Sarenco, nome d’arte di Isaia Mabellini, è nato
a Vobarno, sulle montagne della Vallesabbia, in provincia di Brescia, nel 1945.
All’età di sedici anni, nel 1961, scrive la sua prima poesia. Nel 1963 produce
la sua prima opera di ‘poesia visiva’. Nel 1965 la sua prima mostra di poesie
visive. Dal 1966 ad oggi la sua attività espositiva conta centinaia di mostre
nel mondo, quattro partecipazioni alla Biennale di Venezia, una partecipazione
alla Documenta di Kassel e una partecipazione alla Biennale di Siviglia. Ha
pubblicato una trentina di libri, fondato numerose riviste d’avanguardia (la
più famosa delle quali rimane Lotta Poetica). Negli anni ’80 si è trasferito
part-time in Kenya, realizzando opere di forte impatto anti-coloniale, in
seguito alla sua amicizia e collaborazione con i grandi eroi Mau
Mau,sopravvissuti alla mattanza del colonialismo inglese. Rientrato in Italia
per problemi di salute, ha costituito con il fratello Oriano la ‘Fondazione Sarenco’ che, tra le altre
cose, si occupa del suo lavoro e dell’organizzazione del lavoro di alcuni dei
più interessanti artisti africani contemporanei. Attualmente vive e lavora a
Salò, sul Lago di Garda, dove si occupa del riordino di tutte le sue numerose
pubblicazioni, della conservazione dei suoi cinque film (presenti per ben due
volte a Festival Internazionale del Cinema di Venezia) e dei suoi dieci
video-film professionali.
In Fondazione
107 Sarenco presenta Le
carte di Salò, un’unica grande opera composta da 200 collage realizzati
nel 2015/2016 durante un periodo di riposo forzato durante il quale l’artista
ha ricostruito il suo percorso artistico rielaborando le opere più
significative dal 1963 ad oggi attraverso l’esercizio della memoria.
L’installazione si sviluppa tracciando una linea continua che seziona lo spazio
espositivo tagliandolo in due piani. Al centro della sala esplode Caravanserraglio,
una selezione di opere a partire dagli anni ’90 che costruiscono una grande
installazione. Scultura, pittura, collage, fotografia e performance sono
presenti in un allestimento che evoca il nostro immaginario nel
Caravanserraglio, luogo di riposo e di ristoro per i viandanti ma anche
territorio di incontro e di scambio. Sculture alte oltre 4 metri laccate di
bianco raffigurano i ritratti giovanili dei poeti amati da Sarenco, i ‘veri
giganti’ della cultura del XX secolo: Marinetti, Apollinaire, Tzara, Breton
così come grandi dipinti su corteccia realizzati in Africa: superfici su cui
parola ed immagine si integrano, sovrappongono e talvolta contrastano in un gioco
in cui la traccia è la storia poetica dell’artista, o quadri con le ceramiche
di Siviglia realizzate in occasione della Biennale, con il materiale tipico
utilizzato dagli artigiani di questa città. Con Il Poeta è nudo, installazione
a terra disposta a tappeto, attraverso la provocazione (Aiutate l’arte, grazie
per l’offerta), Sarenco testimonia il ruolo del poeta contemporaneo, ultimo
anello di un sistema economico indifferente alla sopravvivenza della “vera”
cultura, quella dei “no-man” (i poeti, gli artisti non ufficiali, ecc.).
Un‘installazione di pali funerari Giriama (una tribù della costa del Kenya),
ognuno dedicato a un poeta morto, quelli che hanno fortemente influenzato la
sua vita di poeta e, nel caso dei poeti contemporanei, i compagni di viaggio
che hanno condiviso con lui la gioia e il peso di essere ‘poeti’. 14 lavagnette
scolastiche organizzate come una Via Crucis o le sculture di un’installazione
di donne della tribù Maasai del Kenya, che cantano contro lo stupro durante la
lotta di indipendenza organizzata dai Mau Mau del Monte Kenya contro i
colonizzatori o i 3 Black Voyeurs, installazione scultorea in cui gli africani
prendono coscienza della loro identità vitale e culturale diventando
‘personaggi pubblici’. Chiude questa rassegna antologica la rielaborazione del
portale di Auschwitz di cui Sarenco ha modificato la famosa scritta sostituendo
la parola ARBEIT (“lavoro”) con la parola GEDICHT (“poesia).
In una sala a parte sarà esposto African
Dada, in occasione del centenario dalla nascita del movimento Dada (1916) sarà presentata un’importante
opera composta da 42 tavole e 1 scultura raffigurante il dittatore Amin Dada secondo una teoria che
sostiene che i tre grandi movimenti artistico-culturali delle avanguardie
storiche del Novecento (Futurismo, Dada, Surrealismo) abbiano radici profonde
nell’humus dell’Africa Nera.
□In mostra catalogo edito da
Fondazione 107
con testi di
Achille
Bonito Oliva
Enrico Mascelloni
Sarenco
V.S.Gaudio □
FONDAZIONE
107
via Sansovino 234, Torino
Ingresso: 8 euro;
ridotto (dai
13 ai 18 anni) 5 euro
Ingresso gratuito sino ai 12
anni e per i possessori di Abbonamento Musei Piemonte
Visite guidate su prenotazione
e tutte le domeniche alle ore 17
Informazioni: +39 011 4544474 .
www.fondazione107.it . info@fondazione107.it