Pingapa ▌PLUS▼

Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La posa del caffè e la psicanalisi 20 ♦ La seduta larga della Principessa dei Paesi Bassi

Her Royal Highness Princess Máxima of the Netherlands 
by Erwin Olaf
La posa del caffè e la psicanalisi 20 La reale Seditura
La foto di Olaf della principessa dei Paesi Bassi è un altro esempio patagonico di buona seditura o di bella sedia, se non di seduta larga,  anche se la figura sta in piedi. Come esercizio fantasmatico durante la posa del caffè questa frontalità della carne e della pelle che, non conoscendo la Herkunft della figura, sostanzialmente è quella  della pelle moudronica, in cui l’oggetto, inesorabile, è sempre più inafferrabile ma eternamente versatile e reversibile, come se la insolubilità del suo Heimlich, per quanto sorrida sempre, lo rendesse sempre più sovrano; dicevamo, come esercizio del fantasma, ha riportato alla mente del poeta un riferimento di Vázquez Montalbán alle donne olandesi per via non della “Fabada asturiana” che va mangiata insieme a signore bianche, bionde, magre ma con un culo sostanzioso[i] , e nemmeno per la “tentazione di Jansson”, raccomandabile per pelli bianche e carni fredde, ma  forse per  la “Zuppa giamaicana”, che è un piatto afrodisiaco  che Vázquez Montalbán prescrive per “quelle splendide signore olandesi trentenni, coi seni rosa e i fianchi come un orizzonte”[ii]. Solo che, e questo svelamento immediato dato da internet toglie ogni sovranità a qualsiasi punctum o Heimlich che pervada un’immagine, avendo appurato che la principessa non è dei Paesi Bassi ma è di Buenos Aires, pur avendo  quell’aria e quella pelle della razza orientale di Deniker, il supplemento patagonico, che sottile soffia nella foto di Olaf, che era sostanzialmente questo segreto geografico, essere dei Paesi Bassi, reso completamente visibile, o meglio: la percezione che abbiamo , nel visionare l’immagine di Olaf, del segreto geografico che nella visibilità immediata e frontale viene contemporaneamente annientato, come se latitudine e longitudine così visibilmente compattate nella pregnanza somatica della principessa si rifrangessero nella metonimia del suo vestire, o per farcelo vedere, il punctum di questa pregnanza della carne dei Paesi  Bassi, il fotografo riduca il corpo totale a una delle sue parti, allora cosa volete che sia il punctum se non le mani, la pelle delle mani, e delle dita, è qui che espatria il linguaggio del visionatore, tanto che, a rifantasmarla con la Zuppa giamaicana, con quelle dita è il garretto di manzo che impugna, quel “frutto carnale pieno di morbide gelatine impreviste, soprattutto se si riesce a cucinare molto bene la carne che raggiunge così uno stato di transustanziazione che la voce popolare ha saputo esprimere dicendo: ‘ è un burro’”[iii].
Lo svelamento della Herkunft, semplicemente con una scheda su Wikipedia, e il patagonismo dei Paesi Bassi che rischia di volatilizzarsi, se ci si ostina ancor di più ad aggiungere alla figura denotazioni economiche e geografiche e relazioni di parentela sempre più designate, ma, intanto che, dalla stessa scheda, si apprende che la principessa dei Paesi Bassi è nata nello stesso anno della ragazza di Göteborg[iv], mezzo mese prima, e, fatto ancor più Heimlich, si può così appurare che la principessa ha sostanzialmente, lungo l’asse del corpo, lo stesso punctum della ragazza di Göteborg: il punctum che era quello della densità del toccare, questa qualità frattale, somatognostica, che, regola della seduzione, è segreto nell’artificialità terrificante, perché circoscritta, e ancor più folgorante, evidente, per come fa irruzione, sotto forma di un segno, di un gesto, di una forma, allora, con la ragazza, sul treno e qui, nell’immagine di Olaf, con la carne e la pelle delle mani, che connette dati, incisi sintagmatici, punti temporali, adesso che il poeta allora e il visionatore ora cerca di definire, in questo tempo in cui l’analemma esponenziale passa al meridiano, questa alterità sovrana e fatale, il dettaglio dell’istinto che tocca, il touch, un colpetto, il toccare, con la mano, con le mani, la catalisi del touch e della mano che postula un valore diffuso, sparso sulla somma e l’articolazione dei segni, e inonda l’alterità sovrana dell’Altro, in cui il poeta e il visionatore, in questa lunga posa del caffè, sta exinscrivendosi nella doppia figura, avendo perduto la traccia di un desiderio proprio e avendo rinvenuto la doppia traccia di una seduzione che non è mai alla fine del desiderio.
La buona seditura della principessa dei Paesi Bassi è così che si commuta nella reale seditura, perché il residuo insolubile che si fa fantasma perenne e si diffrange così nel poema temporale è sempre un’immagine in cui la figura sta seduta, la banale esattezza del mondo e il doppio artificiale, l’ombra e l’irredentismo oggettuale, un elastico temporale che il (-φ) del poeta tende perché la figura è inafferrabile, ha una energia insolubile, è estranea a se stessa. L’artificio della posa è il suo segreto, la seduzione patagonica parte dalle mani ma finisce col diventare la pregnanza somatica dei Paesi Bassi. Nella ragazza di Göteborg, era il piede la parte anatomica che disseminava il segreto della pelle e del podice; nella figura attuale, è la mano che porta alla preponderanza del grande: l’asse del patagonismoVenere/Saturno da un lato e Giove/Nettuno dall’altroattraversa nello zodiaco celtico, da una parte,  il segno della Lepre-Faggio, a cui è abbinato il mito erotico della predilezione, il misticismo corporale e la realizzazione piena dell’esserci nell’istinto del piacere, e dall’altra parte attraversa il segno L’Uomo serpente-Pino, a cui è abbinato il principio del desiderio incarnato, le risorse energetiche inesauribili e perciò l’illimitatezza, la grande abbondanza, della libido, il suo  funzionamento perenne, copioso. Nel calendario tebaico, dalla parte di Giove-Nettuno, ci sono come immagini “Un uomo seduto con un libro” e “Tre figure, senza testa”; dalla parte di Venere-Saturno, l’immagine è quella di una “Donna che tiene un cavallo per la briglia”: la posa della buona seduta, o della reale seditura, ha questo effetto patagonico, divide l’amore con altri, nel senso che dissemina la copia della sua posa fin quando il visionatore rinviene la doppia traccia della doppia figura del suo oggetto “a”.



[i] Manuel Vázquez Montalbán, Ricette immorali, trad.it. Feltrinelli 1995: cfr. pag. 81.
[ii]: Idem: pag.57.
[iii] Ibidem.
[iv] Cfr. V.S. Gaudio, La Ragazza di Göteborg, © 2005. Se ne rinvengono alcuni passi in : V.S. Gaudio, Il fantasma che allunga le gambe verso il poeta, in: Alessandro Gaudio, Il Limite di Schönberg, Prova d’Autore di Nives Levan, Catania 2013: pp. 61-72.
La pelle moudronica