La posa del caffè e la
psicanalisi│
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La valigia delle zucche
In treno, la legge di Roger non esiste
o, quantomeno, è inapplicabile: “Non appena
la hostess serve il caffè, l’aereo incontra una turbolenza”[i]. Intendo il treno come
mezzo di trasporto per i lunghi viaggi che si potevano fare ancora nel XX
secolo e in particolare negli anni Settanta e Ottanta e, parzialmente, negli
anni Novanta. Poi, come si poteva presupporre con la spiegazione di Davis(=Il caffè è la causa
principale delle turbolenze in alta quota), avvenne che, non essendoci hostess
addetta al caffè sul treno che, mettiamo, ti portava da Taranto a Torino o da
Crotone a Milano, il caffè fu la causa principale della scomparsa progressiva
dei viaggi lunghi in treno. Il caffè, se c’è una hostess addetta al caffè, in
treno non sarebbe mai stato la causa principale delle turbolenze, sempre che il
caffè, per il quale c’è una hostess addetta, sia quello della posa del caffè
che, in relazione alla hostess, per via del sistema della moda, e il genere di
Barthes relativo alla gonna di chi sarebbe stata addetta alla posa del caffè, sarebbe,
invece, la causa principale delle turbolenze della libido.
Il distacco dell’anima che era molto
comune intorno al 1910, specialmente in India dove molte anime pare che
vagassero senza meta in cerca del consolato americano, così narra Woody Allen[ii], era addirittura il modo
abituale di viaggiare su quei treni degli anni Settanta che ti portavano, anche
il corpo, su fino al meridiano di Torino; spesso, o quasi sempre, prendendo il
treno in campagna in Calabria alle 13.40, l’anima arrivava a Torino, se tutto
era in orario, per le 8.40 del giorno dopo; non solo l’anima, a pensarci bene, anche i bagagli, e una volta l’anima
arrivò a Torino passando addirittura da Milano, con la valigia piena di
cocuzze. Cocuzze. Quelle: le zucche. Non c’è nessun eufemismo. L’anima e le
zucche in valigia. E un termos pieno di caffè. E ogni volta che andavi in
ritirata la paura che ti potessero fregare la valigia piena di zucche e che,
fosse accaduto questo, tu saresti riapparso di colpo sul palco con i Pink Floyd mentre canti Wish you where here alla hostess che sul
treno avresti voluto come addetta al caffè, alla posa del caffè.
L’anima, si sa, non pagava il biglietto,
anche se viaggiavi in prima classe e potevi, se ti andava bene, pisciare anche
dal finestrino, badando che quello dello scompartimento precedente non stia
intanto prendendo una boccata d’aria; anche le zucche non pagavano il biglietto
e, poi, una volta a destinazione, dai prova a metterti a tavola dinanzi a un
piatto di minestra di zucca col pane sotto e l’uovo sopra, l’anima è allora che
va in alta quota a beccarsi le
turbolenze della libido.
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Questa non è la patagonica ferroviera
della posa del caffè ma una pataferroviera
della Virgin Trains del Regno Unito
che assomigliando alla nostra
patagonica ferroviera assomiglia
anche alla mia amica hostess
addetta al caffè |
Una volta venne a controllarmi il
biglietto una donna ferroviera, con la sua bella mise da ferroviera, tanto che
la si prendeva per una hostess, se non fosse stato per il fatto che una hostess
non ti fora il biglietto, semmai ti chiede l’autografo appena scopre che sei un
poeta e non canti. La ferroviera, invece, quella, si mise seduta, dopo avermelo
chiesto, lo scompartimento era tutto vuoto, e mi disse che mi conosceva, non
per avermi visto in tv o per via della mia patagonica foto su “Astra”, no,
disse che mi conosceva perché avevamo fatto a piedi insieme via Sparano a Bari
nel 79, mi disse: tu stavi andando alla libreria Laterza a vedere se c’era
“Carte Segrete” che non so cosa c’era di tuo; io, invece, stavo andando per i
cazzi miei, e tu mi dicesti: mi accompagni fino alla Libreria e poi prendiamo
un caffè insieme?
Di solito, si passeggia bene per via
Sparano, anche allora: certo, le dissi, guardandola così seduta, certo, ora
ricordo. E? fece lei . E’ che , se questo si può dire, non si può tacere sul
fatto che lei assomiglia in modo terribilmente aderente a una mia amica
hostess. Per via di che cosa? Per via delle scarpe, penso, e della gonna, per
il taglio anche dei capelli, e per come si è messa a sedere, e le gambe; anche
il berretto mi fa pensare che non c’è male come modo di viaggiare, anche se ho
una valigia piena di zucche.
-Come una valigia piena di zucche? Fece
lei sorridendo.
-Eccola, è lì, pesante che non ti dico;
tu pensa come farò a portarmela su in mansarda, senza ascensore negli ultimi
due piani!
-E come farai a mangiartele tutte!
-Beh, mangiarle non sarà un problema;
alcune dovrò regalarle; anzi, ne vuoi una?
-La più grossa!...O, forse, è per quella
tua amica hostess?...
-Pensa, le dissi, avevo un nonno che
suonò come violino di spalla per
ventisette anni…e che non aveva mai avuto il piacere di suonarlo per una
ferroviera come te; mio nonno amava molto quel piatto di zucca, con il pane
sotto e l’uovo sopra, e…aveva la satiriasi, e una volta riapparve di colpo,
mentre faceva il bagno, fra i violinisti dell’Orchestra Sinfonica di Vienna, e
quella volta erano tutte violiniste e, a vederselo davanti così con lo strumento così teso, tutte smisero
all’unisono di suonarlo il violino, e ,quel che più mi strabiliò, il direttore
d’orchestra, che, non si sa come, era quella volta una donna, ma una donna che
aveva qualcosa della hostess addetta al caffè, quella che ti assomiglia così
tanto che ogni volta che la vedo è a te che penso, e ogni volta penso a mio
nonno per via della transustanziazione, non dell’anima, ma del corpo e dello
strumento, che è essenziale, se riappari dove c’è da suonare, tu pensa se fosse
riapparso mio nonno lì tutto nudo in mezzo all’Orchestra e senza strumento?
Cosa avrebbero fatto le violiniste e la direttora? Avrebbero smesso di suonare
intanto che lui accordasse lo strumento? No; avrebbero semplicemente esclamato
all’unisono: cosa pensa di fare qui senza il suo strumento!
-Si, disse la ferroviera, che
zotiche…quelle della Sinfonica son tutte strane, e non penso che amino il caffè
e le zucche…e poi la direttora…non credo che mi assomigliasse tanto.
-Non ti assomigliava, aveva qualcosa
della mia amica hostess, penso, almeno così pensavo sempre, per via dei
dettagli di mio nonno che…
-Era affetto da satiriasi, davvero?
-Davvero.
-E tu? …Non so, non è ereditaria la
satiriasi?
-Una volta con la mia anima andai a
Parigi, prendendo il treno da Torino, era per un weekend, si viaggiava di
notte, non pagava il biglietto, non aveva alcun documento, e mi dava un gaudio
che non ti dico.
-Per via della satiriasi?
-Si. Al mattino a Parigi lungo la Senna,
lì è notevole la posa del caffè…
-Con la tua amica hostess addetta al
caffè? …E se scendiamo a Termoli, che non è Parigi ma ha il meridiano giusto
per il passaggio del tuo oggetto “a” , che dici? …
-Un caffè?
-Una posa del caffè. E ti lascio la valigia delle zucche.
-Meridiano, orto o deposito bagagli?
-Hai visto come fanno nei fumetti? Non
stanno a farsi tante domande. Prendono la valigia, scendono dal treno…
-E chi s’è visto s’è visto?
-No. Se ne vanno dentro il gaudio all’unisono al meridiano a
Termoli. Se fosse vero, invece, che dirti? C’è quello che l’hanno mandato su
Marte, adesso che è tornato indenne, lo vogliono far fuori, allora lui scappa,
e trova sempre qualcuno che lo aiuta anche se come dice che viene da Marte
tutti a ridere, ma intanto, giacché lo devono far fuori, lui si difende e
scappa, e tutti quelli che lo aiutano li fanno fuori e dicono che è stato lui,
e son tutti comprensivi, quelli che lo aiutano, e hanno una casetta,
sconosciuta al fisco e alla polizia, in Normandia, e poi, quando arrivano in
Normandia, tutti ad aspettarli, è bello perché tutti hanno gli strumenti che ci
vogliono, il suv, la bugatti, l’elicottero, il mitra, la pistola, la casa in
Normandia…e non prendono il treno. E mai a fermarsi per la posa del caffè…
-E non hanno la valigia piena di zucche…
-E non incontrano una ferroviera come te
che gli dice che hanno fatto via Sparano insieme solo per vedere se è poi vera
la storia della satiriasi di mio nonno e se, a sentir le balle che raccontano
in giro, è vero che è ereditaria…
-E non hanno mai un’amica hostess addetta
al caffè che…
-Ha una caffettiera che non ti dico!
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D'accordo, non è la mia amica hostess addetta al caffè
ma come hostess ferroviaria è proprio dentro
la patafisica della posa del caffè, non trovate? |
Un uccello di Venere, come la colomba,
per quanto questa possa essere anche l’uccello dello Spirito Santo, la parola
della madre di lassù, la Sofia, che sublima il fallismo dell’uccello: il
fallismo della potenza, della verticalizzazione, della sublimazione. Durand[iii] dice che l’uccello in
generale è puro simbolo dell’Eros sublimato, l’angelismo del volo ma anche
l’ala del falco o dello scarabeo fino all’arcangelo Michele. Ma la verità è
che, più che il volo, la mia libido era dentro il paradigma della freccia, tra
balistica e trascendenza: tendi l’arco con un tuffo mentale nel sentimento
dell’unità e penetra nell’Eterno come se tirassi a un bersaglio; nella Mundaka, la sillaba OM è l’arco e
l’anima è la freccia, che, l’abbiamo visto, viaggia in treno, fino all’eterno
dell’esemplare unico sabaudo. Tanto che non chiesi mai alla ferroviera se fosse
del Sagittario o, quantomeno, e in modo più profondo, per via delle antisci,
del Capricorno, non tanto per via del fatto che i cabalisti assimilano il
Sagittario alla lettera ebraica vau,
la luce, lo splendore, la limpidezza ma, aggiungo io, per via del Capricorno,
il bagliore didonico, che sta vicino
all’arcobaleno e all’immanenza ascensionale che la ferroviera e la mia amica
hostess proiettano, o lanciano, grazie alla proporzione didonica che c’è, nel
loro soma, tra indice costituzionale e indice del pondus.
La valigia non è per niente l’inferno
degli amanti concepito da William Blake, è l’asse di sviluppo del principio del
piacere, anche se, anche per via del peso delle zucche e delle zucche stesse, è
la riduzione microcosmica del Tartaro tenebroso e dei meandri infernali, non
solo della ferrovia, l’abisso eufemistico che concretizza, se è il caso, anche episodi incresciosi afferenti alla pulsione
sadica.
Il ventre della valigia e della zucca,
con cui il poeta si lancia verso il meridiano di Torino, ha il peso edonistico della
discesa felice, la discesa viscerale, tra complesso di Novalis e complesso di
Giona[iv] fino all’Angelus di
Millet, per quanto e per come lo interpreta Salvador Dalí[v]: d’altronde, gli elementi
ci sono tutti, dalla copulazione con la terra alla carriola, o al treno. O come
il vaso che si situa nell’immaginario
tra ventre digestivo e sessuale e liquido nutritivo dell’elisir di vita , di
giovinezza e di gaudio.il vaso che è la caffettiera e la valigia insieme e
anche la zucca; il treno, o la ferrovia, come viaggio, è sì ascensionale ma non
è uranico, vai a vedere è plutonico, perché è nella gioia di navigare che si fa
lo shummulo e l’arca è un cofano che contiene come lo schema verbale di
“arceo”(io contengo) e l’archetipo sostantivo di “arcanum”(segreto). La
costellazione isomorfa del contenente, la valigia e il podice della ferroviera, sta tra l’angolo del fuoco e la gerla, tutto
si richiude perfettamente, come una caverna adorabile, negli attimi infiniti
della posa del caffè con la ferroviera che viene quando vuole a far partire il
treno segreto della valigia delle zucche.
[i]
Murphy’s Law Book Two,
© 1980.
[ii]
Cfr. Woody Allen,
Distacco dell’anima,
in: Idem,
Breve introduzione ai fenomeni
medianici,
©
1972.
[iii]
Cfr. Gilbert Durand,
Le strutture
antropologiche dell’immaginario,
©
1963.
[iv] Non sarebbe stato gentile
alludere , per quanto riguarda la ferroviera, al complesso della Sandraccia, di
cui al
Torracchione desolato di
Corsini(seconda metà del XVII secolo):
“Fu sempre la Sandraccia una
merlotta
che al mondo altro di far
non dilettossi
che con questo e con quello
a zucca rotta”.
D’altra parte la “zucca
rotta” rinvia un po’ alla “fiepa” triestina, che, essendo il seme della zucca,
indicherebbe la vulva.
[v]
Che, adesso, per via delle zucche in treno, potrebbe essere anche
reinterpretato come
complesso di Clelia,
per via della Clelia di
Libera nos a Malo(1963)
di Luigi Meneghello: “Nudo in un orto spiando la Clelia, acquattato tra i gambi
alti delle foglie di zucca, con le zucche del sesso appoggiate per terra tra le
altre, squarciando la salvia fragrante e il rosmarino”; che ratificherebbe l’assetto
plutonico del viaggio in treno, essendo Plutone il pianeta dei testicoli e,
perciò, delle zucche.
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Nessun complesso di cui alle note potrebbe mai
riguardare questo
patagonico esemplare normomesomorfo di ferroviera della Virgin Trains♦
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