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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La posa del caffè e la psicanalisi 19 ♦ La seduta larga

Catherine Deneuve 
by Jeanloup Sieff
La Bella sedia di Belle de Jour
Catherine Deneuve, per come stava seduta, era tutta nello schema verbale della posa del caffè, che, appunto, è patagonicamente ferma, quindi è in uno schema verbale come se fosse in un archetipo-sostantivo, che, per come e per quanto bisogna attenderla la posa del caffè, non può che essere la sedia, o un poggiaculo, un sostegno per il podice intanto che la durata prenda sostanza e liquido e l’anima del caffè sia nella pregnanza giusta per essere trangugiata.
La sedia, adesso che ricordo, mi faceva venire in mente la Bella sedia, che era il nome di una delle posizioni descritte dall’Aretino, e forse perché era speculare alla Belle de Jour, il decimo sesto modo del Piacevol Ragionamento  mi  poneva a sedere l’attrice francese. Che, a conti fatti  e caffè presi, deve essere donna di quelle che Ojetti definiva di “seduta larga”. Poi, per quella che fu in Belle de Jour una vera e propria “segia”, che pur essendo voce milanese, è pur sempre la sedia a disposizione di tutti. Sedici, poi, anche nella cabala del lotto, in cui è il sedere, allittera lo schema verbale “sedere”; per questo , nella seduta larga o nella buona seditura, per quanto patagonicamente immobile e lunga, c’è una sorta di patafisica del movimento del verbo, che è invece il (-φ) che sommuove l’oggetto “a” dell’attrice che va componendo la seduta.
Catherine Deneuve 
by David Bailey, 1973
Seduta stante la Deneuve seduce: ha una buona seditura; non che si possa dire che avesse il sedere alto e tondo, superbo di quelle magnifiche ragazze che Bianciardi ci faceva incontrare nella Vita agra. Ma la buona seditura non è strettamente connessa a un particolare tipo di sedere.  In quegli anni di piombo, in cui ancora stavo dentro la posa del caffè, la seditura che ora vedo che aveva Catherine Deneuve è la ragione fallica che connette l’oralità del visionatore tra la tazza, del caffè, e il sedere dell’attrice: stando così seduta, ti può guardare dritto negli occhi, con o senza occhiali, e farti innalzare il (-φ ) al medio cielo, dove di solito all’ora del caffè del poeta, lei stando così seduta ti bagna l’oggetto “a”. Avviene che l’occhio del visionatore, che di posa del caffè se ne intende, anche perché è venuto su a posa e a psiche, vede prima di tutto quello che c’è in sostanza nella bella sedia o nella seditura larga, non certo le parti deretane o i servizi, il didietro, o quel sedere ma semplicemente, nella seditura larga e durevole di Catherine, quella parola breve e sonora, beh, diciamolo, citando Manganelli di Improvvisi per macchina da scrivere[Leonardo, 1989], l’occhio del poeta la interroga e vuole una risposta, lei dice questo, quel culo, appunto. v.s.gaudio
La Bella sedia Targa
Japanese poster 
for Luis Buñuel’s Belle de jour, 1967
 (via Facebook)




Belle de Jour . 1967
░ Il cosmogramma di Catherine Deneuve © astrotheme
Quello che si intende per “buona seditura” o la “bella sedia”, a visionare il cosmogramma dell’attrice, ha il punctum o il significante in Marte , tra Urano e Saturno, sulla cuspide del “sedersi”, il sedersi tra la verticalizzazione e la pesantezza della soma, in aspetto con Giove, che la amplifica e la rende spettacolare e visibile, non solo percepibile, essendo in Settima e per giunta nel segno del Leone. L’altra spiegazione della portentosa seduta larga  la si ha nel grafico a 90° di Ebertin: Marte, che è il deretano, seduto, sulla cuspide della VI, è la sedia, è quasi a 45° da Plutone, che è in Leone, mai così spettacolarmente Heimlich, che è l’ottava di Marte, e quindi il (–φ) di chi contempla la larga seduta.