L’altro giorno, vedendo Marisa Aino intenta a potare una pianta spinosa nel giardino, le
dissi: te la ricordi la storia di quell’ubriaco che sotto un lampione sta
cercando qualcosa? E lei: e si avvicina un poliziotto e gli chiede che cosa ha
perduto. Cosa aveva perduto ? chiesi
facendo lo smemorato. E Marisa: la chiave, no? Che, ricordi?, non era lì
che l’aveva persa, ma là dietro…E allora? Allora: là dietro, dove aveva perso
la chiave, era troppo buio, per questo la cercava alla luce del lampione!
La posa del caffè e la psicanalisi ⁞ 35
♦ La chiave dell’Ammašcatura e l’Attrazione di Sibari
E Marisa: ‘umbrônë! Tu pensa: n’u
‘mbrônë tedesco, visto che la storiella la narra Paul Watzlawick, come quarto
gioco con il passato[i].
Nella strategia dell’ancora lo stesso, che, se vai a vedere, anche senza che ti metti sotto il lampione, è la
strategia dell’ombrone, che ha qualcosa del mostro Sibari, che, per
distruggerlo o quantomeno schiacciagli la testa come fece Euribato , è alla
luce che devi portarlo: allora la bestia , l’ombrone, scompare e, spesso, al
suo posto scaturisce una sorgente, una fonte, Sibari o Aiyn.
Comunque, torniamo alla chiave , per
quanto la chiave sia sempre connessa all’ombrone, che è quello che appartiene
alla setta degli ammašcanti o dell’ammašcatura, l’ammašcatura che designa, nel dialetto del delta del
Saraceno, anche la serratura[ii]. Dice Watzlawick che si
continua a utilizzare la stessa soluzione, col solo risultato di incrementare
il disagio. Fino a farti entrare nel panico dell’Heimlich, che, per essere
inquietante, è a casa che sta, ecco che l’ombrone ha perduto la chiave e la
cerca subdolamente sotto la luce, se poi è una donna che si mette a cercare la
chiave perduta sotto un lampione ed è mezzogiorno e si mette culo a ponte proprio
quando Atteone si china ad allacciarsi
le scarpe, non ci sono dubbi, anche se non è ombrona o ammašcante al cento per
cento, è la ‘ntrocchja altrimenti detta
demone meridiano se non Diana.
Certo, precisò Marisa: ma spesso della
chiave perduta non si parla più, anche perché la porta è rimasta aperta o la finestra ha la zanzariera rotta, e allora
Diana si mette a raccogliere cetrioli quando il poeta li sta innaffiando, oppure mentre il
poeta innaffiatore fa la pausa meridiana
e sta mangiando pane e mortadella? La ‘ntrocchja meridiana arriva a portargli
il caffè e, fin tanto che il poeta
proceda a definire la proairesi, lei gli fa la prossemica della giumenta di
cumpa’ Parrotë o quella dell’Attrazione di Sibari[iii].
Questa variante è sempre collegata al mistero di Sibari: tra luce e ombroneria,
la chiave perduta, che l’ombrone tedesco cerca non dove l’ha perduta ma sotto
la luce, non a caso poi, nella archetipologia di Sibari, appare Artemide, che è
come la mia lampada Tizio, che, già da quando me l’hanno portata dal regno
culturale della terra rossa, funzionava come se portasse ancora allo stesso,
che, secondo Watzlawick, è un meccanismo che può essere sfruttato anche
da principianti, senza che sia necessaria una formazione specifica, cioè al
limite ti fanno entrare nel numero scelto della SSIS, quando è servita, e così
sei sempre tra 78 e 80, non ci sono cazzi, pure se sei un ombrone dalla testa
ai piedi, anche quando anziché metterti ad applaudire ti togli i calzoni e ti
fai il bagno o dici a tua madre:”Oh, Ma’! Sal’in tavola!” e quella, senza
togliersi nemmeno le scarpe, sale sulla tavola apparecchiata!
Questo meccanismo offre notevoli redditi
fin dai tempi di Freud a generazioni di specialisti, dai quali esso non è
chiamato “La ricetta dell’ancora lo stesso”, bensì nevrosi. Quantunque a detta
di Gaudio, che è omonimo del tedesco Freud [
e c’è del Gaudio anche tra gli ombroni e
l’ammašcatura, anzi forse è da lì che il mistero della chiave perduta si mette a far zampillare o l’Heimlich o la
fonte di Ayn], possa essere chiamato, il meccanismo
della chiave perduta, “ombroneria” o “ombrosi”, o, semplicemente, “la ricetta
dello gliarone”; al femminile: “la enzuvata della gliarona”, che, sia detto per
inciso, unge a dovere sia al buio che con la luce del solleone. Però non devi
attaccarti all’Enel, altrimenti, per una enzuvata anche al buio, devi pagare il
canone telelettrico all’Agenzia delle Entrate di Torino, anche per via del
timpone di Cavour, che salendo all’Alisandra ce l’hai sulla sinistra.
Artemide, che è la Diana italica e
latina, quella che fece fuori anche
Orione, è apparentata con Ecate, che Watzlawick ben conosce[iv], ed è legata al mondo
delle Ombre, e appare ai maghi e alle streghe, e ai cultori dell’infelicità,
con una torcia in ogni mano, per questo ci sono ombroni che cercano la chiave
perduta altrove sotto le sue torce e poi dicono che è stata la Madonna del
Càfaro[v], o appare anche sotto forma di vari animali:
giumenta, da cui la giumenta di Cumpa’ Parrotë, cagna, lupa, animali
personificati dalla raccoglitrice di cetrioli di cui abbiamo detto che si fa
demone meridiano per il poeta innaffiatore ancora con il sole che passa al
meridiano e illumina il suo oggetto “a”, ammesso che non commetta l’errore di
Atteone e invece di guardare il bagliore
aynico della bestia Sibari[vi] si fermi tutt’al più con
una occhiata di lieve gaudio all’incavo delle sue ginocchia, che potrebbe
diventare, se innaffiato nel tempo e nei passaggi dell’oggetto “a” al meridiano,
la partizione fantasmatica del suo piacere singolare perpetuo, il suo
gaudio[vii]. ▄
[i] Cfr.Paul Watzlawick, Quattro giochi con il passato, in: Idem,
Istruzioni per rendersi infelici,
trad. it. Feltrinelli, Milano 1984.
[ii] La chiave, perduta o meno, apre sempre infiniti
mondi paralleli, e porte soprattutto per via del paradigma della ferramenta
che, per questa archetipologia tra Ecate e Artemide, potrebbe aver fatto
sottentrare nella mappa cognitiva del poeta una sorta di cassaforte della
pulsione di base all’origine del canonizzatore nazionale della semiotica, che,
oltre tutto, avrà dovuto disporre, on ogni situazione, di una chiave apri-tutto,
visto che non c’è mai stata una porta sbarrata sul suo cammino terreno di
divulgatore e scolarizzatore della disciplina dei segni e delle prossemiche.
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Tabula Gnomonis
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[iii] L’esattezza psicofisiologica,
vissuta e matematica, della sfoggiata, la latina “Tabula Gnomonis”, lascia
sempre e ancora senza fiato, in greco sarebbe: 1) l’Επίδψιξη(=Epideixe): “Mostra” ; oppure 2)
Εμφάνιϗη ηλιακό ρολόϊ(=Emfanise
eliako roloi): Presentazione; Apparizione;
Comparsa Meridiana.
In sanscrito: ASA PRAKASA, il
deretano manifestato, che splende, spiegato nel sole. Il gioco ASA PRAKASA
richiama la posizione del Kamasutra “Dhenuka-vyanta-bandha”, la posizione della
vacca; se ci riferiamo all’asina(cfr.,in latino, l’”Asinae Status”), si può
pensare a un GARDABHA-Vtanta-Bandha; invece, per la cagna della Canicola, il
gioco è denominabile SVA-Vyanta-Bandha.
ASA ASTRA potrebbe stare per il
deretano-cielo, il deretano in cielo.
Italiano: LA SFOGGIATA; LO
SFOGGIAMENTO.
In Francese: L’étalage du
cadreau solaire, sigla: ECAS; “Mettre la montre à l’heure”(=Mettere l’orologio
sull’ora giusta”); A’ ma montre il est Midi(=Al mio orologio è mezzogiorno”);
Prends l’heure(=Prendi l’ora); Prends mon heure(=l’ora del mio piacere); Prends
le Bonheur(=Prendi il Gaudio; l’ora del c.).
In tedesco: SONNENHUR.
Meridiano solare. SONNENHURPRUNK;
sfoggio del meridiano solare.
In inglese: SUN-DIAL SHOWING OFF; HEAVEN-ASS(il culo-cielo).
Spagnolo: LA OSTENTACION DEL
RELOJ DE SOL; LA OSTENTACION DEL CUADRANTE DE SOL. Portoghese: MOSTRA DO
MOSTRADOR(solar);sigla:MOMO, MOMSO. O TRASEJRO SOLAR(oppure: do sol). Sigla:
TRASO.
Albanese: TË BYTHË E FESTIVAL, il festival del
culo; sigla: BYFE. E EKSPOSITË TË BYTHË, la mostra del culo; sigla:
EKSBY. E EKSPOSITË SË ORË DIELLOR, la mostra della
meridiana; sigla: EKSPOR. E SHFAQJE SË ORË DIELLOR, l’apparizione, lo spettacolo, lo show
dell’orologio(meridiana).
Ammašcante: MENZU JUSTRUSU
VRUŠENTE, mezzogiorno d’agosto bruciante, caldissimo. ALLUMATA VRUŠENTE DU
TRUNANTE: la scoperta, la veduta caldissima del culo. Sigla: ALLUTRUNA. U
CUNCUTRILLU VRUŠENTE: l’orologio che scotta, che brucia. ‘U JUSTRUSU CALIU DU CUNCUTRILLU: la festa,
la fiera, dell’orologio.
In lingua franca mediterranea: MIRAR
QUE ORA STAR: Voyez quelle heure il est. NON STAR TARDI: il n’est pas tard.
Dialetto del delta del
Saraceno: GUARDË NU POKË KIORASU! JE MINZ-JURN. A SUGGIATA I MINZ-JURN.
Dialetto del Tavoliere: A SFOUGGETE DA MOULE; A SFOUGGETE DO SOULE.
Gergo bolognese: LUSTRO DEL
RUFO DI SANT’ALTO: mezzogiorno della domenica. A S ELZA AL LUS’ARTE’IN: si alza
il sole, si fa giorno. DIM BAEVI AL BATTENTI: Dimmi l’ora. ‘JAE DA ESSER
LOSSTER’!:Dev’essere Mezzogiorno! AI VOL DLA SFOGGIA PAR LA LUS’URIA: ci vuole
della foggia per il fuoco. A SAEN BELE A MEZ’DE’: sono già a mezzogiorno.
Gergo lombardo: LUSTRO DI
SANT’ALTO DEL TAFF: Domenica del culo. In siciliano: L’ARRUSCIATURI ‘NTASCIATU:
l’innaffiatoio secco, asciutto, prosciugato.
Milanese: EL PUSSEE BON DE
L’ARFICIOCCH, il fondo, il culo, del carciofo.
Palermitano: A FIURA I CINCU
SCATASCIATA: la figura del cinque scatasciata, svelata, ovvero: il deretano
osteso. La figura del cinque è costituita dalla somma cabalistica di 2+3, ossia
23, che è il numero del deretano: oltre che essere il numero dei giorni del
ciclo Fisico del Bioritmo.
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per Tabula Gnomonis
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Napoletano: TENE ‘E TERRE SPASE
‘O SOLE: possedimenti evidenti, tiene le terre distese al sole! FACETTE ‘NA
CULATA ‘MMOCCA ‘O SOLE: fece una “culata” in bocca al sole. CHI FA TRENTA, FA’
PURE TRENTUNO: l’Asinae Status è talmente sfoggiata che…Oppure: a tal sfoggiata
non può che seguire una gran …. O anche: se la signora si presenta così,
Giasone che s’è perso? HA DA ASCI’ ‘NU BELLU TERNO: 6,16,29.
[iv]
Cfr.Paul Watzlawick,
Di bene in peggio.
Istruzioni per un successo catastrofico,
trad.it. Feltrinelli, Milano 1987.
[v] Che, anche per avergli messo le terre sottosopra a
uno che dev’essere stato la controfigura, vista l’ipersoluzione, del Wokurka Franzl,
non fosse altro per il nome che, ab origine, suonava più o meno così:”Chiddichi’mo”, andò a cercare la chiave
di Puzzoianni nell’agro attiguo delle Tre Bisacce(dove indubbiamente erano
finite le sue terre per l’incazzatura della Madonna del Càfaro). Cfr. il lemma Albidona.Se s’incavola la Madonna, in: Giulio
Palange, La regina dai tre seni.Guida
alla Calabria magica e leggendaria, Rubbettino, Soveria Mannelli 1994.
[vi] “Sibari è il nome d’un mostro
femminile della Focide, chiamato anche Lamia. Nel punto, in cui fu ucciso il
mostro, scaturì dalla roccia una sorgente, che assunse il nome di Sibari”:
Pierre Grimal, Sibari, in: Idem, Dictionnaire de la mythologie grecque et
romaine, Presses Universitaires de France, Paris 1979.
[vii] Forse è perché Harry Mathews
ha omesso di considerare questa partizione tra i suoi singular pleasures che V.S.Gaudio abbia omesso di partecipare all’Oulipo? Cfr.
Harry Mathews, Singular Pleasures, P.O.L. éditeur Paris 1983.