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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

La posa del caffè e la psicanalisi 21 ░ La Bialetti e lo stile esplosivo della poesia

La macchinetta per il caffè e lo stile parossismale della poesia#
Non c’è dubbio: la macchinetta espresso, intendo la semplice caffettiera,  per il caffè della Bialetti è, di tutte le meraviglie dei calderai, la più notevole. La maturità di una persona, è risaputo, non si misura dall’età ma dall’età che le si conteggia da quando quella persona ha cominciato a usare personalmente la macchinetta del caffè Bialetti. Che importanza hanno gli anni, specialmente se la Lavazza è su di voi che conta per il suo bilancio? La cosa da ricordare è che ogni periodo della vita ha la sua dose di caffè. Il poeta, quello della posa del caffè, una mattina, chi può dirci se fosse autunno o primavera, tenuto conto che a Torino, quando c’era tutta quella poesia degli anni Settanta, era sempre autunno, ma un autunno in cui non consideri mai la vecchiaia, l’affitto che non era ad equo canone, la gestione delle librerie o quella moneta antica dell’oriente che una sera ti fu donata dalla tua amica, la pittrice rossa di Sanremo, senza che, nel farlo, si fosse messa a cantare, non dico come Xénie, col culo nudo, così scrive Georges Bataille ne Le Bleu du Ciel, e non so se in merito è per quella scena che aggiunse che assomigliava a Lotte Lenya.


Lotte Jacobi Lotte Lenya, Berlin1923
Il fatto è che la pulsione uretrale, che è la stessa sia del poeta della posa del caffè che della macchinetta espresso della Bialetti, quando si fa adulta, è la pulsione di sorpresa: l’elaborazione di un mondo immaginario, dal lato del fattore pulsionale hy di Leopold Szondi, e l’accumulazione di affetti brutali, dal lato del fattore pulsione e, e-: per via della collera, dell’odio, della rabbia, del desiderio di vendetta, dell’invidia, della gelosia. Che cosa c’è da fare allora se non vedersi dentro una professione esplosiva, non potendo darsi al teatro e al cinema, o, se il poeta fosse stato più dentro la tempesta di movimenti e il desiderio di mostrarsi, farsi più vanitoso e darsi alla pubblicità come modello?
La macchinetta del caffè è più “e” che “hy”: non dice Leopold Szondi che socializzandola in una professione avremmo  il fuochista di caldaia, lo spazzacamino, l’operaio di cava, il fabbricante di polvere, il lanciafiamme? La macchinetta del caffè è così dentro la pulsione “e” che, in sublimazione, è come se fosse l’umanesimo etico o lo realizzasse; la macchinetta , dentro il paradigma della patologia e della sintomatologia, è speculare all’epilessia essenziale, all’emicrania, ma anche all’asma e alla balbuzie, alla rinite spasmodica, all’enuresi. Quando il poeta cominciò ad usare la macchinetta del caffè che forse gli era stata donata da un’altra amica pittrice, che fece? Si dette alla piromania? Alla cleptomania? Pensò sul serio di accedere a una professione sacerdotale pur essendo totalmente ateo? O semplicemente, facendosi il caffè con la macchinetta espresso e non più dentro il tempo della posa del caffè o nella lentezza della miscela Leone, la sua bontà, la sua misericordia, la sua dolcezza, la sua ingenuità, la sua pietà, il suo desiderio etico furono commutati nella tendenza all’esplosione e fu così che da allora tese a dilettarsi della disgrazia altrui, non ebbe più pietà, non ebbe più sentimenti se non rabbia, odio, gelosia, collera, desiderio di vendetta? Una mattina, forse era già primavera, nella primavera torinese che, se stai attento al passo che hanno le donne sabaude di media età, che vanno al mercato della Crocetta, ebbene quella mattina sul tardi e già la primavera stava avvicinandosi al meridiano del solstizio, capisci che quelle donne sono prese dalla pulsione uretrale, ma dal fattore hy, quello della tempesta di movimenti, e il passo è per questo che sta tra l’ansietà del lamento e le bugie del
from "The Anatomy of
Anxiety"
by Hans Bellmer

pudore, fa finta di nascondersi, guardala, si disse il poeta, dopo che s’era scolato un’intera macchinetta da tre tazze, che morale c’è in tutta questa arte drammatica che ha la sua allure? Io sto dentro l’esplosione uretrale e lei nei fenomeni di conversione, io ho manifestazioni allergiche e lei è nella pseudologia fantastica, basterà telefonarle e vedrai che mi terrà al telefono per  un’ora intera a parlarmi delle sue paure notturne, mentre qua fuori dalla cabina telefonica in fila persone in preda a manifestazioni esplosive mi faranno capire che se non chiudo in fretta la mia tendenza patologica, la piromania, associata a questa pulsione uretrale, sarà realizzata da loro che sono per la tecnica, la civilizzazione, il capitalismo e l’umanesimo di Stato.
Resta una certezza: la macchinetta espresso della Bialetti serve a potenziare gli automatismi di controllo del poeta. Un poeta, una volta approdato ai prodigi del caffè espresso, prima o poi farà un’escursione nella Val Locana, e da quel momento il suo verso sarà sempre più esplosivo e magmatico, e anche quando non sarà più nel catalogo dei poeti savoiardi manterrà sempre uno stile parossismale, di sorpresa: cavalca il vettore P, quello che cavalcava Aurélia Steiner alla Crocetta, tra l’esigenza di Abele e il nutrimento della collera, tra il pudore collettivo, non fosse altro perché quando si cammina si è negli spazi aperti e pubblici, e l’intolleranza di Caino, la poesia dell’enuresi e dei fenomeni di conversione isterica, tra l’etica e l’arte drammatica.