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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Fisiologia e abuso amministrativo della vanità ♪

Sensorialità della vanità
e paradigma amministrativo.

Che cosa si può dire della vanità
che è nata in un cottage vicino al mulino
cresciuta nella villa in collina a Torino
e ha belle guglie e finestre panoramiche,
e il tetto un cospicuo culo,
e com’era orgogliosa la madre di quella figlia
e di quella villa e com’era orgogliosa dell’ascesa
del padre nel mondo, e del girotondo,
e come aveva cura della sua vanità il padre
di quella dolce figa e aveva cura di lei e di tutte loro
annessa la madre e si preoccupava della loro
felicità tanto che lasciò che in casa fosse sempre
presente l’ospite non che la casa fosse maledetta
e nemmeno un casino anche perché il patrimonio
di suo padre era poca cosa al di fuori di quello del
nonno, e quando  il padre scoprì che aveva fatto
il cambio con un altro pari suo e che in realtà
amava anch’esso le guglie e le figlie, e disse
che la casa allora era un inganno di fronte al mondo,
un’esca truccata per uomini già maritati, che alimentava
la speranza di entrare in ogni casa come un commesso
del folletto o un ispettore della Rai che era dell’Enasarco
come i bardinellisti che deambulavano ancora
alcuni a dorso di ciuccio nell’immediato dopoguerra
come San Giuseppe e Salvatore Giuliano,
la vanità    metti che sia una dote che non poteva
esserci e un uomo che entra in quella casa
e scuote la polvere di miele della moglie prima
e delle figlie tutte e poi per la vanità di quella
più giovane o della penultima vanno dicendo
che si è fidanzata con uno che tengono  ospite
e gli fa da padre e lei per vanità quantomeno gli
dona e gli prende il miele a mano, a fior di labbra
e di buco del culo dovrebbero almeno ricavarci
abbastanza non fosse altro per la vanità, da
sistemarci tutta la famiglia e finalmente mettere
le tapparelle anche a sud, cosicché una volta
abbassate almeno al crepuscolo l’ospite possa
essere accudito facendo la cameriera di papà,
questa in definitiva è la storia fisiologica della vanità?

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