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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Il mondo non è banale? ♦ La coppia e la copia diffusa

La coppia e la diffusione della copia (del deretano)
La cosa più dolorosa  è aver appreso che la coppia Theron-Penn è scoppiata. Sarà stato per via del fatto che lei s’era messa a chiedere , da Sanremo in poi, se davvero il suo culo piacesse così tanto agli italiani, che, si sa, gli italiani brava gente ma, mai dir loro che gli piace il deretano . Comunque, quando una signora chiede pubblicamente dello stato del gaudio inerente il suo podice c’è qualcosa che non va nell’assetto pulsionale all’interno del dispositivo di sessualità: sembra che il soggetto confessi  almeno in parte una certa sequenza del suo piacere singolare in cui rimbalza, in quel tempo in cui fa le affermazioni o gli interrogativi retorici in pubblico, il suo oggetto “a”: come se svelasse, alla maniera dei piaceri singolari di Harry Mathews, di essere dentro una scena così:
Una donna trentanovenne sul palco di un noto teatro, dove, di solito, c’è una kermesse di cantanti di varia espressione e provenienza, sta camminando come se rifacesse lo spot di un noto  vermouth; poi, mentre le si sfila tutto il vestito di lana, si gira e chiede al poeta che la guarda: “Basta con lo spot,  davvero questo  piace così tanto agli italiani?”. La risposta del poeta è inequivocabile, intanto che il gaudio gli permette solo il tipico grugnito sibarita della jouissance.
L’attore, pur essendo aperto alla fantasmizzazione dell’oggetto “a” in più forme , spazi e lingue, e doppiaggi, alla lunga si sarà sentito escluso dal gioco e dal gaudio della compagna, e ha preso cappello e se n’è andato, probabilmente dentro la bolla di un suo preciso piacere singolare, poco aperto al passo-Martini dell’amata, magari con un oggetto “a” addirittura analcolico, altro che culo-vermouth  che piace agli italiani!

Mia Nonna dello Zen.

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 v.s.gaudio □