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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Il canone telelettrico ⁞ 6. Oh, povero Vincenzo!


Si narra che un giorno, nel secolo scorso, fu messa nella casella postale del poeta una lettera proveniente dall’Enel e indirizzata non alla casella postale 73 ma in via Mandrale snc, senza numero civico, e pare che quella lettera che, gli ufficiali postali assicuravano in modo certo e univoco, fosse proprio di pertinenza del poeta, che si guardò in giro perplesso, e si chiese: devo chiamare la finanza o i carabinieri, quelli che, quando gli fece una raccomandata per un esposto,  e lo stesso ufficio postale aveva timbrato con “Calabria 1”, anziché “Trebisacce(Cs)”, rispondevano al telefono che forse, durante la notte, avevano cambiato la denominazione amministrativa dell’ufficio postale? E quando fece la raccomandata alla finanza, per riferire il fatto, gli misero sulla ricevuta “Calabria 2”…E allora, si chiese il poeta: chi devo chiamare? Così apriamo la busta messa inappropriatamente nella casella postale 73 di V.S.Gaudio con su scritto l’indirizzo: Gaudio Vincenzo via Mandrale 87075 Trebisacce(Cs)e così le autorità competenti vedono chi ha fatto l’allacciamento elettrico in questo luogo in cui dovrebbe risiedere se naturalmente ha la fornitura ad uso domestico; poi, perplesso: e se queste autorità lo cercano anziché a Trebisacce a Calabria 1 o addirittura a Calabria 2 si va a finire magari in Albania o nei luoghi avuti  per occupazione naturaldurante al soldo della baronia  della Santa Romana Chiesa e dei vari signorotti ammanicati con tutti gli amministratori del regno di Napoli e delle due Sicilie e delle cinque Maffie, per non  parlare dei briganti confluiti nel separatismo fascista, quello del rinculo nel cerchio dell’hula-hoop del tempo di Parrotë e di Pignatelli…
Il canone telelettrico  6. L’omonimo del poeta di cui mettevano la bolletta della luce nella casella postale 73 di V.S. Gaudio
Insomma, il poeta, che, si sa, finché versava le ritenute d’acconto  più che altro a Milano, ma anche a Torino, Roma, Segrate e Cinisello Balsamo, e la tassa della salute [inventata dalla banda socialista di quel fenomeno  politico  che scappò in Tunisia e che poi, lo si seppe dopo, vendette per un tozzo di pane il foglio del partito a quel tale che non si sa se esportasse pesce in Argentina o lo importasse da quelle amene nazioni del Sud America, dove quello della P2 era di casa e d’ambasciata] alla regione della Calavria [ dove assessorava alla salute il futuro sindaco albidonese di Trebisacce che fece buttare a terra la domus che era stata la prigione del nonno del poeta e il bello è che lo fece con ordinanze  riguardanti  la proprietà catastale inesistente, nel senso che, avendo cambiato il cognome al nonno del poeta, l’ordinanza andava al cognome affibbiato a quel presunto stato di famiglia del nonno del poeta ma che la casa abbattuta aveva invece un’altra ragione catastale , un altro cognome, cioè e quindi un altro codice fiscale! ],  ogni tanto usciva qualcuno a quell’ufficio che “Enzù” di qua e “Enzuccio” di là, poi, finita la pacchia perché così la dovevano girare quelli che avrebbero dovuto fare le ritenute d’acconto a Milano, e forse le facevano a Malta, chi te lo può dire? O anche in Svizzera se non in Albania, in Vaticano allo Ior, no?, insomma basta: addirittura fecero venire dopo anche una raccomandata dall’Enel di Potenza indirizzata a quel Gaudio Vincenzo e non c’erano cazzi se la doveva prendere il poeta, e il poeta: guardate che io non ho fatto nessun  allacciamento elettrico in via Mandrale, sono tenuto a pagare l’affitto nel mio paese, discendente da una famiglia che  era tra le quattro famiglie che possedeva tutto il paese e anche attorno almeno fino al Pollino e pure per la 92 nella Basilicata fino a Sant’Arcangelo,  a uno di Albidona che aveva sposato la figlia di uno che andava col ciuccio e poi si mise un negozio di abbigliamento e stava nel palazzo che, stando all’Herkunft, apparteneva anche al nonno del poeta, che, invece, era tenuto, segregato, nella casa di fronte dove era guardato e controllato a vista, e quindi lo avevano spostato, il poeta,  dal posto di imprigionamento vicino al passaggio a livello all’altro posto dove c’era l’amministratore del possedimento acquisito e proveniente anche questo dal mitico paese di Albidona, che, con gli altri commilitoni, ha occupato generazione dopo generazione tutto il paese dove è costituito l’atto di nascita del poeta  privato del cognome, in virtù dell’articolo 22 della Costituzione della Repubblica Italiana. E disse infine, il poeta: “Non è mia la raccomandata e non la prendo, portatela all’indirizzo indicato, o andate  al Comune e vedete un po’ chi ha avuto l’abitabilità o la residenza che si chiami come me e la cosa è fatta. E’ semplice, no?”
Semplice, laggiù, si fa per dire.

Comunque, veniamo al canone telelettrico: adesso, se questo omonimo del poeta, non era abbonato alla Rai e alla Agenzia delle Entrate di Torino, gli arriva il canone Rai con la bolletta dell’Enel che è nella casella postale a Potenza; però, il poeta la casella postale 73 all’ufficio postale del paese in cui hanno costituito il suo atto di nascita col nome cambiato non ce l’ha più, e quindi vuoi vedere che quel povero Vincenzo, chiunque egli fosse, dovrà pagare pure questa tassa sull’apparecchio-tv e non aveva nemmeno il numero civico! Oh, povero Vincenzo, e pensare che si chiama Gaudio, però di sicuro non è un pollo!