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Marisa Aino | Camille Saroyan |
I.“Una delizia alla
prova, in un sonetto diceva Shakespeare, ma proterva e sciagurata,/prima una
gioia sperata, subito dopo un sogno”: e aggiunse Watzlawick che è nella natura
di una simile immagine, di una fata morgana, ch’essa svanisca non appena ci
avviciniamo e che torni ad essere oggetto di desiderio non appena si distolga
lo sguardo o la si perda di vista[i]. Così: Camille Saroyan fa al poeta-visionatore
di “Bones”: arriva in scena,
delizia alla prova, con quell’aria somatizzata un po’ proterva e un po’
sciagurata, ma con quell’abitino è una fata morgana, e subito come il poeta le
si avvicina svanisce e il nostro uomo torna a desiderarla, e così per tutto il
telefilm, qualche volta guarda, il poeta, la dottoressa Brennan o quando
distoglie lo sguardo dallo schermo e poi ritorna a guardare e Cam non c’è più,
e quando riapparirà, per dire quel che compete al suo ruolo, nel prossimo
episodio, e con un altro abitino che è, dentro il sistema della moda, la
paramorfosi del genere 42 di Barthes, tra pantaloni, jeans e leggings, perché ,
per come è dentro il vestitino, disegnato sul corpo, è sempre come se fosse
imbragallata nel genere 42, e il poeta la guarda e si fa il suo piacere
singolare: è così abbigliata per Bragalla, che è questo il luogo dove andare,
non c’è da struggersi su città e terre lontane, che una volta raggiunte avrebbe
avuto il poeta un inedito sentimento di sé, che è sempre nella ragione fallica
dell’esserci, per quanto una città attraversata sia sempre deludente, e
desolante sarà la partenza, e una volta in viaggio verso un identico
disinganno, fosse anche la prossima puntata in cui lei chissà come riapparirà
dentro quel genere di Camille per Bragalla.
La posa del caffè e la psicanalisi
⁞ 37 Camille Saroyan, il Fiore Azzurro e il Lievito di
Marisa Aino
II. L’ incarnazione di Bragalla, vista da
fuori, è come il Fiore Azzurro, che
non è vero che non esista e che non ci sia in nessun luogo[ii], Camille è questo Fiore Azzurro che ha un nome in quella
serie televisiva, e quel nome è il suo corpo e il suo corpo è il Fiore Azzurro che il poeta-visionatore
trova, certo non è nel mondo esterno, è sì al Jeffersonian, ma è dentro l’anima del poeta, un po’ prima che
venga l’inverno: guardate i colori dei suoi abitini: prima che sia nero o viola
o marrone è allegro e giallo, è come la risonanza
del suo bioritmo: che nel giorno
critico, anche del poeta: 0/1 o 16/17 che sia, sassofono prima e
contrabbasso o gong a seguire, è prima pesca e poi nespola, è rima sufficienza
e disinvoltura e poi ostinazione e freddezza, è prima ridente e gioiosa, un
colpo ed è nel gaudio, e poi è taciturna e inquieta.
III. Il punctum fisico di Camille è nello stesso
punto dell’anima del poeta: il punto
del solstizio invernale, dove c’è il segreto e il peso della terra, la sua
fatalità, la sua lenta fedeltà, il punto in cui c’è questa carne da palpeggiare
e questo artificio dell’orizzonte che
intanto che vien giù il demone affonda sempre di più nel crepuscolo astronomico:
il poeta , con quest’anima, e Camille
con questo punctum somatico non si
guardano mai negli occhi: lei si dice che è più dentro nel suo corpo di quanto
lo sia il (-φ) che la penetra; lui si
dice con meraviglia che è questo allora il mio (-φ)
e il mondo non può privarmene perché ne è privo.
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Tamara Taylor |© astrotheme
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IV. Fermatevi ad osservare il cielo: la Luna di lei è sulla
stessa linea della Luna del poeta, e questa è un’enorme meraviglia, anche
perché nel punto di Alcione del
solstizio si vede il punto dell’Heimlich,
e che, visti così: Il punctum somatico
e l’Heimlich, stanno, nel grafico a
90° di Ebertin, connessi con il mezzopunto Plutone/Sole esattamente a 45° dal
mezzopunto Venere/Animus: senza dubbio è
questo il Fiore Azzurro che incanta il poeta, e che nel mondo non si trova in
nessun luogo, e quindi non si può avere.
V. Una sera, non appena
il poeta distolse lo sguardo per la posa del caffè, o semplicemente, avendola
persa di vista intanto che faceva la posa del caffè per la dottoressa Brennan,
la dottoressa Camille Saroyan svanì, pur
vestita nel suo abitino per Bragalla, non era volata su a Bragalla ma,
semplicemente, che partenza desolante, era partita per un’altra città o terra lontana
per avviare l’esercizio di un’altra delle sue pizzerie, nell’ambito della
catena “La pizza di Mamma Tamara”,
che, d’accordo è un autentico disinganno, ma c’è sempre un disinganno quando ci
si mette di nuovo in viaggio, è per via della luna, che, sulla stessa linea
orizzontale come se fosse l’angolo del
plenilunio, è in connessione con il Nodo tra l’ipersoluzione della pizza, la
luna in Vergine nella casa della bocca e del mangiare, è la luna del lievito e
della spiga di frumento, della pizzaiola e del suo matterello, la luna delle
botteghe, e tra l’ipersoluzione del gusto comune, il Nodo in Pesci, il segno
dell’amore universale e dell’universalità della pizza; Cam, se ne accorse il
poeta, detesta l’ignoto e il misterioso, per questo lavora al Jeffersonian, e
con quell’abitino da Bragalla sempre addosso, però incarna, e in modo notevole,
il tipo dell’Ispiratrice, ha giudizi brevi e imperiosi e gli occhi prominenti,
studia le cause naturali, ma, per una pizza, è capace di sacrificare molto al
denaro. Tanto che, una volta letto quanto si dice in giro sul suo patrimonio e
sui suoi guadagni, il poeta si disse, giusto
per non far implodere il (-φ) , che sarà per la luna nel segno di Demetra e
che tra Iside, dalle cui viscere nacque Horus, il sole nuovo, la giovinezza
dura poco, il sistema della moda non ha solo bisogno di carne e tergo nel senso
di Merleau-Ponty, c’è sempre la dedizione a qualcosa, la nutrizione è
essenziale, la pizza, l’abbiamo visto, è al massimo con la luna in Vergine,
anche a Natale o nel solstizio d’inverno, dove c’è la parte araba dell’Anima
del poeta, non scrisse Max Jacob, o era stato quel paranoico di Moricand[iii]?, che l’emblema, della
Vergine o di chi ha la luna in Vergine, è “una donna che ammassa grano in un
armadio”?
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Marisa Aino e la losanga di Lacansull'Ebertin a 90° |
VI. Camille, essendo un
cerchio come un particolare tipo di ellisse nel quale i fuochi coincidono,
vista la disposizione sullo stesso parallelo della Luna e del Nodo lunare, si
fa contemporaneamente logos ed eros, come se fosse anatomopatologa di giorno al
Jeffersonian e pizzaiola di sera a “La
pizza di Mamma Tamara”, dove viene
sorpresa da Ecate, intercettata e registrata con gaudio maligno dalla strega
mentre dialoga col poeta:
CAM Mi sa che questa
pizza non riesce; l’impasto non lievita.
POET Forse non hai messo
abbastanza lievito: hai controllato la ricetta? Vuoi che chieda a Marisa Aino,
l’esperta dei periodici per ragazze della Disney Company Italia Spa?
CAM Rieccoci…potresti
chiederlo a tua madre…
POET Prova invece a
chiederlo a tua madre che sai di sicuro chi è!
CAM Mi riferivo all’uso
del lievito.
POET Che c’entra il
lievito con mia madre?
CAM E con Marisa Aino
invece c’entra[iv]?
POET Maledizione, Cam,
si può sapere di cosa stai parlando? Dici che la pizza non lievita; io dico che
l’unica causa ragionevole può essere la mancanza di lievito e improvvisamente
il lievito non c’entra più ma c’entra mia madre che non riesco a centrarla da
una vita, e la colpa è del mio carattere o del mio (-φ)?
CAM Certo, sempre col
tuo bel (-φ) che è da tempo che non
lievita più tanto, forse vai a vedere abbiamo trovato la soluzione, ma non te
ne accorgi che volevo darti del gaudio con una mia bella pizza, e poi…chissà
forse comincerebbe a lievitare un po’ la tua finanza…
POET Lo sapevo: Prima la
pizza, poi il (-φ) che, appena premi il
pulsante, salta, via è fulminato, e poi fuori della pizzeria sempre ‘sta
finanza appostata a chiedere lo scontrino, come se fossimo a Villapiana Lido in
Italia…
CAM La verità è che
t’importa più del lievito che di me; lo so anch’io che potrebbe essere il
lievito, e okay, chiediamolo pure alla Marisa Aino, vediamo come te lo fa
lievitare lei quel (-φ) che ha poco da saltare
ad ogni pizza visto che è già imploso dal secolo scorso!
POET Non lo metto in
dubbio, e indovina chi lo ha fatto implodere?
CAM Non so come facciate
voi poeti a rompere il cazzo ogni volta che l’impasto non lievita, è
spaventoso!
POET No, il problema è
invece di come per voi, attrici di giorno e pizzaiole di notte, il lievito di una pizza del cazzo [che ormai
non c’è quadararo che te la ammannisca in tutte le salse anche con la ‘nduja
sette sere alla settimana non solo sulla costa jonica ma anche a
Sant’Arcangelo(Pz) dove fanno il Caciocavallo silano Dop] possa diventare il
termometro del (-φ) del poeta!
( e via di questo passo)[v].
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Camille Saroyan e la Brennan |
VII. L’indice costituzionale, vista l’altezza
di 5’61/2”, 169 cm, di Tamara Taylor=Camille Saroyan, per 90 cm di hips o di
bust, sarebbe pari a 90 x 100= 9000: 169= I.C. 53.25.
L’ indice del pondus è: 169 – (90 + 60 kg=)150= I.P.19,
che è un valore compreso nell’arco dell’ALTO(20-12, più decresce più è alto).
Pertanto, Camille
Saroyan è una paralongilinea mesomorfa.
Il valore numerico degli
indici, connesso all’alfabeto mnemonico, darebbe questa somatica
archetipologica: il 19 dell’indice del pondus è tra le varianti DOPE, DUPE, DIP
e DEEP:
1) “stimolante” e
“narcotico”, e “lubrificante”, DOPE è veramente l’espressione del suo punctum
fisico
con A)
LOOM, che il 53 dell’I.C., come schema verbale dell’”apparire all’orizzonte”;
e con B)
NAIL, che è il .25 dell’I.C., come archetipo sostantivo “unghia”, “artiglio”,
“chiodo”.
Camille
Saroyan è come se fosse: DOPE LOOM-NAIL: il
lubrificante che fa apparire all’orizzonte l’unghia, l’artiglio. O è: il chiodo (nail=25)
del telaio (loom=53) che è stimolante e narcotico insieme.
2) Come schema verbale
DUPE(I.P. 19), inganna( con) l’apparire all’orizzonte dell’unghia.
3) L’immersione o l’inclinazione di DIP(I.P. 19) fa apparire all’orizzonte l’artiglio.
4) L’abbassarsi (sempre DIP=19) sul telaio (=Loom=I.C. 53) dell’unghia
(o del chiodo, dell’artiglio; nail=25).
5) In altomare, DEEP, appare
all’orizzonte l’artiglio.
6) Oppure: in alto(=deep=19) appare all’orizzonte il chiodo.
7) Oppure: profondo (=deep) sul telaio l’artiglio( o: l’unghia).
E’ la
somatologia della misteriosa Vesta, di cui soltanto il poeta conosce il fuoco
segreto: impassibile, e fatale, si concede difficilmente tranne che a se
stessa. L’unghia profonda tra l’artificio dell’eleganza e la lubrificazione del
telaio somatico. Una sorta di Penelope della pizza?
[i] Cfr. Paul Watzlawick, “E’ questo che cerco?”, in: Idem, Di bene in peggio.Istruzioni per un successo catastrofico,
© 1986, trad.it.Feltrinelli, Milano 1987.
[iii] Ci si riferisce a Conrad
Moricand: cfr. V.S.Gaudio, Miroir d’Hétérotopie.L’esotopia di Henry Miller, in:
Alessandro Gaudio, Il limite di Schönberg, Prova d’Autore di Nives Levan
& C., Catania 2013.
[iv] Il Poet tace a Cam il fatto che
il punto arabo dell’Animus (=Asc+Sole-Luna:
cfr. posizioni in cosmogramma astrotheme) sia quasi sul punto Sole
di Marisa Aino: per questa assonanza, non può che essere Marisa Aino a svelarle
il mistero gaudioso della lievitazione!