu, la virtù e la scienza, la gloria, la bellezza e l’onore del capitalista, vieni a noi, Oh, vieni a noi, ogni anno, Canzonetta di Sanremo seducente, speranza suprema, inizio e fine di ogni azione, di ogni sentimento capitalista. di ogni pensiero, di ogni tweet, alimento essenziale del nostro Nurk.by Gaudio Malaguzzi

[i] Che fece passare per il suo letto l’alta società cosmopolita, scrive Paul Lafargue. Era una prostituta inglese attiva nell’alta società parigina, soprannominata “la grande orizzontale”.

l'edizione recente de Il Ponte
contiene anche Il diritto all'ozio
l’edizione dedalo è del 1979

questa è la cover dell’edizione mimesis