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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

La posa del caffè e la psicanalisi│34 ♦ Mama-Tergo



Una volta ebbi a che fare con una tipa come Jennifer Lopez, a Torino o a Milano, forse a Verona; però non cantava, e non faceva nemmeno l’attrice. Era il periodo in cui conobbi la pittrice torinese Gigliola Carretti, quella dei cartoni tipo Schoeller e del rovescio del cielo, e il Modulatum[i], che, guarda un po’ il caso, aveva fatto l’attrice in un cortometraggio di Pia Epremian, “Dissolvimento”, mi pare che fosse questo il titolo, ma questo l’ho saputo qualche anno fa; Gigliola Carretti, in quell’arco tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni  ottanta, non ebbe mai modo di rendermene edotto.  E allora, c’era questo andamento nella posa del caffè di quei tempi: qualche cena o incontro sulla sua pittura con Gigliola Carretti, a un certo punto mi ricordo che ebbe l’idea di farmi pubblicare per  una sorta di piccola editrice, forse gestita, tra gli altri, da Luigi Ballerini, che si chiamava OOLP, forse c’era addirittura, allora, una libreria a Torino con questo nome, “Out of London Press”; il passaggio quotidiano alla Biblioteca Civica di Torino in via della Cittadella, vai a vedere che ricerca multipla stavo facendo; le lunghe passeggiate anche notturne per i portici infiniti di Torino; e questa tipa come la Jennifer Lopez ventenne, che, quando passeggiava sotto i portici di via Roma non c’era negoziante che non tralasciava di servire il cliente per portarsi sull’uscio a mirarne il podice spettacolare, come un funerale: questi eran capaci di chiuder bottega, quantomeno abbassare la saracinesca, con i clienti dentro e la cassa aperta, per farsi follower  della tipa-Lopez che accompagnavo e che, lo giuro, non mi faceva da madre; più di una volta, i suoi pantaloni bianchi, dopo passaggi stretti e assembranti, mostravano impronte indicibili. 
La posa del caffè e la psicanalisi  34La tipa-Lopez e la fenomenologia del tergo sabaudo
Una tipa così, se la segui, o ti apposti a mirarne il passo con eleganza poetica, è come un mistero gaudioso che, man mano che quella cammina, si dipana e arriva lassù al meridiano del poeta a fargli esplodere l’oggetto “a” se non l’anima. Invece, se ci passeggi insieme, ti senti sempre dentro la teoria di Loftus: il talento venuto da lontano sembra sempre migliore di quello cresciuto in casa; il talento, in primis, dovevo essere io perché venivo da lontano e dalla terra del culo, anche, la tipa del culo alla Lopez era  quantomeno cresciuta in casa, ma, a passeggiarci insieme, vi posso assicurare che il talento venuto da lontano era lei  e quel podice sabaudo era come il trionfo della speranza  sull’esperienza, mi pare. L’esperienza ti  aiuta a capire il senso nascosto anche di un enunciato che, in condizioni di scarso equilibrio psicosomatico o psicoeconomico, che è la stessa cosa, ha vischiose curve di ambiguità. Qualcuno dice: “Le leonesse sono graziose” e tu pensi che sia per via del culo che una leone come Jennifer Lopez e quella mia amica ostentano; se uno guarda il cosmogramma di Jennifer Lopez capisce subito che la ragazza ha un gran culo, però di sicuro non è tua madre; ricordo il cosmogramma di quella mia amica, e pure allora si vedeva che quello che le esaltava l’ascendente era inequivocabilmente il levarsi del podice, e anche lei, quando passeggiava con me in via Roma e anche in via Po,  si vedeva che non mi stava facendo da madre; poi, se commettevo l’errore di accompagnarla al mercato della Crocetta il sabato, la posa del caffè di fine settimana non poteva che servirmi a mettere a punto gli items cinestesici e i parametri del contatto per il Trattatello dell’Approccio Tattile, da cui, poi, quel mitico editore pirata di Viterbo avrebbe tratto il diffusissimo Manualetto della Mano Morta, stampato presso una tipografia fantasma in Calabra alla fine degli anni novanta[ii]. Anche se, se si va a scartabellare tra gli appunti di quegli anni, ci si può accorgere che la morfologia situazionale l’ho inventata io, altro che Arthur Bloch: “Non appena la tipa-Lopez passa davanti alla vetrina, il negoziante chiude i battenti”;  “non guardare con occhio critico quello che puoi ricalcare col pennarello”; “più tempo stai dietro e in coda, più è alta la possibilità che chi è all’origine della coda non smetta mai di perdere tempo allo sportello”.
Jennifer Lopez è una normolinea mesoendomorfa, le danno più o meno queste misure standard: 164 cm di altezza e 57 chilogrammi, e un podice da 95-96 cm. Vista dal culo, ha un indice costituzionale, per come lo calcoliamo noi, che orbita attorno a 56, che è il limite massimo della normolinea mesomorfa; l’indice del pondus, a questo punto, si avvicina a 11, che è da lì che ha inizia il valore “altissimo”[iii].
La pulsione szondiana denominata “hy” è quella che  si sviluppa  e ha vari gradi di maturità tra hy-, tra censura morale e elaborazione di un mondo immaginario,  e hy+, che è il bisogno di farsi valere: è questa, non ci sono dubbi, che tira dentro il bisogno di approvazione, la vanità, il bisogno di apparire, il desiderio di piacere, in una parola, o al massimo due, le tendenze spettacolari[iv]. La mia amica, la tipa-Lopez torinese, a un certo punto aveva delle paure notturne, e non c’era il telefonino all’epoca, e quindi cominciò a coltivare una certa pseudologia fantastica che, è evidente, allietava il mio gaudio; i poeti, lo sapete, sono timidi, stanno sempre nascosti, vivono in un mondo immaginario, alcuni sono addirittura pederasti, ed è un bene, perché così oltre che all’umiltà e il dono di sé, il desiderio di dare, manifestano uno spirito civilizzatore che, in breve, li porta alla gloria. Che, ne sono convinto, ha sempre a che fare col culo. La cosa strana è che di solito quando c’è un culo così, la figura del padre ha sempre qualcosa dell’autista o del carrettiere, se non del guardiano dello zoo, o cacciatore o veterinario, insomma una figura che se lo guarda oggi il dottore protagonista di Lie to Me  gli sentenzia su due piedi che tendenzialmente lei è per l’omicidio sadico o quello per rapina. Ora, se la tipa-Lopez ha una figura paterna così è chiaro che non può farti da madre, men che meno ai poeti timidi, anche a quelli più alberghieri e lirici che, lo so per esperienza, se non sono travestiti, sono del genere “ricchione materno”: difatti non amano l’umanità, il loro umanesimo letterario vegeta sull’amore per un individuo.
 Il cuore sensibile ha sempre un culo-Lopez come oggetto “a”, solo che lei non gli fa da madre perché ama l’arte drammatica. Se, poi, si dà al canto anziché alla cucina non è detto che non possa continuare a cantarci la ninna-nanna o che quando reciti non debba interpretare dei ruoli alberghieri. Non è un trucco: è la pulsione “h”, che priva della “y”,  ti fa sentire le cose e dà più sentimento alle tue espressioni anche con un podice tanto sentimentale[v] quanto spettacolare, che, se osservi bene, ha  la carne che si espande attorno allo gnomone materno. Il tergo, come lo intendeva Merleau-Ponty, quello sì, per quanto fosse nato come fenomeno dell’umanesimo letterario, non si può dire con certezza che fosse dentro la materialità del cuore sensibile: la fenomenologia fa sentire le cose e orbita tra biografia e soggettività ma ha sempre bisogno che sia supportata da una sintomatologia un po’ catatonica, un po’ isterica e un po’ feticista.by v.s.gaudio


[i] Cfr. V.S.Gaudio, Anatomia e poetica del cielo, “Uh Magazine” 2013/10.
[ii] Cfr.V.S.Gaudio, Manualetto della Mano Morta, Bootleg Scipioni, Viterbo 1997.
[iii] Jo ha lo stesso indice Altezza/Peso di Druuna:107 e l’indice costituzionale superiore a 56: non a caso parlammo per il personaggio di Eleuteri Serpieri del bisogno di aderire, di acquisizione e, fondamentalmente, della pulsione di sorpresa. Avendo lo stesso indice del pondus(altissimo=11) di Druuna, non si esclude che, se andassimo a farle la verifica numerologica, salterebbe fuori che anche Jennifer Lopez possa essere una numero 15. Cfr. V.S.Gaudio, Tipologia di Druuna, in “Lunarionuovo” n.12, anno XXVI, novembre 2005.
[iv] Cfr.Leopold Szondi, Introduction à l’analyse du destin, Editions Nauwelaerts, Louvain 1972.
[v] Cfr. V.S.Gaudio, Body Page, PingapaArt 2015 , ebook on Calaméo.