La
macchinetta per il caffè e lo stile parossismale della poesia#
Non c’è dubbio: la
macchinetta espresso, intendo la semplice caffettiera, per il caffè della Bialetti è, di tutte le meraviglie dei
calderai, la più notevole. La maturità di una persona, è risaputo, non si
misura dall’età ma dall’età che le si conteggia da quando quella persona ha
cominciato a usare personalmente la macchinetta del caffè Bialetti. Che
importanza hanno gli anni, specialmente se la Lavazza è su di voi che conta per
il suo bilancio? La cosa da ricordare è che ogni periodo della vita ha la sua
dose di caffè. Il poeta, quello della posa del caffè, una mattina, chi può
dirci se fosse autunno o primavera, tenuto conto che a Torino, quando c’era
tutta quella poesia degli anni Settanta, era sempre autunno, ma un autunno in
cui non consideri mai la vecchiaia, l’affitto che non era ad equo canone, la
gestione delle librerie o quella moneta antica dell’oriente che una sera ti fu
donata dalla tua amica, la pittrice rossa di Sanremo, senza che, nel farlo, si
fosse messa a cantare, non dico come Xénie, col culo nudo, così scrive Georges
Bataille ne Le Bleu du Ciel, e non so se in merito è per quella scena che
aggiunse che assomigliava a Lotte Lenya.
Lotte Jacobi □ Lotte Lenya, Berlin1923 |
Il fatto è che la pulsione uretrale,
che è la stessa sia del poeta della posa del caffè che della macchinetta
espresso della Bialetti, quando si fa adulta, è la pulsione di sorpresa: l’elaborazione
di un mondo immaginario, dal lato del fattore pulsionale hy di Leopold Szondi,
e l’accumulazione di affetti brutali, dal lato del fattore pulsione e, e-: per
via della collera, dell’odio, della rabbia, del desiderio di vendetta, dell’invidia,
della gelosia. Che cosa c’è da fare allora se non vedersi dentro una
professione esplosiva, non potendo darsi al teatro e al cinema, o, se il poeta
fosse stato più dentro la tempesta di movimenti e il desiderio di mostrarsi,
farsi più vanitoso e darsi alla pubblicità come modello?
La macchinetta del
caffè è più “e” che “hy”: non dice Leopold Szondi che socializzandola in una
professione avremmo il fuochista di
caldaia, lo spazzacamino, l’operaio di cava, il fabbricante di polvere, il
lanciafiamme? La macchinetta del caffè è così dentro la pulsione “e” che, in
sublimazione, è come se fosse l’umanesimo etico o lo realizzasse; la macchinetta
, dentro il paradigma della patologia e della sintomatologia, è speculare all’epilessia
essenziale, all’emicrania, ma anche all’asma e alla balbuzie, alla rinite
spasmodica, all’enuresi. Quando il poeta cominciò ad usare la macchinetta del caffè
che forse gli era stata donata da un’altra amica pittrice, che fece? Si dette
alla piromania? Alla cleptomania? Pensò sul serio di accedere a una professione
sacerdotale pur essendo totalmente ateo? O semplicemente, facendosi il caffè con
la macchinetta espresso e non più dentro il tempo della posa del caffè o nella
lentezza della miscela Leone, la sua bontà, la sua misericordia, la sua
dolcezza, la sua ingenuità, la sua pietà, il suo desiderio etico furono
commutati nella tendenza all’esplosione e fu così che da allora tese a
dilettarsi della disgrazia altrui, non ebbe più pietà, non ebbe più sentimenti
se non rabbia, odio, gelosia, collera, desiderio di vendetta? Una mattina,
forse era già primavera, nella primavera torinese che, se stai attento al passo
che hanno le donne sabaude di media età, che vanno al mercato della Crocetta, ebbene
quella mattina sul tardi e già la primavera stava avvicinandosi al meridiano
del solstizio, capisci che quelle donne sono prese dalla pulsione uretrale, ma dal
fattore hy, quello della tempesta di movimenti, e il passo è per questo che sta
tra l’ansietà del lamento e le bugie del
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from "The Anatomy of
Anxiety"
by Hans Bellmer |
pudore, fa finta di nascondersi,
guardala, si disse il poeta, dopo che s’era scolato un’intera macchinetta da
tre tazze, che morale c’è in tutta questa arte drammatica che ha la sua allure?
Io sto dentro l’esplosione uretrale e lei nei fenomeni di conversione, io ho manifestazioni
allergiche e lei è nella pseudologia fantastica, basterà telefonarle e vedrai
che mi terrà al telefono per un’ora
intera a parlarmi delle sue paure notturne, mentre qua fuori dalla cabina
telefonica in fila persone in preda a manifestazioni esplosive mi faranno
capire che se non chiudo in fretta la mia tendenza patologica, la piromania, associata
a questa pulsione uretrale, sarà realizzata da loro che sono per la tecnica, la
civilizzazione, il capitalismo e l’umanesimo di Stato.
Resta una certezza: la
macchinetta espresso della Bialetti serve a potenziare gli automatismi di controllo
del poeta. Un poeta, una volta approdato ai prodigi del caffè espresso, prima o
poi farà un’escursione nella Val Locana, e da quel momento il suo verso sarà
sempre più esplosivo e magmatico, e anche quando non sarà più nel catalogo dei
poeti savoiardi manterrà sempre uno stile parossismale, di sorpresa: cavalca il
vettore P, quello che cavalcava Aurélia Steiner alla Crocetta, tra l’esigenza
di Abele e il nutrimento della collera, tra il pudore collettivo, non fosse
altro perché quando si cammina si è negli spazi aperti e pubblici, e l’intolleranza
di Caino, la poesia dell’enuresi e dei fenomeni di conversione isterica, tra l’etica
e l’arte drammatica.