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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La lega del Gerundio e il vitalizio ▌

La grammatica non può estradare un gerundio, il giudice di pace sì
Vi sono molte cose che una grammatica adeguata di una lingua naturale non può fare: per esempio aprire un’ostrica. Ma chi ha mai pensato che una grammatica potesse aprire un’ostrica?[i] Non certo un leghista, e nemmeno la cortigiana di Paul Lafargue o gli eletti del Capitale. Le perle che si spera di scoprire grazie alla grammatica sono di un tipo assai diverso: la visione della struttura di una lingua, la comprensione delle capacità linguistiche e del comportamento dei parlanti nativi e così via. Ma, accanto a questa indubbia incapacità di aprire le ostriche, e di innaffiare i cetrioli, c’è ancora qualche altra cosa che una grammatica adeguata non può fare, anche se molti credono il contrario, e cioè distinguere tra frasi ambigue e frasi non ambigue, in particolare quando, con l’innaffiatore accovacciato, la pia donna viene a fare la giumenta di compare Pietro per riempire di cetrioli il suo paniere.
Beh, che dire? Paul Ziff era ottimista. La grammatica non può estradare un migrante non solo perché è un gerundio, come ha appurato il partito della Lega nel nome del suo segretario che – a proposito di partito – prima o poi ci farà sapere che è assodato che sia un imperfetto, a meno che non venga accolto – come è d’altronde già accaduto- dalla mafia calabrese, che, avendo perso da un po’ di tempo, mettiamo il tempo di una Repubblica?, una “f”, adesso fa prima, che, è risaputo, è un participio passato.
Però, accanto all’indubbia incapacità di aprire le ostriche, innaffiare i cetrioli, farli raccogliere da una giumenta col paniere grande, estradare un gerundio, c’è qualcosa di strano nel fatto che un giudice di pace, in questa terra di poeti e di leghisti, di marinai e bagnanti, di scrittori a pagamento ed esattori di Stato, di festival della canzonetta in cui si intervistano in differita signorine che volano nello spazio e poi vince il volo, e nessuno che sorride, e anzi: tutti a dire: che t’avevo detto ch’era il volo che volava?,nel fatto che un giudice di pace possa estradare un gerundio! Che è una cosa portentosa, altro che volo mentre si canta…Se si pensa che anni fa, nel paese del poeta, c’era un giudice di pace che faceva il grossista, tra l’altro, di granone per galline(e galli) e che – mi viene da ridere, ma non perché mi diverte – quest’uomo poteva avere l’informativa di una forza dell’ordine su un cittadino straniero e decretare quello che una grammatica adeguata di una lingua non può fare!
Dal canto suo, anche ignorante è un gerundio. E avrà il vitalizio da parte della Repubblica che ha quella grammatica adeguata alla sua lingua naturale; e,chissà?, in mezzo, anche la gestione del Miur o, mancando questo, una honoris causa da una università statale allocata in una delle regioni dove quella banda ha perso una “f”, che è una vocale per come faccia soffiare.




[i] Paul Ziff, Quel che una grammatica adeguata non può fare, in: Idem, Itinerari filosofici e linguistici, © 1966; trad.it. Laterza, Bari 1969.