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L’Enzuvë e il passo della Tigre, la carriola e Deianira □ |
Sì, può darsi che sia venuta prima la
posa del caffè, anche se, a pensarci, la posa
è dentro il paradigma della durata; comunque, poi, è stata la
psicanalisi che, venuta dopo, ha cominciato a misurarne o, quantomeno, a verificarne
i criteri e le espressioni. La posa del caffè ha a che fare col dressage e
anche con il percorso a due cavalli: come l’andatura, nell’equitazione, la posa
del caffè è naturale, difettosa e artificiale; in più, tra cavaliere e
cavallerizza, sono gli ostacoli che qualificano la prova dell’oggetto “a”, che
sarebbe la cavalcatura. In una posa del caffè significativa trovi sempre
l’argine, il muro, la barriera, il cancello armato e verticale, la croce di S. Andrea,
la doppia gabbia, il passaggio a livello, la riviera, la siepe, la staccionata,
financo la banchina irlandese.
Qui, però, parleremo del percorso di
campagna.
La stagione urbanizzata della posa del
caffè, che è quella da cui son venute fuori le teorie dell’approccio tattile,
le statistiche, gli items del contatto ma anche la proairetica del fantasma, di
campagna ne ha vista poco o niente; in campagna, la posa del caffè è
lunghissima, e non soggiace a nessuna legge agraria; certo, ho pensato spesso
alla faccenda dell’agrumicoltore, per via dell’immenso latifondo che mi è stato
occultato e sottratto; e anche all’irrigazione ho dovuto dare spazio a partire
dal solco acquaio, dalla porca fino allo scorrimento, all’infiltrazione,
all’allagamento, che era strepitoso durante la mia adolescenza, dentro il turno notturno, tutta la notte con quella
bella luna piena, in qualche mese di luglio o di agosto, che te l’aspettavi da
sopra invece era là sotto, sopra il mare: per questo, la luna è sempre alla
base delle soste e dei pensieri morbosi, che, inutile dirlo, son sempre liquidi
e, probabilmente, se fossero indumenti sarebbero sempre bagnati.
In campagna, si fa presto a fantasmare
la carriola, e , di pari passo, l’Ercole che porta alla fonte Deianira. Da qui
venne fuori anche l’Enzuvë, che, per l’antropologia
dell’immaginario, è basato su un determinato esagramma dell’I King, Dalí a questo non c’era arrivato: e l’esagramma viene dal
bioritmo di Deianira e dal bioritmo di Ercole, in cui c’è sempre un ciclo che è
stanco o ha i piedi dolenti e un altro, a specchio, che s’innalza al meridiano
e fa la posa del caffè portando a spasso la figura del proprio oggetto “a”.
10.
sopra continua lungamente il tuono
che è il tuo piede così centrale da essere
al secondo posto nel mezzo dov’è più forte
e l’acqua non l’avremo per questo troppo presto
né il vento che è la prima linea potrà
penetrare così in fretta dirimpetto e scuotendo
ciò che si è piantato, e non può toccarsi
e non sta per strapparsi sotto questa
carne nuda così legato alla rotazione
della terra tanto che non può che nel passaggio
al meridiano dell’Heimlich farsi frutto
di carne così carico e pieno così elettrico
e solare che per bucarlo punta contro anello
con l’acqua dovunque il dorato sparso
mischiato tra sasso e legno sul bordo
dell’abbeveratoio il verde ha l’occhio pineale
che sulla superficie del podice ha tutta
la violenza luminosa della verga ignobile
che è il vento che avanza e niente è così
accecante ora che il melone ha avuto l’acqua
e l’anello solare stringe e strizza l’immonda
parodia del sole torrido e accecante che è l’ Enzûvë
11.
l’attesa necessaria del trigramma superiore
che è il cielo ed è mobile una linea che
in un sol tratto si percorre tutto il podice
a cavalcioni globo terrestre che ruota
in faccia al sole una pelle lo copre andando
dal giallo verso il giallo riprendendo lo stesso
inizio tanto è questo che conduce alla meta
il persistere nell’orbita e attendere che l’analemma
esponenziale passi al meridiano nel segreto del tuono
e del vento questo buco che nella più alta linea
del trigramma inferiore è l’anello solare
alla giuntura del bordo della vasca dove il melone
spolpato fibra per fibra avrà avuto la stessa
pelle nuda delle cosce del nove al terzo posto
la carne della frescura scorrente e il pelo, il limo,
un intervallo senza misura una lunga curva piena
di suoni e di alberi, grida e parole, voci di ragazzi
e di donne così lontane che il giallo pare
che abbia tagliato o imbrattato il paesaggio
tutt’intorno si tiene mischiato al glande di Jésuve
│da:V.S.Gaudio, L'Enzûvë © 2008│
Perché avviene questo ? Semplicemente
perché prevale la pulsione “s”, al livello filogenetico è il bisogno di
aggressività e di ratto, poi quando la si socializza spunta fuori il
carrettiere, il domatore, il lottatore, il cacciatore, l’agrumicoltore, il
boscaiolo e Ercole, che son tutti dentro la sintomatologia del sadismo e della
pederastia, del feticismo e dell’umanesimo di Stato. Per la carriola,sarebbe in
gioco, o potrebbe esserlo, la pulsione “h”, quella dell’amore ermafrodito e
della teoria mistico sessuale dell’Angelus di Salvador Dalí; insomma è la pulsione, che quando è parziale fa tanto
erotismo bisessuale, poi quando cresce si socializza come artista e spia, poeta
lirico e ballerino, disegnatore di moda e cuoco, parrucchiere, travestitismo e
umanesimo letterario.
La carriola, nel Foutre du Clergé de France, fa 30, e la strada, anche di campagna,
è sempre lunga, per questo bisogna che il cavicchio sia robusto e l’equipaggio
solido. L’Ercole fa 34, richiede forza di reni, è il modo più faticoso.
L’
Enzuvë può essere praticato anche nel Passo
della Tigre, che è la seconda posizione tra le nove indicate dalla Ragazza
Oscura nel Fang-Pi-Shu: lo si fa
mettere l’oggetto “a” a quattro mani e il visionatore si inginocchia dietro;
dopo che lo Stelo di Giada è introdotto nel Punto Centrale è importante la
penetrazione sino in fondo alternando cinque colpi superficiali con otto
profondi. Dopo ogni gruppo di movimenti una pausa e poi si riprende. C’è anche
la quarta posizione, che si chiama La
Cicala che si attacca, in cui la donna è bocconi e il poeta si sdraia su di
lei, che è congeniale all’ Enzuvë:
qui i colpi in superficie saranno sei e quelli profondi nove. Ogni pausa è per
la posa del caffè. La settima posizione, in cui l’uomo è supino con le gambe
distese e la donna gli si siede sopra a cavalcioni, con la faccia rivolta verso
i suoi piedi e il culo verso la faccia dell’enzuvatore, è chiamata lo Scoiattolo che si succhia i Peli. L’enzuvata
è continua, non ha pause né pose del caffè. La nona posizione, Le Gru coi Colli Uniti, ricorda l’Ercole del Foutre: il poeta si siede a
gambe incrociate e la donna a cavalcioni; il poeta terrà con le mani il sedere
dell’enzuvata, che, come schema verbale, sarà copiosa e continua. Con questo
metodo la posa del caffè porterà alla sublimazione della sintomatologia della
pulsione “s”, così come la prospettava Leopold Szondi.
Il glande di Jésuve doppia la parodia del
sole torrido e accecante che è l’Enzuvë: l’anello solare è il sintagma nominale
che unisce l’archetipo-sostantivo di Bataille e l’archetipo-sostantivo del
poeta, nella più alta linea del trigramma inferiore e sulla superficie del
podice. Con questa posa del caffè, così legata alla rotazione della terra, si ha tempo per percorrere in lungo e in largo
tutto il globo terrestre andando dal giallo verso il giallo fino a che il
dorato del buco passi al meridiano tra sasso e legno, pelo e limo, a cavalcioni
e col passo della Tigre, col vento della prima linea che finalmente penetra, e
non tocca, la pelle nuda delle cosce persiste nell’orbita, misura lunga dell’analemma
esponenziale dell’oggetto “a” e attesa nel segreto del tuono.