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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

La Papessa e l'oggetto "a"♫ Kovacs & Blue Amorosi

K. l’amore mio di una strega
L’amore è una cosa meravigliosa, e la cosa meravigliosa è che quando si è innamorati anche di una strega vera e propria tu pensi che amandola così per via della sua pulsione anale tu possa prima o poi darti al canto. Ma bisogna resistere a tutti i costi e bisogna che la persistenza della pulsione sia continua per almeno una stagione intera. Il poeta ebbe la ventura di possedere una siffatta donna, che chiamerò K. per via del suo nome che, appunto, questa iniziale aveva. Il nome di una strega a volte si raddoppia e difatti anche il cognome cominciava con K, tanto che è implicito che scrittori e poeti , a cui questa lettera è favorevole, incontrino  almeno una volta nella loro vita una persona che abbia un temperamento debole e nervoso e allo stesso tempo resistente e vitale, e che abbiano nel nome o nel cognome l’orgoglio e l’ambizione connaturati alla C, alla K e alla Q. L’amore dura un attimo, anche la pulsione anale, che è più duratura, non dura che un attimo, a volte un attimo e un po’, anche perché il dolore, che dura già così com’è, un’eternità, con la pulsione anale, dura un’eternità e un altro po’, che, essendoci l’eternità, non è proprio un poco. Il po’ della pulsione anale, di solito, appare, specie se a Torino, a ridosso del fiume che attraversa la città; se ci si allontana, verso est  è come il culo a primavera, che, integro e semplice, reca il numero 20 e magicamente assoggetta il fallo alle forze inferiori, siamo nella sfera di Marte, tu guardi la luna ed è o l’11° o il 23° giorno lunare; e sul 23, anche nel gergo palermitano, che è nella figura del 5, non ci sono dubbi che sia proprio una questione di deretano; nell’alchimia, si va per abluzione, l’arcano è il numero 11 della serie, quello della Forza: una donna,  K., l'amica del poeta, che serra tranquillamente e senza sforzo la bocca di un Leone, fosse pure, come nel nostro caso, un poeta. La femmina, quella assatanata pittrice, è intrepida e calma ma incazzata è crudele e conquista con la violenza. Nel Foutre du Clergé de France, predilige la posizione numero 11, la dolce impalata: si mette in ginocchio, a cosce aperte, con le anche del poeta sotto, in modo che stia seduta sul culo, nello spazio delle gambe del versante. In questa posizione K. si infila il fallo da sola, vi danza sopra, si agita, ruota senza uscire dal perno, affonda e riaffonda in cadenza, al meridiano l’oggetto “a” è strizzato fino a quando, all’alba, comincia a zufolargli, prima piano e poi sempre più forte, la canzone “My Love” di Kovacs; allora, è fatta, la vita è dura, e non solo per gli insetti, specialmente se poi, alla domenica, ci si è dimenticato di comprare il pane la sera prima, perché se, così sorgendo il sole, nella dolce impalata con tutta la pulsione anale e del poeta e della strega, non si ha, poi, a disposizione il pane per farsi almeno 11 fette di pane con il pomodoro, è finita, tutta la tiritera sulla frugalità è nulla, gli integratori non servono a un cazzo, il fardello è davvero pesantissimo, e al meridiano, lassù, chi avrà più la forza di farci arrivare l’oggetto “a”!

K. aveva la tendenza al narcisismo e alla potenza dell’avere, come il fattore K di Szondi, un fattore sistolico, un giorno è professore di matematica, un altro fa fisica, poi anche filosofia ed economia politica, il bello è quando il poeta la rivede nelle vesti di un soldato, o di un ingegnere, ma anche di un critico d’arte, visto che poi si dava come pittrice, in effetti e in ogni caso quel che restava era il suo feticismo e l’isteria di conversione. Insomma nella sfera della pulsione dell’io, una strega così, mentre tu le parli dell’occhio e dello sguardo, e dell’oggetto “a” di Jacques Lacan, lei , per via d questa coartazione dell’io, e del 23, sa ascoltarti perché sei tu quello dell’arcano 23, il genio e il poeta, “Amore Mio”, ti dice, e ti inanella l’oggetto “a” e il (-φ) per una stagione intera e poi, quando arriva la piegatura dell’inverno, sparisce nel nulla, si dissolve, si è trasformata nell’1 che è il numero nell’alfabeto dei Rosa-Croce della sua lettera primordiale: 1, che è il poeta posseduto, anche perché  è il periodo in cui è nato; 1, per via dello spirito celeste e dell’intelligenza; 1, infine, per via dell’illusione e dell’inganno,; 1 che è la base del suo essere 1 + 1 : tra il poeta, l’inganno e lei che cambia in oro i metalli  e con un colpo di testa salva la situazione e sparisce nel nulla. D’altra parte 1+ 1 del suo essere K. + K. sarebbe anche il 2 della Papessa, tra la legge e la gnosi, la madre e la chiesa occulta: il mistero assoluto, l’unione dei sessi, e il silenzio, la madre sconosciuta del poeta.♫ Blue Amorosi