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"L'anello Damiani"
cm. 46x62 2002 (Particolare)
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La pensosità pittorica di “Vs. la pop art” di Loredana Cerveglieri
L’anello
Damiani mi fa ripensare al trofeo di Thorstein Veblen di cui a “Isabella
Rossellini, l’immagine-Zen…”[i]
per la campagna pubblicitaria per quella azienda di gioielli con le immagini,
prima, di Fabrizio Ferri e, poi, di Dominique Issermann.
Il
gioiello, dato come punctum,
supplemento, “quello che io aggiungo alla foto e che tuttavia è già nella foto”, che, in quella campagna
pubblicitaria, aveva una qualità aggiuntiva: la pensosità, tanto che la pensosità
cinematografica espressa dall’immagine della Rossellini fotografata da
Fabrizio Ferri, coinvolgeva tanto il punctum
da rendere la foto erotica.
Ora,
io penso che ogni qualvolta ci sia un oggetto in primo piano, regola
fondamentale della pop art, l’oggetto ha sempre dentro, ma potrebbe essere
benissimo anche dietro, il pieno del
dispendio, che è una profondità assente, e un’emozione concentrata tra
silenzio e ineffabile che è il vuoto del
dispendio. Fosse anche, l’oggetto, una penna stilografica o degli
scarponcini gialli.
Il
pieno del dispendio , qui, nella “Vs.
la pop art” di Loredana Cerveglieri non può essere costituito dalla concretezza
dell’oggetto, e nemmeno il vuoto può
apparire per rendere speculare l’emozione concentrata del visionatore
all’oggetto visionato.
La
pop art agisce demoltiplicando l’immagine con il primo piano o l’ingrandimento,
e la rilevanza del dettaglio. Sarebbe(ro) l’Indicatore Globale che Abraham
Moles chiama complessità. Poi procede
con la retorica dell’ambiguità connotativa, l’Indicatore Globale della polisemia.
La stilografica Montegrappa cm.
46x62 2002
La
“vs. la pop art” di Loredana Cerveglieri sospende
il senso senza operare su di esso alcuna effrazione: è come se, nella foto di Ferri della
Rossellini-Damiani, l’attrice fosse senza accessorio, per cui avremmo una
proiezione affettiva di “disponibilità appetibile” ma non “preziosa” e un
punctum di “pensosità” ma non di “pensosità erotica”.
Voglio
dire questo: la pensosità pittorica
del punctum nella “vs. la pop art” di
Loredana Cerveglieri è come se desse corporeità all’oggetto raffigurato: un po’
come nel manga, dove tanto è innocente, ingenuo e candido il viso, tanto è
perverso, vizioso e immorale il corpo; la delicata
sospensione del senso , che c’è in questa operazione di Loredana
Cerveglieri, illumina una
disponibilità quasi intima e profonda, che non è dell’oggetto ma che è del senso sospeso che l’oggetto investe
nel socius.
La
“vs.pop art” è la trasmutazione del trofeo di Thorstein Veblen che è mostrato
senza il corpo-alto dell’attrice che espone il trofeo con le parti esposte ed
esponibili(polso, dita, collo, petto, orecchie), ma è mostrato e reso visibile,
delicatamente pop, con il tasso di complessità e di polisemia innalzato non
dall’agio somatico di un portatore-indossatore dell’oggetto ma dal trofeo che,
senza lo “sciupìo vistoso” del corpo della classe agiata, allude frontalmente a
una sua autonoma “fierezza dell’agio”, indossata di volta in volta da portatori
che il visionatore fantasmatizza per il suo oggetto a .
"Un paio di
scarponcini gialli" cm. 46x62 2002
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Difatti,
di questi tempi, può capitare che gli scarponcini gialli siano portati, che
so?, da Miele di Milo Manara e l’anello Damiani sia infilato al dito di un
personaggio sconosciuto sorpreso in una foto Flickr mentre mangia lenticchie
cucinate all’Auvergnese, tanto che, essendo a Péronne in Picardie, la chiamammo
(Len)Tille Péronne, pensando che fosse la cugina di Aurélia Steiner, il
personaggio nostro e di Marguerite Duras. E le scarpe con i fiori? Ma da
Madonna che, adesso in menopausa o quasi , ne decanta la verticale fallicità,
ammesso che a portarle sia la Madonna di qualche lustro fa. La penna
stilografica è talmente pensosa nella
sua pittoricità che la vedo impugnata da chi forse a malapena riesce a vergare
le iniziali del suo nome, ma anche da chi non fa espressamente l’elogio del
pesante come Jean Cau ma di chi è virtuoso scrivente della corrente industria
culturale, un bel romanziere del new-pop alla faccia e in barba di qualsiasi
intemerato (e controstorico?) novello Guido Morselli.
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"Due scarpe a fiori"
cm. 46x62 2002
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[i]
Cfr. V.S. Gaudio,
Isabella Rossellini.
L’immagine-zen e il trofeo di Thorstein Veblen, in “Zeta”, rivista
internazionale di poesia e ricerche, n.79/80, Campanotto editore, Udine giugno
2007.