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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La prossemica di Topinambour ▬

Un’antenata del poeta colei che cavò il Topinambur in Nord America e lo portò in Piemonte?
Se la patata fu portata da Alessandro Volta quella volta che tornò dalla Francia, l’Heimlich ormai si fa sempre più inquietante per l’interrogativo che quotidianamente si annida nella mente del poeta: chi avrà mai portato, dal Nord America, quel tubero chiamato Topinambur[1]che viene comunemente usato in Piemonte dal XVII secolo? “Comunemente”, va da sé, ogni volta che interferisce sembra che stia giocando a “Mal comune mezzo gaudio”, tanto che, così introdotto il tubero del carciofo, ha sapore di carciofo il topinambur che assomiglia a una patata bitorzoluta, se c’è di mezzo il gaudio e il Piemonte vuoi vedere che è stato uno di quegli ascendenti del poeta che dal canavese amavano far scorribande nel Nord America, a cavar  tuberi così inquietanti e Dio sa quanti altri tesori della terra e degli Inferi?  Ogni giorno, il poeta, anche durante la passeggiata di mezzogiorno, in cui ha sempre turbamenti della libido, è ossessionato dal tubero american piemontese, tanto che non è raro l’attimo in cui par che egli veda quella sua antenata  famosa per il paniere che, si narra in una leggenda ammašcante,  andava cavando il topinambur e ci fu un giorno in cui ebbe a riempire, di tuberi, la capacitanza dei due panieri. Che cosa c’è nel topinambur che non c’è nella patata? E chi va cavando il topinambur è atta anche alla raccolta dei funghi? E la stessa sarà poi capace di riempire il paniere anche nella raccolta dei cetrioli? Ovvero, l’habitat e la stagione che importanza hanno nel determinare la quantità dei tuberi, dei cetrioli e dei funghi raccolti? E l’habitat e la stagione cosa apportano alla valenza prossemica della raccoglitrice? E, infine, si chiede il poeta, la glaneuse dello spigolo di Millet[2], se fosse andata per tuberi nel Nord America, avrebbe, così dipinta da quel maestro della pittura, innalzato l’oggetto “a” del visionatore  al meridiano nell’attimo in cui lei si faceva demone meridiano? Mia Nonna dello Zen, lo ricordo bene, una volta, mentre stava raccogliendo, tra l’erba, le arance cadute durante i precedenti tre giorni di libeccio, così messa nella posizione che attiva e fa apparire il demone meridiano, mi narrò di questa ava, che portava il nome del poeta, che con quel paniere andava in Nord America a cavar Topinambur e un giorno fu seguita da un pellerossa che, questo si seppe dopo, mai aveva visto una luna così piena nel suo cielo e a quella latitudine del suo habitat. La luna? Chiese il poeta. Di giorno? La luna, sì, disse Mia Nonna, perché il povero indiano era stato così preso dal demone meridiano che in cielo non c’era più il sole ma la luna! Ma Roger Caillois, le dissi, non ne parla nel suo  “I demoni meridiani[3], come mai? E quella saggia donna, pur in quella posizione, si fece una risata e rispose: Chi ha curato la prima edizione in volume di quel libro? Un piemontese, per un editore piemontese[4], non ti suggerisce niente questa azione sintomatica? Ma è ovvio, figliolo, che alla radice dell’apparizione del Topinambur in Piemonte ci sia la pratica del “démon de midi” e che chi, avendolo cavato, l’ha fatta riapparire in Piemonte non poteva che essere una tua ava canavese! Ma la bilocazione delle longitudini e delle latitudini non venne poi con le argomentazioni di Baudrillard? Le argomentazioni, rispose Mia Nonna dello Zen, sono successive alle importazioni e alle pratiche. Ma a Torino, questo le dissi, vedrai che negli anni Settanta il Topinambur, nonostante sia ingrediente della Bagna Caoda, lo venderanno solo i fruttivendoli delle primizie. E lei: vedrai che allora, essendo così veduto il Topinambur, e non più cavato, la prossemica del dispositivo di sessualità andrà  riordinata, anzi, probabilmente, scomparirà del tutto!



[1] Che poi sarebbe il “Topinambour”,  la “patata del Canada”, il “tartufo di canna”, il “pero di terra”; inquietante che non ci sia alcun uso in argot.
[2] Cfr.V.S.Gaudio, La Glaneuse dello spigolo © 2007, PingapaArt 2014 : ebook youblisher 2014ç
[3] Titolo originale: Les démons de midi, © 1936.
[4] La traduzione e cura dei testi, per Bollati Boringhieri editore s.p.a., Torino 1988, è di Alberto Pelissero; l’introduzione è di Carlo Ossola.