Si narra che un giorno, nel secolo
scorso, fu messa nella casella postale del poeta una lettera proveniente
dall’Enel e indirizzata non alla casella postale 73 ma in via Mandrale snc,
senza numero civico, e pare che quella lettera che, gli ufficiali postali
assicuravano in modo certo e univoco, fosse proprio di pertinenza del poeta, che
si guardò in giro perplesso, e si chiese: devo chiamare la finanza o i
carabinieri, quelli che, quando gli fece una raccomandata per un esposto, e lo stesso ufficio postale aveva timbrato
con “Calabria 1”, anziché “Trebisacce(Cs)”, rispondevano al telefono che forse,
durante la notte, avevano cambiato la denominazione amministrativa dell’ufficio
postale? E quando fece la raccomandata alla finanza, per riferire il fatto, gli
misero sulla ricevuta “Calabria 2”…E allora, si chiese il poeta: chi devo
chiamare? Così apriamo la busta messa inappropriatamente nella casella postale
73 di V.S.Gaudio con su scritto l’indirizzo: Gaudio Vincenzo via Mandrale 87075
Trebisacce(Cs)e così le autorità competenti vedono chi ha fatto l’allacciamento
elettrico in questo luogo in cui dovrebbe risiedere se naturalmente ha la
fornitura ad uso domestico; poi, perplesso: e se queste autorità lo cercano
anziché a Trebisacce a Calabria 1 o addirittura a Calabria 2 si va a finire
magari in Albania o nei luoghi avuti per
occupazione naturaldurante al soldo della baronia della Santa Romana Chiesa e dei vari signorotti
ammanicati con tutti gli amministratori del regno di Napoli e delle due Sicilie
e delle cinque Maffie, per non parlare dei briganti confluiti nel separatismo
fascista, quello del rinculo nel cerchio dell’hula-hoop del tempo di Parrotë e
di Pignatelli…
Il canone telelettrico ⁞ 6. L’omonimo del poeta di cui mettevano la bolletta della luce nella casella postale 73 di V.S. Gaudio
Insomma, il poeta, che, si sa, finché
versava le ritenute d’acconto più che
altro a Milano, ma anche a Torino, Roma, Segrate e Cinisello Balsamo, e la
tassa della salute [inventata dalla banda socialista di quel fenomeno politico
che scappò in Tunisia e che poi, lo si seppe dopo, vendette per un tozzo
di pane il foglio del partito a quel tale che non si sa se esportasse pesce in
Argentina o lo importasse da quelle amene nazioni del Sud America, dove quello
della P2 era di casa e d’ambasciata] alla regione della Calavria [ dove
assessorava alla salute il futuro sindaco albidonese di Trebisacce che fece
buttare a terra la domus che era stata la prigione del nonno del poeta e il
bello è che lo fece con ordinanze
riguardanti la proprietà
catastale inesistente, nel senso che, avendo cambiato il cognome al nonno del
poeta, l’ordinanza andava al cognome affibbiato a quel presunto stato di
famiglia del nonno del poeta ma che la casa abbattuta aveva invece un’altra
ragione catastale , un altro cognome, cioè e quindi un altro codice
fiscale! ], ogni tanto usciva qualcuno a
quell’ufficio che “Enzù” di qua e “Enzuccio” di là, poi, finita la pacchia
perché così la dovevano girare quelli che avrebbero dovuto fare le ritenute
d’acconto a Milano, e forse le facevano a Malta, chi te lo può dire? O anche in
Svizzera se non in Albania, in Vaticano allo Ior, no?, insomma basta:
addirittura fecero venire dopo anche una raccomandata dall’Enel di Potenza
indirizzata a quel Gaudio Vincenzo e non c’erano cazzi se la doveva prendere il
poeta, e il poeta: guardate che io non ho fatto nessun allacciamento elettrico in via Mandrale, sono
tenuto a pagare l’affitto nel mio paese, discendente da una famiglia che era tra le quattro famiglie che possedeva
tutto il paese e anche attorno almeno fino al Pollino e pure per la 92 nella
Basilicata fino a Sant’Arcangelo, a uno
di Albidona che aveva sposato la figlia di uno che andava col ciuccio e poi si
mise un negozio di abbigliamento e stava nel palazzo che, stando all’Herkunft,
apparteneva anche al nonno del poeta, che, invece, era tenuto, segregato, nella
casa di fronte dove era guardato e controllato a vista, e quindi lo avevano
spostato, il poeta, dal posto di
imprigionamento vicino al passaggio a livello all’altro posto dove c’era
l’amministratore del possedimento acquisito e proveniente anche questo dal
mitico paese di Albidona, che, con gli altri commilitoni, ha occupato
generazione dopo generazione tutto il paese dove è costituito l’atto di nascita
del poeta privato del cognome, in virtù
dell’articolo 22 della Costituzione della Repubblica Italiana. E disse infine,
il poeta: “Non è mia la raccomandata e non la prendo, portatela all’indirizzo
indicato, o andate al Comune e vedete un
po’ chi ha avuto l’abitabilità o la residenza che si chiami come me e la cosa è
fatta. E’ semplice, no?”
Semplice, laggiù, si fa per dire.
Comunque, veniamo al canone
telelettrico: adesso, se questo omonimo del poeta, non era abbonato alla Rai e
alla Agenzia delle Entrate di Torino, gli arriva il canone Rai con la bolletta
dell’Enel che è nella casella postale a Potenza; però, il poeta la casella
postale 73 all’ufficio postale del paese in cui hanno costituito il suo atto di
nascita col nome cambiato non ce l’ha più, e quindi vuoi vedere che quel povero
Vincenzo, chiunque egli fosse, dovrà pagare pure questa tassa
sull’apparecchio-tv e non aveva nemmeno il numero civico! Oh, povero Vincenzo,
e pensare che si chiama Gaudio, però di sicuro non è un pollo!