PRESEPIO
SIGNIFICA GREPPIA O MANGIATOIA, PER ESTENSIONE STALLA.⁞ by Mario Grasso
Ce ne sono
voluti di secoli per scoprire le origini persiano-palestinesi-giordane
(?!)delle tradizioni popolari italiane in materia di presepe o presepio
che dir si voglia. Il significato originario è stalla ma per dirla con la
filologia sarebbe più appropriato tradurre greppia o mangiatoia, infatti
tenendo conto del prae (davanti) di praesepium, e dal derivato del verbo sapire che vuol dire recingere, far siepe, si
può essere propensi a pensare all’incassato di una mangiatoia. Un
nome che come vedremo si coniuga con quanto, a sua volta, confina e smargina
nella politica come professione. Ma procediamo con ordine. La querelle prese moto e pretesto dall’ alzata
d’ingegno di un preside lombardo che, stando alle cronache, avrebbe proposto
una non meglio identificabile “Festa d’inverno” in sostituzione del Natale e
dei suoi riti tradizionali, in primis il presepio, cioè la greppia. Il tutto
sull’onda lunga del rispetto per le tradizioni musulmane di tanti alunni e,
superfluo ricordarlo, in aggiunta alle emozioni per i tragici esiti
terroristici del barbaro attentato parigino. Ma senza escludere di alcuno
qualche revance subliminale di futuro politico-elettorale
personale in funzione “greppia” (Presepio- mangiatoia).
Politici come
l’ex ministro Ignazio La Russa, la signora Gelmini, anche lei ex ministra,
e uber alles il prorompente Matteo Salvini della
Lega, cogliendo al volo l’alzata d’ingegno del preside (simpatizzante Cinque
Stelle?), da severi mastini delle tradizioni popolari italiane legate al
presepio-greppia o mangiatoia , hanno inscenato a Milano proteste e
dimostrazioni, anche canore, nelle adiacenze di alcuni istituti scolastici
cittadini. Superfluo ripetere la funzione e missione dei sopra nominati
personaggi politici, ormai di lungo corso, talmente legati al sentimento di
difesa delle tradizioni da poter ambire, che so, a un istituendo Gran Cordone del patriottismo, o di altra
benemerenza che ne additi ai posteri saggezza e sapienza. Certo, nel
rispetto della gradualità dei meriti, che per la Gelmini andrebbero
valutati dal punto di vista del canoro, per La Russa della gestualità
e fonetica, mentre per Salvini dall’angolo della straripante erudizione storica
e comunque enciclopedicamente onnicomprensiva del soggetto, se si considera la
sua competenza in materia di tradizioni popolari, intesa come padronanza
epistemologica. Si dovranno tener presenti, infatti, le valutazioni
da addebitare a quanto di ulteriore c’è da dire sulle origini del presepio e
sui contorni affascinanti che ruotano attorno alla sua storia intesa, appunto,
squisitamente ed esclusivamente alle sue origini. Origini che perderebbero uno
dei colori leggendari senza la presenza della Stella-Cometa (le maiuscole sono d’obbligo) e dei Magi. E sì perché, sicuramente, è di tutto quel mondo,
tra mistero e leggenda, che uno studioso d’alta cultura come Matteo
Salvini, (che ritengo cultore particolarmente di filosofia della scienza)
vuole dissertare quando distribuisce modelli plastici di presepio schiumando
concetti sopra concettualità in materia di tradizioni del presepe, appunto.
Orbene è nel Vangelo secondo Matteo (Matteo!
Quando si dice i nomi!) che viene espletato tutto il discorso sui
Magi venuti ad adorare il bambino Gesù in numero di tre e i cui nomi:
Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, altro non trasudano che un sigillo di
ufficialità nel riconoscere (proprio loro!) nel neonato di Betlemme,
quanto annunciato dalle profezie di cui loro Magi, appunto, erano depositari
esclusivi. Insomma giunse l’occasione di aggiungere ai magi o maghi che
definir li si voglia, considerati addetti a tenebrosi commerci con il
Demonio, altra qualità, quella di maghi buoni, alla mano, da poter definire
maghi domestici, al momento di farne altrettante icone per il presepio.
E va bene. Ma il nostro discorso mirava a rendere a Salvini e Compagni,
guardiani di greppie-presepi, il merito della loro strapassione per le
tradizioni collegate con quanto di persiano e palestinese e giordano è
sacra memoria. Una netta distinzione legata alla purezza della
istanza sostenuta, che, intanto è lontana distanze astrali dalla
cristianità e dalla predicazione di Gesù, in quanto il buon Salvini non è
sicuramente tra quanti darebbero al pellegrino acqua per dissetarlo o pane per
sfamarlo, né gli darebbero asilo o guancia. Salvini & C. fruiscono del
presepio (che significa greppia o mangiatoia) per potere esibire la
straordinarietà non solo della loro erudizione storica, ma anche quella
epistemologica del pensiero come faro di una remotissima civiltà,
quella che aveva preceduto il presepio.
Insomma preservando il presepio,
Salvini e compagni cosa dimostrano? Dimostrano di non essere razzisti, infatti
tutti i componenti del presepio erano arabi, quella volta, e i Magi altro non
sono (furono) che maghi e sacerdoti della setta dei seguaci di Aura
Mazda, Dio supremo, creatore del cielo e della terra (Zoroastro era stato il
fondatore del Mazdismo), venuti a suggellare il significato della venuta al
mondo di Gesù. Il presepio come simbolo virtuale di amicizia (di Salvini, lo
ripetiamo) con il mondo arabo. Inoltre, il segno di una inclinazione
subliminale alla greppia della politica, cioè al presepio come occasione
politico elettorale, la greppia che, con altre parole, rappresenta il far
politica, da sempre. Una mangiatoia a vita, o presepio che sia tanto il
significato non cambia. Quanto alla pratica cristiana del Pellegrino, tutto è
da ridiscutere e per Salvini e Compagni, cioè non sia il caso che se ne parli.
Dovrebbero essere i cittadini a capire che c’è tanto da capire da quello che è
accaduto in Lombardia in seguito alla estemporanea alzata d’ingegno di un
preside. Capirlo e coglierne il profondo e ulteriore significato sostituendo
alla parola presepio la sua accezione appropriata di mangiatoia.