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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

⁞ Fesso chi legge, parlare al popolo!

di Alessandro Gilioli
Parlare al popolo

Se il leader di un partito nazionale fa la campagna elettorale a pernacchie, mi pare giusto che un candidato locale distribuisca questi volantini.In attesa del comizio a meteorismi, naturalmente. 



V.S.Gaudio 
CHI LEGGE E’ GIA’ FESSO DI SUO
di V.S. Gaudio

Avete rotto i coglioni non è rivolto in prima persona a chi legge.
Chi legge è… Ma non lo sapete? O l’avete dimenticato? Ma dài, “fesso chi legge”! Io sono cresciuto a “fesso chi legge”, o, meglio, “pane, pomodoro – che Manuel Vazquez Montalban dava, nelle sue “Ricette immorali”, come “piatto peccaminoso in quanto può significare un’alternativa a tutto ciò che è trascendente”- e fesso chi legge”, in una landa di ombroni “lacedemoni” - come li avrebbe potuto chiamare il poeta Alberto Mario Moriconi, recentemente scomparso a Napoli - analfabeti, che non dicevano, figuriamoci se lo scrivevano o se lo facevano scrivere, “avete rotto i coglioni”, no, non solo hanno rotto i coglioni, ovvero hanno “ombroneggiato”, fino a quando, avendo rastrellata tutta la superficie del luogo astrattamente segnato in blu, ci hanno edificato sopra con il beneplacito della Repubblica di Prima, che si stava innamorando e distribuiva garofani, e della Repubblica del Poi, che fa innamorare e  – “A quel del poi non è da curarsi molto di giuocare, però mòffero pronto e parato(…)a star sempre, donne mie, dove mi metterete voi e pe‘l verso che voi m’acconcerete(…)che sentirete s’io sono sempre all’ordine e(…)vedrete uscirne opere dolci e leggiadre”- essendo “Poi” inteso come “dopo, dietro”- dopo aver tirato giù la toponomastica di “Piazza Culonna” e “Paesi Bassi”, ti “va in Calabria”, insomma ti fa fare l’”Arte dei poeti”,  l’atto gentilissimo e saracino, o Monna luna!
Ma, ricordate come continuava Manuel? “Non fate la guerra ma pane e pomodoro. Non votate per la destra ma mangiate pane e pomodoro. No alla Nato e sì al pane e pomodoro. Ovunque e sempre. Pane. Pomodoro. Olio.Sale. E dopo l’amore, pane e pomodoro e un po’ di salame” e “fesso chi legge” sfregato sul pane