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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Il romano di Venditti e il calabrese di Mia Nonna dello Zen ―

Il romano si sente in capo al mondo. E quanno more va in paradiso. All’inferno, al massimo, fa un sopralluogo.
Il calabrese non si sente in capo al mondo. Viene a Roma e prende il romano e lo mette in capo al mondo; lui si mette in capo al romano. Quannu šcatta non va in paradiso, trasmigra, e, stanco di essere stato con altri 500.000 calabresi a Roma, emigra in Argentina, come mio marito negli anni venti, e una volta lì che fa? Si compra un casolare, nell’agro del suo paese calabrese di nascita da un altro calabrese che è sotto la giurisdizione della Madonna del Càfaro: come fece Gelli, poi, che è andato in Argentina da Rizzoli  a farsi fare la carta per prendersi la Rizzoli e l’editoriale del Corriere della Sera, con tutto  il giornale quotidiano. Quando quell’altro calabrese torna in Italia, non si ricorda più la via di casa e va all’Anas e da lì, si sa, tutte le strade portano a Roma.

Mia Nonna dello Zen